Sintesi per la stampa

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13 luglio 2009
Note metodologiche

 

 

 

 

 

 

 

Rapporto FederSicurezza-Confcommercio 2009:

un Dna in evoluzione

 

 

 

 

 

Sintesi per la stampa

 

 

 

 

 

Roma, 8 luglio 2009

 


 

I numeri della vigilanza privata in Italia

Un fatturato pari a 2 miliardi e 450 milioni di euro l’anno con un trend di crescita annuo del 2%; in leggera flessione il numero di imprese (954), dove spicca la netta predominanza delle Srl (72%); in lieve diminuzione il numero totale di addetti (poco meno di 50mila) con scostamenti importanti tra regioni e macroregioni: aumentano i lavoratori al Nord (+6,5% nel 2008 rispetto al 2007) e al Sud (+4,1% nel 2008 rispetto all’anno precedente), mentre si riducono al Centro (-15,5% nel 2008 sul 2007); una media dipendenti per impresa di 51 lavoratori; in Lombardia il numero maggiore di imprese e di addetti del settore; bilanci in rosso per un’impresa su due a causa principalmente della caduta delle tariffe per via dell’affidamento di servizi a prezzi al ribasso e dell’elevato peso dell’Irap; ultimi in Europa nel rapporto tra guardie giurate e popolazione (1 addetto ogni 1200 abitanti circa) e tra guardie giurate e forze dell’ordine (1 ogni 6,3).

 

Servizi di telecontrollo con sistemi di radiolocalizzazione satellitare sui mezzi

Grazie all’utilizzo delle tecnologie satellitari per sventare furti e rapine nel settore del trasporto merci, vengono risparmiati circa 55 milioni di euro all’anno dalle compagnie di assicurazioni, dai privati, dalle imprese di autotrasporti e dai committenti del trasporto.

 

Servizi di custodia e guardiania

Le imprese di custodia e guardiania sono pari a 1559 e impiegano circa 48mila addetti. Quasi la metà delle imprese (729) e oltre la metà dei lavoratori (26.255) si concentrano nel Lazio, in Lombardia, in Campania e in Sicilia.

 

Questi in sintesi i principali risultati che emergono dal Rapporto Federsicurezza-Confcommercio 2009 sulla sicurezza privata in Italia.

 

 


Rapporto Federsicurezza 2009

 

I dati più significativi della vigilanza privata

I dati riportati in tabella riguardano il numero delle imprese e dei dipendenti, con le relative suddivisioni regionali e macroregionali.

 

Tabella 1

REGIONE

N° Imprese (2006)

N° Imprese (2007)

variazione (%)

N° Dipendenti (2007)

Dipendenti (2008)

Variazione (%)

 

 

 

 

 

 

 

Abruzzo

28

25

-10,71%

677

545

-19,50%

Basilicata

13

13

-

704

718

1,99%

Calabria

28

25

-10,71%

943

999

5,94%

Campania

102

103

0,98%

5.705

5.842

2,40%

Emilia Romagna

63

61

-3,17%

3.727

5.485

47,17%

Friuli Venezia Giulia

21

19

-9,52%

593

705

18,89%

Lazio

124

120

-3,23%

8.066

6.690

-17,06%

Liguria

27

25

-7,41%

1.421

1.023

-28,01%

Lombardia

154

158

2,60%

8.191

8.442

3,06%

Marche

17

19

11,76%

481

411

-14,55%

Molise

4

3

-25,00%

139

176

26,62%

Piemonte - Valle d'Aosta

47

42

-10,64%

1.917

1.807

-5,74%

Puglia

107

111

3,74%

3.630

3.717

2,40%

Sardegna

35

35

-

2.290

2.531

10,52%

Sicilia

70

67

-4,29%

4.293

4.491

4,61%

Toscana

49

52

6,12%

3.257

2.787

-14,43%

Trentino Alto Adige

9

9

-

250

336

34,40%

Umbria

14

12

-14,29%

580

534

-7,93%

Veneto

53

55

3,77%

2.302

1.800

-21,81%

 

 

 

 

 

 

 

NORD

374

369

-1,34%

18.401

19.598

6,51%

CENTRO

236

231

-2,12%

13.200

11.143

-15,58%

SUD

355

354

-0,28%

17.565

18.298

4,17%

 

 

 

 

 

 

 

TOTALE

965

954

-1,14%

49.166

49.039

-0,26%

 

Il numero di imprese (954 nel 2007 rispetto a 965 nel 2006) e di dipendenti (49.039 nel 2008 contro 49.166 del 2007) è in leggera flessione, e questo nonostante la sicurezza continui a rappresentare un’emergenza sociale.

