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27 novembre 2002
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PRIMO PIANO

 

Il Presidente Sergio Billè, nell’ambito di una visita presso le Istituzioni europee il 30 settembre ed il 1° ottobre, ha incontrato ufficialmente tre Commissari europei:

 

ü     Il Commissario responsabile per l’Occupazione e gli Affari sociali, la Signora Anna Diamantopoulou

ü     Il Commissario responsabile per il Mercato interno, la Fiscalità e l’Unione doganale, il Signor Frits Bolkestein

ü     Il Commissario responsabile per la Salute e la Protezione del Consumatore, il Signor David Byrne

 

Riportiamo qui di seguito una sintesi delle richieste fatte dalla Confcommercio:

 

 

INCONTRO COMMISSARIO ANNA DIAMANTOPOULOU

 

Sostenibilità dei regimi pensionistici

 

In Italia, gli andamenti demografici, il notevole processo di invecchiamento della popolazione e la denatalità rendono ineluttabile un ripensamento del sistema di tutela sociale. Questo dovrà divenire più coerente con il mutato contesto socio-economico, anche in relazione all’introduzione dell’euro ed al processo di integrazione europea.

 

A nostro avviso il problema non può, comunque,  essere affrontato, sia  a livello europeo che nazionale, abbattendo i sistemi di protezione sociale esistenti, bensì apportando quegli aggiustamenti in grado di garantire –compatibilmente con le risorse finanziarie esistenti- livelli di tutela sociale più aderenti alle trasformazioni in atto.

 

Di ciò si dovrà tener conto nella riunione congiunta dei Comitati di politica economica (Epc) e sociale (Spc), in cui verranno valutati i rapporti strategici nazionali degli Stati membri.

 

La caratteristica più evidente del sistema italiano consiste nel fatto che lo stesso è imperniato quasi esclusivamente sul sostegno economico della popolazione anziana. Diviene, quindi, indispensabile riportare le politiche previdenziali alla loro funzione originaria e, con il coinvolgimento delle parti sociali nella previdenza complementare, facilitare la diffusione di una diversa cultura orientata all’integrazione tra pubblico e privato.

 

In quest’ottica,  Confcommercio, di concerto con i sindacati,  ha promosso Fon.te,  il fondo di previdenza complementare per i lavoratori del commercio, del turismo e dei servizi. Recentemente ha anche costituito Eurogruzzolo, il fondo di previdenza complementare per i lavoratori autonomi del terziario.

 

E’ infatti, innegabile che se non si sviluppa la previdenza complementare e non si rende obbligatoria tale scelta, sarà impossibile salvaguardare i trattamenti obbligatori, rispettando i parametri di sostenibilità auspicati dall’Unione.

 

Al riguardo, costituisce un importante traguardo la volontà espressa dalla Commissione di rendere più agevole i regimi complementari all’interno dell’Unione.

In tal senso la strada da seguire non è quella di accordare  parità di condizioni a tutti i prestatori di servizi.

 

Qualora venisse seguito tale orientamento, la parità di trattamento tra fondi chiusi e fondi aperti determinerebbe un danno sociale perché farebbe  prevalere il mero aspetto economico-finanziario rispetto a quello previdenziale.

 

E’ incontestabile che la previdenza complementare è chiamata a svolgere soprattutto una funzione sociale e solo secondariamente può essere considerata come  un meccanismo economico-finanziario in grado di riattivare il mercato.

 

Il coinvolgimento delle parti sociali nella previdenza complementare costituisce, quindi, il presupposto per un cambiamento che non comporti stravolgimenti sul tessuto produttivo del Paese, ma faciliti la diffusione, attraverso la contrattazione collettiva, di una diversa cultura  di sicurezza sociale fondata anche sul sistema  privato.

 

Del resto, le parti sociali, già coinvolte nella concertazione sulla riforma del Welfare, hanno una particolare sensibilità e sono in grado di svolgere, pertanto, un ruolo  concreto sociale rispetto alle reali esigenze dei lavoratori  e delle imprese. Tale  ruolo deve essere rispettato e incentivato anche nel contesto europeo.  

