Sottocosto, diossina e riforma Bersani: le dichiarazioni di Billé alla stampa

Sottocosto, diossina e riforma Bersani: le dichiarazioni di Billé alla stampa

Si è tenuta stamani, 10 giugno, presso la sede di Confcommercio, una conferenza stampa del Presidente, Sergio Billè, sulle vendite sottocosto, sull'emergenza diossina e sullo stato di attuazione della riforma Bersani. Presenti i Presidenti di Faid, Federcom, Fida ed Ancra.
"Divieto generalizzato delle vendite sottocosto": questa la richiesta di Sergio Billè che, inoltre, ha avanzato critiche agli orientamenti già espressi dal Ministero dell'Industria sulla regolamentazione delle vendite.
Billè ha precisato che bisogna richiamarsi "alle ipotesi di abuso di posizione dominante o di comportamenti di concorrenza sleale in caso di vendita sottocosto".
Unica deroga può essere fatta per le vendite di fine stagione e di liquidazione, per i prodotti alimentari freschi e deperibili, quelli difettosi o tecnologicamente superati.
Insomma, ha aggiunto Billè, è necessario agire contro un "sotto mercato" che sfrutta maglie giuridiche troppo larghe e garantire un quadro di certezze ad un " mercato responsabile" che sta intraprendendo un cammino per arrivare a regole che difendano produzione, commercio e consumo.
Sul tema delle vendite sottocosto Confcommercio ha elaborato uno studio comparato sulle legislazioni spagnola, francese e tedesca : nei tre paesi le vendite sottocosto sono vietate e molto salate sono le multe comminate che arrivano, come in Spagna, anche all'obbligo di chiusura fino ad un anno.
Tito Lombardini, della Federazione Associazioni Imprese Distribuzione (FAID), ha dichiarato che la legge sul sottocosto rappresenta una occasione storica per mutare i rapporti con il consumatore, un rapporto immediato e diretto fra insegna e consumatore, ma c'è bisogno di un testo di legge semplice e affidabile che tuteli il consumatore nella chiarezza e nella lealtà del rapporto con il commerciante.
Lanfranco Morganti (Federazione Italiana Dettaglianti Alimentazione) ha sostenuto che il sottocosto è una forma di concorrenza sleale e una scorciatoia che dimentica che ci sono altre formule per attirare il cliente.
"Noi - ha precisato - abbiamo puntato sulla professionalità, sulla qualità del prodotto e del rapporto con il cliente".
Renato Viale, Presidente di FEDERCOM (Federazione Commercio Associato Moderno), ha affermato che la liberalizzazione del commercio già mette in difficoltà le piccole imprese e può determinare fenomeni di desertificazione. Il fenomeno del sottocosto può aumentare questo rischio e determinare danni irreparabili all'intero sistema.
Francesco Panerai, Presidente dell'ANCRA (Associazione Nazionale Commercianti Radio, Televisione, Elettrodomestici, Dischi e Affini) ha sostenuto che il suo settore è già caratterizzato, per via delle sue specificità, da un "rapporto non continuo" con la clientela, per cui la pratica del sottocosto può ulteriormente aggredire questo particolare segmento di mercato prolungando gli effetti di una operazione di dumping per un periodo di tempo tale da lasciare fuori mercato molte imprese di minori dimensioni.
Passando all'argomento "diossina" Billè ha sostenuto la necessità di un sistema di controlli preventivi su una serie di fenomeni che accompagnano la cosiddetta "globalizzazione" della produzione alimentare (vedi nota seguente).
La conferenza stampa si è conclusa affrontando il tema dello stato di attuazione della riforma del commercio attraverso i dati emersi da una indagine condotta dalla SIM (Società Italiana di Monitoraggio).
L'analisi è stata condotta monitorando 55 provincie per un totale di 122 comuni.
E' emersa una sostanziale "attesa" dei comuni nei confronti del varo delle normative regionali. Ben il 71,3% dei comuni non ha ancora adottato alcun provvedimento. Solo il 28,7% ha provveduto ad adottare una regolamentazione provvisoria, privilegiando la tutela dei centri storici e delle zone di pregio, adottando limitazioni alle concessioni di autorizzazione di alcune categorie merceologiche (51,5%) o introducendo limiti di superficie.
Altro dato significativo è che tale comportamento non sembra influenzato dall'iter delle varie normative regionali. Infatti in Toscana, Basilicata e Calabria, regioni in cui è più avanzato lo stato di elaborazione dei provvedimenti, si registrano le più alte percentuali di comuni che non hanno adottato alcun provvedimento (rispettivamente 75%,83,3%, e 80%).
Confcommercio considera allarmanti questi dati e sottolinea che se Regioni e Comuni non si avvarranno della possibilità di emanare discipline provvisorie, come a suo tempo aveva invitato il ministro Bersani, viste le difficoltà di attuazione della riforma, non potranno essere rese operative misure che hanno carattere di urgenza come : lo sviluppo della rete commerciale nelle aree montane, rurali e insulari; l'attribuzione di maggiori poteri ai comuni per la localizzazione e apertura di esercizi di vendita nei centri storici; la definizione di criteri sui quali (nelle aree metropolitane e sovracomunali configurabili come unico bacino di utenza e nei centri storci) i comuni possano sospendere o inibire gli effetti della comunicazione di apertura di esercizi di vicinato.
Analoga preoccupazione suscita il blocco delle aperture di medie e grandi strutture.

 

 

 

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