Sul numero di dipendenti (il numero medio di addetti per impresa è di 51) esistono scostamenti importanti nelle suddivisioni per regione e macroregione. Ciò è in buona parte dovuto al processo di riorganizzazione in atto, soprattutto da parte delle imprese di maggiori dimensioni, e che comprende operazioni di fusione e accorpamento che “spostano” dipendenti da una regione/macroregione ad un’altra. Questa tendenza è destinata a proseguire nei prossimi anni.

 

Sul fronte del fatturato c’è da registrare un piccolo incremento – 50 milioni di euro, pari ad un + 2% rispetto all’anno precedente - che porta il totale 2007 a 2 miliardi e 450 milioni di euro (contro i 2,4 miliardi del 2006), con una media per impresa pari a circa 2milioni e 540mila euro e per addetto di circa 50.000 euro.

 

I grafici mostrano rispettivamente la suddivisione percentuale per forma societaria, classe di fatturato e di addetti.

 

 

 

 

 

 

Tra le varie forme societarie, è netta la predominanza delle società a responsabilità limitata (72%), a riprova della modesta dimensione media delle imprese del settore, mentre le società per azioni rappresentano solo il 5%.

 

Circa i due terzi delle imprese che operano nel settore hanno un fatturato che oscilla da 250mila a 1 milione di euro (31%) e da 1milione a 5 milioni di euro (33%).

 


 

 

Esaminando la redditività delle imprese, quelle che nel 2007 hanno chiuso con un bilancio in perdita sono pari al 49%, (nel 2006 raggiungevano il 47%). In questo senso si impone con urgenza un intervento legislativo che alleggerisca il peso fiscale, dovuto soprattutto all’IRAP, che grava sulle imprese del settore.

Uno sguardo al 2008/2009

Alla luce del particolare momento storico che attraversa questo settore e della sfavorevole congiuntura economica internazionale, è utile fornire alcune proiezioni sulle evoluzioni in atto.

 

In sintesi, le nuove normative su licenze e tariffe stanno consentendo una rilevante riduzione dei costi di struttura per i gruppi maggiori che hanno più di una centrale operativa, e allo stesso tempo un aumento della concorrenza sulle tariffe, principalmente sul piantonamento.

 

Inoltre, la recessione improvvisa e acuta ha una serie di effetti strutturali. Certamente sui prezzi, sui volumi dei servizi e sul capitale circolante. Esiste, però, anche una maggiore difficoltà di ottimizzare le risorse umane utilizzando il naturale turnover e altri elementi di flessibilità tipici del settore e del lavoro notturno in generale. Questo crea una pericolosa rigidità della forza lavoro in un settore già molto penalizzato da IRAP e TFR. Il rischio è che non potendo adattare in continuazione la forza lavoro alla consistenza dei contratti, il settore debba ridurre drasticamente il livello di occupazione assoluto, fatti salvi auspicabili interventi normativi soprattutto su trasferibilità della mano d'opera insieme agli appalti.

 

La creazione di sinergie industriali, comprese operazioni di cessioni o fusioni è il prevedibile sbocco di un settore che finora è stato troppo frammentato perché troppo regolamentato.

 

 

Noi  e l’Europa

 

Non è sicuramente l’Italia il paese più popoloso né il più grande per estensione territoriale in Europa, ma può vantare senza troppa concorrenza il primato per ciò che riguarda il numero di effettivi delle forze dell’ordine. Stessa cosa potremmo dire del rapporto (inferiore solo alla Bulgaria ed alla Spagna) tra queste ultime e il numero di abitanti, se al novero delle forze di Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza aggiungessimo anche la Polizia municipale che, come parte integrante del nostro sistema di sicurezza, innalzerebbe il computo di oltre un quarto. All’altro capo di questa particolare classifica troviamo i paesi scandinavi che, in considerazione di un rapporto equilibrato con il numero di operatori privati (fra lo 0,68 e l’ 1,33), dimostrano che ogni aspetto della sicurezza è condizionato fortemente dall'ambito culturale di riferimento.

Di contro, in Italia, il sistema integrato di sicurezza nazionale può contare su un esiguo numero di guardie giurate (49166), ultimo in Europa se messo in relazione al numero di abitanti. Non stupisce, quindi, che il rapporto fra agenti di sicurezza privata e forze dell’ordine sia in Italia di 1 a 6,31, il più basso in Europa e ben distante dalla media di 1 a 1,22. E’ interessante notare come in ben 11 dei Paesi esaminati, eterogenei per cultura e posizione geografica,  il numero delle guardie private superi quello delle forze dell’ordine; unico elemento di continuità a riguardo è rappresentato dai paesi cosiddetti ex-sovietici, probabilmente trovatisi a dover riassorbire tramite l’iniziativa privata le fuoriuscite di quel sistema fortemente statalista che li ha caratterizzati fino ai primi anni ’90.

