Ruote d’Italia: “partita emissioni, noi non arretreremo e terremo il punto”

Ruote d’Italia: “partita emissioni, noi non arretreremo e terremo il punto”

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29 marzo 2023

Non esistevano dubbi sul possibile comportamento del governo tedesco (d’altra parte gli ambientalisti sono una componente della maggioranza fondamentale per il governo socialista). La Germania che ha, per propri interessi (non ci si scordi lo scandalo del diesel), sostenuto una battaglia falsamente ecologica, non intende demordere e tenere in considerazione dati oggettivi ed esigenze che toccano diverse economie dei paesi europei. Così, more solito, trova la strada per ottenere vantaggi per sé stessa.

L’Italia, invece, paga le scellerate scelte fatte nel recente passato da politici non sempre competenti e adeguati al proprio ruolo, nonché esponenti di spicco - è un fatto incontestabile - della politica del “non fare”. Oggi non è facile recuperare le posizioni perdute.

Fai/Conftrasporto non intende assolutamente fare passi indietro rispetto alla linea adottata e più volte espressa rispetto a questo argomento vitale per le imprese del trasporto marittimo e stradale. Pertanto, come annunciato nel comunicato stampa diffuso in questi giorni, ci schieriamo con la politica responsabile ed avviamo una campagna di sensibilizzazione sul tema delle emissioni, che sarà decisivo e fondamentale per il futuro. Il punto di arrivo è lontano nel tempo, ma per costruire una conoscenza responsabile occorre mobilitarsi da subito. La data fatidica è quella del 2024, quando in Europa si voterà per il rinnovo del Parlamento e, successivamente, degli organismi che gestiranno le scelte nei prossimi anni. Non è certo una partita facile ma da ora dobbiamo far crescere consapevolezza e conoscenza su quei temi che, se non saranno gestiti correttamente, peseranno sul nostro futuro e sul nostro modo di vivere.

Consapevolezza significa non accettare aprioristicamente le “bufale passate per verità” ma ricercare, anche con spirito critico, le scelte più adeguate. Non sto dicendo che la tutela ambientale non debba essere tenuta in considerazione. Ribadisco ancora una volta, tuttavia, che gli interventi ambientali devono conciliarsi con quelli di natura sociale ed economica. Ripeto concetti più volte espressi? Vero! Ma credo che il compito di chi sceglie il ruolo della rappresentanza sia fornire elementi utili a formare opinioni che siano ragionate e non frutto dell’emotività: oggi tutto sembra indirizzato (pubblicità, stampa, prese di posizioni) a sostenere un mainstream a senso unico, tacendo su altri punti di vista.

L’inquinamento va combattuto. Se siamo d’accordo, dobbiamo conseguentemente non tacere anche che i gas serra liberati nell’atmosfera non sono delimitati da “steccati”. Questo porta a sostenere senza alcun dubbio il principio che stiamo affrontando un tema universale. Quindi, se esistono economie che utilizzano centrali a carbone (Germania?), o Paesi come la Cina, Usa, India e Africa che superano abbondantemente per emissioni inquinanti il 65%, la domanda ovvia è quale sia il vero senso di misure che riguardano solo il continente europeo. Fate una prova semplice: provate a chiedere quale sia la percentuale di emissioni attribuita ai paesi europei per l’inquinamento. Ritengo che siano pochi a sapere che sia circa dell’8%. La domanda allora è: ha senso penalizzare economie di un mercato importante e la vita di milioni di cittadini (320 milioni circa) quando le restanti nazioni che competono con noi sono libere di inquinare? A chi giova?

Perché per limitarci al settore del trasporto gommato non si vuol riconoscere che anche il motore di ultima generazione se costretto a procedere lentamente risulta più inquinante di un euro 0? Questo ci porta ad un elementare principio: la cultura della mobilità deve sostituirsi a quella del divieto. Questo ci riporta all’inizio del nostro ragionamento relativo a chi ha operato per impedire od ostacolare gli interventi infrastrutturali.

Trafori, gallerie, dragaggi nei porti finanziamenti improduttivi che debbono essere utilizzati non per coprire perdite nei bilanci ma servire a potenziare le interconnessioni possibili ed utili.

Ancora: proprio in questi giorni l’AD di Iveco ha bollato come “idea stupida” quella di sostenere lo standard Euro7. Credo sia più che condivisibile, da parte nostra, una simile posizione. Il che dimostra come non abbia probabilmente torto neppure quando afferma che “decide chi non conosce”, in riferimento alla Commissione e al suo staff tecnico.

Chi sostiene che le rappresentanze non debbano assumere posizioni “di partito” è nel giusto. Ma ostacolare scelte che danneggiano l’economia non significa assumere una posizione di partito ma perseguire un obiettivo di politica economica dei trasporti.

In questi giorni il Coreper ed il Consiglio, senza tener conto di esigenze decisive per la vita delle imprese e di tante persone, stanno proseguendo nella loro battaglia ideologica, ignorando totalmente, come invece richiesto dall’attuale Governo, il principio della neutralità tecnologica. Questo è grave. Fai/Conftrasporto non arretrerà di un passo e, fino al giorno delle elezioni, proseguirà in una campagna di informazione che consenta di far conoscere anche il parere di scienziati emeriti e premi Nobel su un tema che sarà decisivo per il futuro del pianeta e della nostre attività.

 

Paolo Uggè

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