 

In questo contesto non si può ipotizzare la revisione del sistema previdenziale senza ridisegnare la gamma di ammortizzatori sociali. Il nuovo assetto dovrà, infatti, soddisfare i nuovi bisogni di aziende e lavoratori puntando  sul sostegno del reddito, il rilancio dell’occupazione e lo sviluppo imprenditoriale.

 

Il nuovo sistema dovrà, inoltre, abbandonare ogni logica meramente assistenziale  ed indirizzare le risorse verso meccanismi più efficaci in grado di privilegiare la riconversione professionale o il reinserimento di coloro che sono stati espulsi dal mercato del lavoro.

 

Il processo va accompagnato da iniziative nel campo della formazione e dell’aggiornamento professionale come elementi qualificanti di un meccanismo finalizzato al recupero di tutte le potenzialità lavorative.

 

In tale ottica, le politiche sociali europee dovrebbero incrementare e potenziare strumenti incentivanti e di sostegno per il raggiungimento di tali obiettivi quali,  in particolare, agevolazioni contributive per le assunzioni di lavoratori svantaggiati, disoccupati, giovani ecc.

 

Al riguardo, si ricorda che le problematiche legate ai “contratti di formazione e lavoro” hanno creato non pochi problemi alle nostre aziende, che si sono viste penalizzate da incertezze interpretative.

 

Agenda per la politica sociale

 

Pur in presenza di progressi nell’attuazione dell’Agenda per la politica sociale emanata recentemente dalla Commissione (Com 2002/89), permangono debolezze strutturali nel campo dell’occupazione, quali:

 

-         tassi di occupazione bassi per i lavoratori anziani;

-         significativi divari fra percentuali di occupazione e di retribuzione;

-         permanenza di elevati livelli di disoccupazione;

-         elevate differenze regionali per occupazione e  disoccupazione.

 

Su tali aspetti anche le misure assunte in Italia dalla  legge finanziaria 2001, non hanno sortito l’effetto sperato in quanto troppo complesse per il lavoratore e poco convenienti per le aziende.

 

Per risultare più efficaci, tali misure dovrebbero, infatti, essere accompagnate  da maggiori incentivi per le imprese ed i lavoratori. Diversamente, si rischierebbe di ingessare ulteriormente un mercato del lavoro che necessita, per quanto riguarda i settori da noi rappresentati, di estrema flessibilità.

 

Sul tema vanno, peraltro, tenute presenti le differenze regionali in materia di occupazione e di differenze retributive.

 

Tali problematiche sono già state affrontate nel “Libro bianco sul mercato del lavoro”.

 

La soluzione basata su una gestione dei contratti collettivi anche a livello regionale potrebbe consentire una più corretta valutazione delle situazioni occupazionali legate alle caratteristiche territoriali.

Appare, infine, opportuno ribadire l’auspicio che l’attuazione dei principi contenuti nell’Agenda sia basata su una diversa ripartizione dei fondi destinati alla spesa pubblica e non sulla previsione di ulteriori oneri che andrebbero, inevitabilmente, a gravare sulle imprese e sui lavoratori.

 

La rappresentatività del commercio nel Dialogo Sociale Europeo

 

Il problema della rappresentatività del commercio nel dialogo sociale europeo è stato posto ripetutamente all’attenzione delle istituzioni.

 

Nel corso degli ultimi anni Confcommercio ha contrastato, in stretta sinergia con "EuroCommerce", l'organizzazione europea di rappresentanza del commercio, una tendenza che vorrebbe riconoscere al settore industriale, la rappresentanza degli interessi imprenditoriali nell’ambito del dialogo sociale europeo.

 

Si tratta di un retaggio culturale che non tiene conto della realtà produttiva e sociale degli ultimi decenni. A fronte di un processo inarrestabile di riduzione di manodopera da parte delle aziende industriali si è consolidato, infatti, il ruolo trainante svolto dai settori del commercio e dei servizi.

 

E' innegabile che l'occupazione e le potenzialità di sviluppo risiedono ormai nei settori da noi rappresentati: nell'ultimo decennio, il solo commercio ha creato più di 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro.

 

Il commercio – secondo datore di lavoro in Europa - comprende 4,7 milioni di imprese, rappresenta il 16% dell'occupazione totale, occupa 22,5 milioni di lavoratori e genera il 13 % del PIL dell'Unione.