Sebbene il settore della vigilanza privata possa contare in Italia su un mercato quantomeno ristretto, probabilmente chiuso dalle ampie garanzie fornite dallo Stato in materia di sicurezza,  le imprese italiane garantiscono un fatturato che supera del doppio la media europea e si assestano al 4°posto per produttività degli addetti (calcolato sul fatturato del mercato).

 

La cartina seguente mette in luce alcuni importanti aspetti per quello che riguarda il fabbisogno formativo che gli operatori degli istituti di vigilanza in Europa sono chiamati a soddisfare per ottenere l’abilitazione alla fornitura dei servizi svolti. E’ facile notare come i requisiti minori in termini di monte ore formativo corrispondano perlopiù ai paesi in cui la normativa in materia vieta l’utilizzo di armi da fuoco, sicuramente argomento a favore di chi insista sull’arma come strumento di qualificazione del servizio. Sono solo due i Paesi (Francia e Grecia) che autorizzano l’utilizzo di armi da fuoco a scopo deterrente esclusivamente per i servizi di trasporto valori. Sono, invece, ancora molti i Paesi in cui manca del tutto una normativa precisa in materia di formazione o  dove la definizione dei contenuti e della durata della formazione viene affidata direttamente alle associazioni di settore. Una tendenza ormai diffusa è quella che ritiene gli istituti di vigilanza non in grado di soddisfare direttamente il fabbisogno formativo degli operatori e prevede che questi si debbano avvalere di istituti di formazione indipendenti per garantire un certo controllo sui livelli di qualità e di durata.

 


 

 

 

 

Leggi i dati della tabella

 


Le nuove sezioni del Rapporto Federsicurezza 2009

 

 

 

Lo studio A.N.S.SA.T - FederSicurezza

 

E’ stata esaminata l’attività di circa 800 veicoli che nell’ultimo quadriennio hanno trasportato merce di analoga tipologia e effettuato percorsi omogenei sul territorio italiano. Ciò per fornire un quadro dell’importanza, per la sicurezza dei trasporti, dell’adozione di sistemi di radiolocalizzazione su veicoli pesanti. La comparazione avviene confrontando i viaggi tra un 50% circa di veicoli con sistema di sicurezza professionale e il 50% circa di veicoli senza alcun sistema di sicurezza.

 

Nel corso degli ultimi anni l’attività di controllo su mezzi mobili svolta dagli associati Anssat ha prodotto un risparmio per furti e rapine sventate di circa 55 milioni di euro annui per le compagnie di assicurazione, per i privati, per le imprese di autotrasporti e per i committenti di trasporto mediamente

 

 

 

Grafico 1   ANDAMENTO DEGLI EVENTI

 

 

Questo grafico rappresenta il numero globale degli eventi occorsi a veicoli dotati e non dotati di sistema di radiolocalizazione satellitare. Nel 2008 si è registrata una notevole riduzione degli eventi dovuta ad una sempre maggiore azione di contrasto sia per l’organizzazione della sicurezza dei trasporti ma anche per le azioni attuate dalle forze di Polizia che spesso, grazie all’ausilio dei dati forniti dai sistemi di controllo, hanno potuto porre in essere importanti attività di repressione del fenomeno.

 

 

 


 

Grafico 2 – EVENTI NEL PERIODO 2005 – 2008

 

In questo grafico vengono rappresentati gli eventi per tipologia. La maggior parte degli eventi avviene su veicoli non dotati di sistema di radiolocalizzazione satellitare. In particolar modo si può osservare l’elevato numero di mezzi che hanno subito il furto totale della merce. Per quanto attiene il furto parziale è da sottolineare come l’entità della merce parzialmente sottratta sia diversa. In ipotesi di veicolo dotato di sistema di radiolocalizzazione satellitare la merce sottratta è poca cosa (qualche pacco) in quanto l’attivazione dei sistemi acustici reca disturbo all’attività dei malavitosi mentre in veicoli senza sistemi di sicurezza il danno è maggiore. Le rapine effettuate sono quattro, mentre una risulta solamente tentata grazie alla bravura del conducente che con il suo comportamento è riuscito a sventarla. Il furto del mezzo è avvenuto in un’officina, mentre era in manutenzione, ma la presenza del sistema ne ha consentito il recupero.

 

 

 

GRAFICO 3 – EVENTI NEL PERIODO 2005-2008 con SAT

 

 

In questo grafico viene rappresentata, in percentuale,  la tipologia di evento a cui sono stati soggetti i veicoli dotati di sistema di radiolocalizzazione satellitare. Nell’86% il danno è stato evitato totalmente (80%) o parzialmente (6%) grazie alla presenza e al funzionamento del sistema di radiolocalizzazione satellitare. Solo nel 12% dei casi (furto totale 8%  e rapina 4%) vi è stato il danno completo. Analizzando questi casi uno per uno, si evidenzia che ciò è avvenuto per inosservanza da parte dell’autista delle disposizione impartite, di cui la più frequente è risultata la sosta in aree non sicure.

