Imballaggi: via libera del Parlamento europeo
Imballaggi: via libera del Parlamento europeo
L'Eurocamera ha dato l'ok alle nuove regole sugli imballaggi. Il testo, approvato con 476 voti favorevoli, 129 contrari e 24 astensioni, è ora atteso al Consiglio Ue per la ratifica definitiva.
Dopo l'approvazione dei ventisette Stati membri dell'Unione europea, il 24 aprile scorso è arrivato anche il via libera definitivo dal Parlamento europeo sul Regolamento sugli imballaggi e rifiuti di imballaggi e la Direttiva sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità. Il testo, approvato con 476 voti favorevoli, 129 contrari e 24 astensioni, è ora atteso al Consiglio Ue per la ratifica definitiva.
Questi alcuni elementi dell'intesa: si può salvare l'insalata lavata e tagliata pronta in busta e gli imballaggi per il take away. Ma non la plastica monouso attorno a frutta e verdura fresche se non trasformate: dovranno sparire dall'Ue dal 2030, assieme alle singole confezioni monouso per alimenti e bevande in vendita per il consumo in bar e ristoranti. Addio dal 2030 anche ai mini shampoo e campioncini vari negli alberghi. Resta comunque confermato l'obiettivo ambizioso posto sin dall'inizio dalla Commissione europea nella proposta di regolamento di arrivare a un calo dei rifiuti da imballaggio del 5% entro il 2030, del 10% nel 2035 e del 15% entro il 2040.
Le nuove norme Ue prevedono restrizioni sul contenuto di Pfas sugli imballaggi a contatto con gli alimenti. Il regolamento sarà poi rivalutato tre anni dopo l'entrata in vigore in base allo stato di sviluppo tecnologico degli imballaggi in plastica a base biologica per stabilire quindi requisiti di sostenibilità per gli imballaggi in bioplastica. Arrivano limiti allo spazio vuoto degli imballi per indurre un confezionamento raggruppato (si fissa un rapporto massimo di spazio vuoto del 50% negli imballaggi raggruppati, per il trasporto e per il commercio elettronico). Scatterà invece un obbligo per le imprese di asporto di offrire ai clienti la possibilità di portare con sé i propri contenitori da riempire con bevande fredde o calde o cibi pronti, senza alcun costo aggiuntivo. Entro il 2030, le attività da asporto dovranno offrire il 10% dei prodotti in formati di imballaggio idonei al riutilizzo. In una nota la presidenza belga dell'Unione Europea ha sottolineato che "questo regolamento mira a ridurre i rifiuti causati dagli imballaggi, rendendoli più sostenibili, garantendo al contempo i più elevati standard di gestione dei rifiuti», scrive la presidenza belga di turno".
Conai: "Riciclo imballaggi al 75% nel 2024"
Per "celebrare" la Giornata mondiale del riciclo, Conai (Consorzio nazionale imballaggi) ha pubblicato una stima per l'anno in corso sulla percentuale di riciclo degli imballaggi in Italia che dovrebbe arrivare a sfiorare il 75%. Oltre 10 milioni e 300.000 tonnellate di rifiuti di imballaggio troveranno una seconda vita, ossia il 74,9% dell'immesso al consumo, che nel 2024 si prevede pari a circa 13 milioni e 900.000 tonnellate. Il presidente del Consorzio nazionale imballaggi, Ignazio Capuano osserva che "la seconda metà del 2023 sembra essersi chiusa con una forte contrazione dell'immesso al consumo di pack, per via della crisi legata al difficile contesto internazionale, a cui non dovrebbe però aver fatto seguito un'analoga contrazione del riciclo. Secondo le nostre prime stime il 2024 vedrà crescere il riciclo sia in termini assoluti sia in termini percentuali. E sfiorare il 75% di riciclo significa aver superato con sei anni di anticipo gli obiettivi di riciclo che l'Europa chiede entro il 2030. Secondo gli ultimi dati Eurostat, l'Italia si contende la leadership con la Germania per riciclo pro-capite degli imballaggi". Secondo Capuano, "il contesto di riferimento "resta problematico, anche a causa dei conflitti internazionali e dell'incertezza sulle dinamiche geopolitiche". Le previsioni parlano del 77,8% per l'acciaio (409.000 tonnellate), del 73% per l'alluminio (64.000 tonnellate), dell'85,6% per la carta (4 milioni e 298.000 tonnellate), del 65,1% per il legno (2 milioni e 130.000 tonnellate), del 52% di plastica e bioplastica compostabile (1 milione e 183.000 tonnellate, di cui circa 51.000 di bioplastica), e dell'85,9% di vetro (2 milioni e 325.000 tonnellate).