 

In vista dell’allargamento dell’Unione Europea ai paesi PECO, nonché della programmazione della prossima conferenza intergovernativa, diviene indispensabile individuare una soluzione per realizzare un dialogo sociale più incisivo e rispondente al nuovo contesto socio economico dell’Europa.

 

Ciò, allo scopo di ottenere che il commercio, tramite la sua struttura europea "EuroCommerce", sia ammessa a partecipare a pieno titolo al dialogo sociale europeo, nonché al confronto macroeconomico sui grandi orientamenti di politica economica dell’Unione.

 

In proposito, Confcommercio ha affrontato il problema anche a livello nazionale, rappresentando al Governo l’anomalia di questa situazione che influisce in maniera negativa anche nella trasposizione di provvedimenti in materia sociale già approvati in sede comunitaria.

 

Nel giugmo scorso, la Commissione europea ha pubblicato una Comunicazione su: “Il dialogo sociale europeo, forza di modernizzazione e cambiamento”, accompagnata da una proposta di decisione del Consiglio “che istituisce un Vertice sociale trilaterale per la crescita e l’occupazione”.

 

In particolare, il secondo paragrafo dell’articolo 3.2 della proposta di decisione del Consiglio statuisce: “Ciascuna delegazione è composta dai rappresentanti delle organizzazioni interprofessionali europee a vocazione generale o categoriale che rappresentano i dirigenti e le piccole e medie imprese a livello europeo.”

 

Ai sensi della proposta di decisione, la rappresentanza datoriale è affidata, quindi, alle sole organizzazioni industriali ed artigianali riconosciute dalla Commissione europea come “interprofessionali” (vedi punti 1. e 2. dell’Allegato 1 della Comunicazione, pagina 25), escludendo così dai lavori del Vertice le altre organizzazioni considerate come “settoriali”, e tra queste EuroCommerce - l’organizzazione europea cui aderisce Confcommercio.

 

Questa situazione, che riconosce al settore manifatturiero la totale rappresentanza del mondo imprenditoriale, è anomala e va, pertanto, ridefinita in modo da consentire anche al commercio, e nella fattispecie ad EuroCommerce, di partecipare al Vertice sociale.

 

 

INCONTRO COMMISSARIO BOLKESTEIN

 

Linee strategiche per la lotta alla pirateria

 

Le linee strategiche da seguire in vista dell'adozione di una proposta di direttiva dovrebbero essere le seguenti:

 

Ø     occorre incidere sulle norme nazionali che impediscono di fatto alle imprese di far valere i propri diritti;

Ø     alla fase preventiva del controllo va aggiunta la fase della rimozione degli effetti illeciti con la previsione degli obblighi di ritiro e distruzione delle merci contraffatte;

Ø     ai controlli alla frontiera esterna vanno affiancate attività repressive all'interno dell'Unione, facendo in modo che la salvaguardia della libertà di circolazione delle merci non sia di ostacolo all'applicazione delle restrizioni giustificate da esigenze di tutela della proprietà industriale e commerciale;

Ø     occorre garantire la collaborazione incrociata tra le dogane europee, le istituzioni e il settore privato, utilizzando le tecnologie che permettono un rapido scambio delle informazioni (ad esempio, mediante la creazione di una banca dati);

Ø     vanno adottate misure che consentano di colpire il livello organizzativo dei traffici illeciti, al fine di evitare che la contraffazione venga utilizzata quale fonte di finanziamento per perseguire ulteriori finalità di carattere criminale, quali il terrorismo;

Ø     va sottolineata la non idoneità della sanzione della chiusura dell'attività rispetto alla necessità di colpire le organizzazioni che operano nella clandestinità (tale sanzione finirebbe con il punire solo le imprese della distribuzione che operano alla luce del sole e che spesso sono vittime inconsapevoli o costrette dietro ricatto o minaccia da parte della malavita organizzata);

Ø     le disposizioni penali interne vanno adeguate in modo da garantire la repressione del reato di contraffazione;

Ø     vanno predisposte strutture giudiziarie specializzate in materia di contraffazione e piraterai;

Ø     è necessario avviare un programma di sensibilizzazione dell'opione pubblica che illustri le conseguenze e la portata del fenomeno della contraffazione.