 

 


 
GRAFICO 4 – EVENTI NEL PERIODO 2005-2008  SU VEICOLI SENZA SISTEMA SATELLITARE

 

 

 

 

In questo grafico si evidenzia come in caso di evento vi è sempre un anno economico. Nel 53% dei casi vi è un evento importante con il furto totale e nel 47% dei casi un danno parziale. In quest’ultima ipotesi, il danno parziale è di entità maggiore rispetto all’analogo danno parziale patito dai veicoli dotati di sistema di radiolocalizzazione satellitare.

 

 

 

 

Ricerca Anisi - Federsicurezza: analisi sulle  imprese di facility management o servizi integrati

 

L’analisi sulle imprese di facility management (o servizi integrati) del comparto sicurezza privata rappresenta il primo tentativo di quantificazione di un fenomeno in costante crescita.

In  tabella 1 sono riportati dati di diversa natura. La prima colonna è dedicata alle imprese che effettuano, come attività prevalente, un servizio specifico, ad esempio di pulizia, a cui si integrano il servizio di custodia e guardiania. Dai dati in possesso, si può concludere che in media il servizio di custodia e guardiania pesa, sulle aziende in questione, per una percentuale che oscilla tra il 5% e il 10%. Applicando una stima intermedia (8%) ai dati INPS (2005) per gli addetti in imprese di pulizia, più spesso coinvolte in attività di facility management, si può stimare che per questo tipo di imprese il servizio di custodia e guardiania coinvolga circa 30mila addetti. Nella seconda e nella terza colonna si  riportano il numero degli addetti in imprese che espletano servizi integrati generici, anche se prevalentemente di custodia e guardiania. Nella quarta colonna si trova il totale degli addetti e la quinta colonna è dedicata al numero delle imprese coinvolte.


 

Tabella 1: serie di dati per addetti e imprese coinvolte

REGIONI

Addetti in aziende con attività prevalenti specifiche.

Addetti in aziende con Servizi Integrati generici.

Addetti in aziende Custodia e guardiania

Addetti totale

Imprese coinvolte

 

 

 

 

 

 

PIEMONTE

-

79

1903

1982

86

VALLE D'AOSTA

-

-

14

14

3

LOMBARDIA

-

161

8191

8352

291

TRENTINO-ALTO ADIGE

-

-

250

250

14

VENETO

-

22

2302

2324

84

FRIULI VENEZIA GIULIA

-

-

593

593

31

LIGURIA

-

2

1421

1423

47

EMILIA-ROMAGNA

-

36

2363

2399

95

NORD

-

300

17037

17337

651

TOSCANA

-

61

3257

3318

98

UMBRIA

-

-

342

342

21

MARCHE

-

1

481

482

27

LAZIO

-

395

8066

8461

191

CENTRO

-

457

12146

12603

337

ABRUZZO

-

2

677

679

56

MOLISE

-

-

139

139

8

CAMPANIA

-

46

5705

5751

203

PUGLIA

-

54

3630

3684

207

BASILICATA

-

-

704

704

22

CALABRIA

-

-

943

943

39

SICILIA

-

86

4293

4379

129

SARDEGNA

-

1

2290

2291

74

SUD e ISOLE

-

189

18381

18570

738

TOTALE ITALIA

30000*

946

47564

78177**

1726

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* dato stimato e approssimato

** dato stimato, risultante dalla somma del totale degli addetti delle due categorie di imprese e del totale, stimato, degli Addetti in aziende con attività prevalenti specifiche.

 

 

Dalla tabella emerge la distribuzione disomogenea di imprese e di addetti tra le diverse regioni, elemento che sembra coerente non solo con il diverso peso che ciascun territorio ha in termini di popolazione, ma anche con le strutture destinatarie del servizio di custodia e guardiania.

 

Le imprese di custodia e guardiania sono pari a 1559 e impiegano circa 48mila addetti. Quasi la metà delle imprese (729) e oltre la metà dei lavoratori (26.255) si concentrano nel Lazio, in Lombardia, in Campania e in Sicilia.

 

Nelle figure che seguono troviamo le proiezioni dei dati sintetizzati nella tabella 1, in particolare dei dati di cui è stato possibile ottenere il valore disaggregato territorialmente.

 

 

 

 

 

 

Figura 1: imprese coinvolte per regione

Figura 2: addetti per regione in totale.

 

 


 

 

Figura 3: addetti coinvolti per regione in aziende prevalentemente di custodia e guardiania

 

Fig. 4: addetti per regione in aziende con servizi integrati tra cui quello di custodia e guardiania

 


 

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