Saldi: in Emilia Romagna un avvio prudente

Saldi: in Emilia Romagna un avvio prudente

Da un'indagine condotta dalla Confcommercio regionale emerge che rispetto all'anno scorso, le vendite sono aumentate per il 17% degli operatori e sono stabili per il 51%. Per il 32% sono invece diminuite.

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31 gennaio 2020

Avvio prudente per i saldi invernali in Emilia-Romagna. E' quanto emerge da una indagine congiunturale condotta dalla Confcommercio regionale - attraverso il Centro Studi Iscom Group - su punti vendita di beni per la persona, in particolare abbigliamento e calzature. Nel dettaglio, rispetto all'anno scorso, le vendite sono aumentate per il 17% degli operatori e sono stabili per il 51%. Per il 32% sono invece diminuite. Chi ha rilevato aumenti di vendita ha avuto incrementi intorno al 10%.  Sulla scorta dei dati raccolti, il picco delle vendite si è registrato nel primo weekend mentre i giorni successivi hanno avuto un andamento abbastanza piatto. Lo scontrino medio nell'abbigliamento si attesta intorno ai 95 euro a persona, circa 210 euro a famiglia. A giudizio degli operatori questo l'andamento delle vendite è legato, principalmente, al periodo scelto per effettuare i saldi, "giudicato dalla maggioranza degli intervistati troppo anticipato, alla difficoltà economica delle famiglie, alla concorrenza sui prezzi della grande distribuzione e alle tante iniziative promozionali pre-saldi" mentre molti rilevano "la significativa concorrenza dell'on-line". "Le prime settimane di saldi all'insegna della stabilità - commenta Marco Cremonini, presidente di Federazione Moda Italia Emilia Romagna - non inducono ad un particolare ottimismo. Anche l'andamento climatico degli ultimi giorni, con temperature molto miti per il periodo, non agevolano certo gli acquisti dei tipici capi invernali. Rimane di fondamentale importanza avere parità di regole per competere sullo stesso mercato: da tempo chiediamo, a tutela del consumatore, una regolamentazione regionale che disciplini l'attività dei grandi outlet così come l'introduzione di una seria web tax che ristabilisca, almeno in parte, l'enorme squilibrio di oneri fiscali oggi esistente fra i colossi dell'on-line ed i negozi di vicinato".

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