 

Strategia per il mercato interno dei servizi

 

La realizzazione di un effettivo mercato interno dei servizi è indispensabile per conseguire l'obiettivo che il Consiglio Europeo di Lisbona si è posto: maggiore competitività e dinamismo dell'economia Europa. Le linee strategiche da seguire sono le seguenti:

 

Ø     accelerare, come sottolineato anche dalla Commissione, il processo di eliminazione degli ostacoli che oggi impediscono o rendono particolarmente oneroso ad una impresa di servizi esportare la propria attività negli altri Stati membri;

Ø     rispettare, in fase di realizzazione di tale processo, le diversità culturali e ambientali dei diversi Stati membri;

Ø     coinvolgere le parti sociali interessate, al fine di garantire un'equa conciliazione degli interessi in gioco.

 

 

INCONTRO COMMISSARIO DAVID BYRNE

 

Linee strategiche per una politica dei consumatori

 

Si esprimono riserve riguardo alla necessità di adottare una direttiva quadro in materia di tutela dei consumatori (prevista nel seguito al Libro verde sulla tutela dei consumatori nella U.E.) e, in particolare, suscita perplessità il rapporto che dovrebbe intercorrere tra la direttiva quadro e le normative interne di derivazione comunitaria.

 

Si ritiene che le linee da seguire per una politica dei consumatori devono essere piuttosto le seguenti:

 

Ø     Semplificazione e armonizzazione della legislazione nazionale esistente;

Ø     Elaborazione di un Libro Bianco che, sulla base di ulteriori ricerche ed approfondimenti, identifichi puntualmente gli ostacoli da rimuovere e giustifichi la necessità e l'adeguatezza dell'utilizzo degli strumenti proposti nel seguito al Libro Verde;

Ø     Adozione di codici di autoregolamentazione per disciplinare in maniera uniforme taluni aspetti, quali il meccanismo di gestione dei reclami;

Ø     Definizione di regole comuni che garantiscono trasparenza e sicurezza in materia di vendite promozionali, acquisti on-line, modalità di pagamento, garanzie sugli acquisti, risoluzione delle controversie;

Ø     Ricognizione delle principali differenze nelle normative nazionali a tutela del consumatore e adozione di medesimi standards a cui gli Stati membri devono adeguarsi, ciò al fine di eliminare i fattori che ostacolano la libera circolazione di beni e servizi attraverso l'Unione europea;

Ø     Adozione di testi unici volti a riordinare la normativa in materia di tutela dei consumatori.

 

Al fine di realizzare tali linee strategiche occorre:

 

1.   intervenire, in via prioritaria, nei settori in cui si riscontrano particolari situazioni di carenza e obsolescenza giuridica;

2.   prevedere efficaci misure riparatori e individuali a favore dei consumatori e degli operatori a valle della filiera produttiva;

3.   costituire un tavolo, istituzionale e permanente, tra le Autorità europee, le organizzazioni datoriali e le associazioni dei consumatori, per garantire la partecipazione delle parti sociali nell'elaborazione delle politiche comunitarie per i consumatori, in linea con quanto fissato dall'obiettivo 3 della strategia europea 2002-2006;

4.   adottare, come già previsto in alcuni settori, vie alternative a quelle giudiziarie  per la risoluzione delle controversie;

5.   favorire il ricorso, in via facoltativa, alla autoregolamentazione.

 

Sicurezza alimentare

 

Le linee da seguire in tema di sicurezza alimentare sono le seguenti:

 

Ø     per i prodotti alimentari, è necessario garantire un sistema uniforme di controlli ufficiali al quale si deve accompagnare un'attività di formazione dei responsabili dei controlli improntata su criteri comuni, in modo da evitare disparità di giudizio;

Ø     il sistema della tracciabilità dei prodotti deve essere adattato alle specificità delle diverse attività (rosticcerie, panetterie, ristoranti, supermercati, ecc.) ed offrire adeguati livelli di flessibilità;

Ø     onde evitare i rischi connessi ai prodotti geneticamente costruiti, la filiera distributiva potrebbe funzionare come filtro di garanzia, in modo da garantire identità, trasparenza e qualità ai prodotti che vanno sulle nostre tavole.

 

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