Confcommercio su Regolamento Ue imballaggi: "Fatti passi in avanti, ma permangono ancora criticità"
"L’accordo provvisorio sulla proposta di regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio raggiunto ieri a Bruxelles conferma la prevalenza di un approccio ideologico ai temi della sostenibilità, riproponendo norme inadeguate rispetto al contesto economico e sociale del nostro Paese che produrranno costi ingenti per tutte le filiere produttive, dalla piccola, media e grande distribuzione organizzata, agli operatori della ristorazione, del vending, dell'intrattenimento e del turismo. Servono, invece, scelte più equilibrate e realistiche, orientate a difendere e rafforzare, anziché a smantellare, le virtù di un modello, quello dell’economia circolare italiana, di assoluta eccellenza in Europa e, quindi, nel mondo". È quanto si legge in una nota di Confcommercio sull’accordo raggiunto nella serata di ieri tra il Consiglio e il Parlamento europeo in merito alla revisione della disciplina sugli imballaggi.
"Per Confcommercio – prosegue la nota - l’impianto complessivo della proposta deve essere quindi rivisto, sia relativamente all’affermazione del primato del riuso rispetto a quello del riciclo sia in riferimento ai divieti di utilizzo di numerose tipologie di imballaggi monouso e all’introduzione di sistemi obbligatori di cauzionamento. Pur essendo stati fatti alcuni importanti passi in avanti in questa direzione, secondo la Confederazione è comunque necessario rendere la disciplina europea maggiormente flessibile, consentendo a ciascuno Stato di determinare autonomamente le specifiche modalità per raggiungere gli obiettivi condivisi, in modo da valorizzare maggiormente le singole esperienze nazionali". Confcommercio auspica, quindi, che l’accordo provvisorio raggiunto ieri sera non sia perfezionato.
Imballaggi: le richieste e le proposte di Confcommercio
La "questione" del regolamento Ue sugli imballaggi vede la Confederazione impegnata a chiedere "modifiche significative" al testo perché così com'è, "rischia di travolgere interi settori della nostra economia" (qui il position paper integrale di Confcommercio). Secondo Confcommercio, "l'orientamento generale approvato dal Consiglio Ambiente risente, infatti, di un approccio ideologico e ripropone norme inadeguate rispetto al contesto economico e sociale del nostro Paese. A subire i danni maggiori sarebbero tutti gli utilizzatori di imballaggi e, in particolare, le imprese della filiera alimentare, la piccola, la media e la grande distribuzione organizzata, gli operatori della ristorazione, del vending, dell'intrattenimento e del turismo e molti altri comparti".
"Inoltre, la posizione del Consiglio rischia di condurre a un mercato europeo frammentato e, paradossalmente, alla produzione di una maggiore quantità di rifiuti da imballaggio, difficili da riciclare. Peraltro, il divieto previsto per gli imballaggi monouso, ritenuti più inquinanti, sembrerebbe essere sconfessato dallo studio di impatto appena pubblicato dalla Commissione da cui emerge che proprio questa tipologia di imballaggi, in molti casi, ha un impatto inferiore sul cambiamento climatico rispetto agli imballaggi multiuso. Per questo è auspicabile che il negoziato europeo tenga adeguatamente conto delle ragioni delle imprese e della posizione del Parlamento su monouso e riciclo/riuso e riveda alcune norme del provvedimento".
Regolamento imballaggi: le maggiori criticità
Ci sono diversi punti sui quali si concentra la protesta di Confcommercio: l’obbligo per gli operatori HORECA (Hotellerie–Restaurant-Cafè), con una superficie superiore a 100mq, di ritirare gratuitamente tutti gli imballaggi riutilizzabili e gestire la restituzione nei depositi con conseguenti rilevantissimi oneri economici; il diritto, riconosciuto ai consumatori, di portare all’interno dei punti vendita contenitori propri per l’asporto, una proposta da eliminare a tutela della salute e della sicurezza alimentare di clienti e personale; l’obbligo del sistema del cauzionamento per il riciclo che, nonostante l’esenzione prevista per gli Stati membri con un tasso di raccolta differenziata superiore al 78% entro il 2026, per il nostro Paese rischia di essere poco utile, economicamente dannoso e difficilmente realizzabile considerato che l’attuale tasso di raccolta è oggi al 65,2%; il sostanziale divieto di utilizzare i prodotti per l’igiene e la toilette che oggi le strutture ricettive pongono a disposizione degli ospiti. Per Confcommercio, fortemente problematici sono poi sia l’introduzione di target stringenti sul riuso, sia l’imposizione di divieti e restrizioni per numerose tipologie di imballaggio monouso, che rischiano non solo di confliggere con le regole di protezione e conservazione degli alimenti e di tutela della salute del consumatore, ma anche di generare un maggior inquinamento ambientale dovuto al trasporto di ritorno degli imballaggi dopo il loro uso, nonché al lavaggio e all’asciugatura che impiegano più energia, più acqua e più risorse di quelle necessarie per la produzione e l’utilizzo di imballaggi monouso. "Per fare un esempio - conclude Confcommercio- si pensi al divieto dei cosmetici monouso nelle strutture ricettive che, se attuato, porterebbe all’inevitabile passaggio a sistemi di ricarica che, oltre ad essere costosi, porrebbero problemi di responsabilità: si potrebbero, infatti, generare casi di contaminazione tra prodotti importati dall’esterno dagli ospiti e, quindi, risulterebbe faticoso per gli esercenti fornire una prova di non responsabilità".