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31 ottobre 2001
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“Pacchetto Occupazione 2001”

(Com-2001- 438, 511 e 512)

 

 

La Commissione europea ha presentato lo scorso 12 settembre il "Pacchetto Occupazione 2001", che definisce gli orientamenti di fondo dell'Unione europea in materia di politica dell'occupazione e di riforma strutturale dei mercati del lavoro. In linea generale, la Commissione europea riconosce i risultati positivi ottenuti sino ad oggi dai governi degli Stati membri in materia di creazione di posti di lavoro e nell'attuazione di politiche favorevoli all'occupazione.

 

L'anno 2000 ha visto la maggiore crescita dell'occupazione degli ultimi dieci anni: sono stati creati 3 milioni di posti di lavoro. Il tasso d'occupazione è passato dal 62,3% della popolazione in età lavorativa nel 1999, al 63,3% nell'anno 2000. L'Unione europea si è quindi avvicinata alla percentuale del 70% fissata a Lisbona come obiettivo per l'anno 2010, e all'obiettivo di Stoccolma che è del 67% per il 2005. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 9,1% nel 1999, all'8,2% nel 2000, ed il numero di persone senza occupazione è diminuito di 1,5 milioni - la maggiore diminuzione in dieci anni - per stabilizzarsi ad un totale di 14,5 milioni di disoccupati. Tra i posti di lavoro creati, più di 1,6 milioni sono occupati da donne, il cui tasso d'occupazione è stato portato dal 52,8% nel 1999, al 54% nell'anno 2000 (l'obiettivo di Lisbona è del 60% nel 2010, e quello di Stoccolma del 57% nel 2005). I settori ad alta tecnologia e le attività a forte intensità di conoscenze hanno contribuito per più del 60% alla creazione totale di posti di lavoro tra il 1995 e il 2000. Tuttavia, permangono gravi debolezze strutturali nei mercati del lavoro dell'Unione europea. In primo luogo, il tasso di disoccupazione rimane elevato, ad un livello corrispondente al doppio di quello degli Stati Uniti, per fare un esempio. In particolare, l'ampiezza della disoccupazione giovanile - il 16,3% della popolazione di giovani attivi - rimane problematica.

 

Il basso tasso d'occupazione delle persone più anziane (dai 55 ai 64 anni) costituisce una preoccupazione grave, poiché la media dell'Unione si situa al 37,7%, ben lungi dall'obiettivo del 50% per il 2010 fissato a Stoccolma. I flussi che alimentano la disoccupazione di lunga durata rimangono troppo elevati. Sussistono, inoltre, importanti scarti tra gli uomini e le donne a livello dell'occupazione, della disoccupazione, della segregazione professionale e delle retribuzioni.

 

Quale ulteriore elemento cruciale, la Commissione europea nota che la crescita del PIL dovrebbe rallentare nel 2001 e nel 2002. Di conseguenza, l'economia dell'Unione europea non offrirà, forse, lo stesso ambiente favorevole al miglioramento dei mercati del lavoro degli ultimi quattro anni. Tuttavia, l'esecutivo UE invita i governi, le imprese e le parti sociali a non abbandonare la via della riforma dei mercati del lavoro, indipendentemente dal rallentamento dell'economia mondiale.

 

       Le raccomandazioni agli Stati membri

 

Ø       Politiche attive e preventive di lotta contro la disoccupazione dei giovani e la disoccupazione di lunga durata : secondo l'esecutivo UE, progressi devono essere ancora realizzati da Belgio, Danimarca, Grecia, Spagna, Francia e Italia, per garantire un nuovo punto di partenza a ciascun giovane e a ciascun adulto, rispettivamente nei primi 6 e nei primi 12 mesi di disoccupazione. In Spagna e in Italia, la questione è collegata alla necessaria modernizzazione dei servizi pubblici dell'occupazione. Inoltre, la Danimarca, la Svezia e il Regno Unito devono moltiplicare gli sforzi affinché le loro politiche attive del mercato del lavoro garantiscano un reinserimento professionale più efficace dei disoccupati di lunga durata.

 

Ø       Aumentare l'offerta e la partecipazione di manodopera: la Commissione europea sottolinea gli insufficienti tassi di attività dei lavoratori più anziani (B, D, F, L e A), ed incoraggia gli Stati membri nel proseguimento delle riforme dei regimi d'imposizione/indennizzazione e di prepensionamento. Le raccomandazioni si riferiscono, inoltre, ad altre categorie della popolazione con basso tasso di attività, quali le minoranze etniche ed i lavoratori migranti (DK, D, A e S).

