Tessile: più chiarezza sull'Iva per gli operatori del "recupero"

Tessile: più chiarezza sull'Iva per gli operatori del "recupero"

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4 aprile 2004
Tessile: più chiarezza sull’Iva per gli operatori del “recupero”

Tessile: più chiarezza sull’Iva per gli operatori del “recupero”

 

Interrogazione bipartisan FI-DS al ministro delle Finanze per l’eliminazione di una norma particolarmente penalizzante sotto il profilo burocratico e finanziario, dei commercianti di stracci e materiali di recupero provenienti da filature, tessiture e confezioni.

I deputati di FI, Renzo Patria e Roberto Lavagnini ed il DS Andrea Lulli sottolineano che un decreto legislativo del 1998 ha introdotto, infatti, nuovi ed ulteriori obblighi per questa categoria del commercio ed in particolare per i rivenditori in sede fissa con cessioni ex articolo 74 inferiori ai 1,03 milioni di euro, che vengono a perdere, al pari degli altri, il diritto alla detrazione dell’Iva pagata sugli acquisti e importazioni, a meno che non optino, in sede di dichiarazione annuale dell’imposta con apposita variazione al competente ufficio Iva, per il regime ordinario con applicazione dell’imposta ad aliquota normale e presentazione di garanzia fidejussoria di 0,21 milioni di euro.

“L’opzione - sostengono i parlamentari – appare paradossale, in quanto i soggetti interessati si trovano in questo modo a fornire, ogni anno e con durata quinquennale, una garanzia fidejussoria di 0,21 milioni di euro cosicché l'Ufficio, al termine del quinto anno, sarà garantito per 1,03 milioni di euro da soggetti che, avendo optato per l’applicazione dell’imposta in forma normale, non diventeranno sicuramente creditori Iva nei confronti dell’Erario, anzi, di norma, verseranno l’Iva alle periodiche scadenze come qualsiasi normale contribuente. Tale garanzia si appalesa pertanto inutilmente onerosa, in particolare per quei soggetti che sono ben lontano da un simile volume di affari e, al fine di recuperare l’Iva sugli acquisti, hanno optato per l’applicazione dell’imposta in forma normale”.

I parlamentari si fanno portatori dell’istanza degli operatori  del ramo che chiedono la cancellazione o la riduzione al primo anno della garanzia richiesta garanzia in quanto questa, oltre ad essere inutile per le ragioni sopra esposte, è finanziariamente insopportabile per la maggioranza delle aziende. Va da sé che, se per ragioni ora imprevedibili, dovessero andare a credito Iva e chiedere rimborsi, le stesse presenteranno le garanzie previste dalla legge.

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