 

Ø       Competenze e istruzione e formazione lungo tutto l'arco della vita: l'esecutivo UE rileva che la maggior parte degli Stati membri ha agito poco o in modo inadeguato per incoraggiare l'adozione di una strategia globale d'istruzione e di formazione lungo tutto l'arco della vita.

 

Ø       Onere fiscale sulla manodopera: nonostante i progressi registrati, in particolare per quanto riguarda i lavoratori poco retribuiti o poco qualificati, Bruxelles raccomanda di ridurre ulteriormente l'onere fiscale sulla manodopera.

 

Ø       Pari opportunità: l'obiettivo di piena occupazione non può essere favorito senza un aumento dei tassi d'attività delle donne. Le raccomandazioni si riferiscono a lacune specifiche, in particolare rispetto alle strutture di custodia dei bambini (D, EL, E, IRL, I, A e P) o agli scarti di retribuzione tra i sessi (D, FIN, IRL, L, A, UK).

 

Ø       Squilibrio regionale: persistono notevoli disparità regionali nelle prestazioni ottenute sul fronte dell'occupazione in Belgio, Spagna, Finlandia e Irlanda. Per il Belgio e la Spagna, le raccomandazioni evocano la necessità di migliorare la mobilità regionale della manodopera.

 

Ø       Partenariato: i governi e le parti sociali sono invitati a collaborare maggiormente al fine di elevare il livello e la qualità dell'occupazione. In taluni casi, osserva la Commissione europea, l'inadeguata partecipazione delle parti sociali rende difficile ogni progresso.

 

Ø       Dosaggio globale delle politiche: le raccomandazioni, rivolte a Grecia ed Italia, sono incentrate sui punti di forza specifici (settore dei servizi) e le specifiche debolezze (lavoro illegale) di questi due paesi.

 

 

Le raccomandazioni all'Italia

 

L'esecutivo UE rileva che, nonostante il livello di disoccupazione sia diminuito e quello di occupazione aumentato, i miglioramenti registrati non hanno risolto diversi problemi strutturali del mercato del lavoro italiano, ed in particolare: il basso tasso di occupazione (53,5%), di circa dieci punti inferiore alla media comunitaria; la non sufficiente modernizzazione dell'organizzazione del lavoro; la percentuale di disoccupati (10,5%), che resta superiore di quasi due punti alla media UE, ed il persistere delle disparità regionali; la grandi differenze di scarti a livello di occupazione tra uomini e donne (27,9 punti percentuale), nonché il livello di disoccupazione femminile (14,4%) che rappresenta quasi il doppio di quello maschile (8%); livelli ancora deboli di istruzione e partecipazione alla formazione continua.

 

Sono cinque le raccomandazioni rivolte dall'esecutivo UE all'Italia:

 

Ø       Proseguire le riforme volte a mantenere la crescita dell'occupazione, in particolare quella delle donne. Tali riforme dovrebbero ridurre gli squilibri regionali, incrementando le politiche a favore dell'inserimento professionale, incoraggiando la creazione di occupazione, nonché la diminuzione del lavoro sommerso.

 

Ø       Continuare ad aumentare la flessibilità del mercato del lavoro per facilitare l'accesso all'occupazione; proseguire la riforma previdenziale attraverso la verifica prevista per il 2001, e ridurre la pressione fiscale sul lavoro, in particolare per i lavoratori meno retribuiti e meno qualificati.

 

Ø       Adottare nuove misure per prevenire l'entrata di giovani disoccupati e di disoccupati adulti nella disoccupazione di lunga durata. Tali misure dovrebbero comprendere la piena ed intera applicazione della riforma dei servizi pubblici dell'occupazione in tutto il paese, l'applicazione rapida del "sistema d'informazione sull'occupazione", ed il proseguimento degli attuali sforzi volti a migliorare il sistema di follow-up statistico.

 

Ø       Migliorare l'efficacia delle politiche attive del mercato del lavoro e mettere in atto misure specifiche per ridurre gli scarti considerevoli tra uomini e donne in materia di occupazione e di disoccupazione, nell'ambito di un approccio globale che integri la dimensione di uguaglianza tra uomini e donne, in particolare fissando obiettivi riguardanti l'offerta di servizi d'accoglienza per bambini ed altre persone a carico.

 

Ø       Intensificare gli sforzi volti a adottare e a applicare una strategia coerente di educazione e formazione durante tutta la vita, che comprenda la fissazione di obiettivi nazionali. I partner sociali dovrebbero continuare      ad impegnarsi per accrescere il numero di possibilità di formazioni offerte alla popolazione attiva.

 

Segnaliamo, infine, che il Pacchetto occupazione 2001 sarà adottato a fine anno nel corso del Consiglio europeo di Laeken.

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