Umbria, legge sul commercio: Confcommercio soddisfatta a metà

Umbria, legge sul commercio: Confcommercio soddisfatta a metà

Criticati il recepimento parziale dei criteri qualitativi di programmazione commerciale e la mancanza dei requisiti professionali anche per il settore extra alimentare.

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11 gennaio 2013

Merita poco più del voto di sufficienza , secondo Confcommercio Umbria, la riforma della legge 24/99 sul commercio in sede fissa, licenziata dalla Giunta regionale a fine anno e ora approdata in Consiglio Regionale per l'approvazione definitiva. Sul piatto della bilancia, a fare da contraltare negativo ai motivi di soddisfazione - tra cui la previsione di un atto di programmazione triennale sul commercio cui la Giunta dovrà provvedere con aggiornamenti su base annuale, il riconoscimento dei negozi storici, la semplificazione di alcune procedure - ci sono infatti due aspetti che secondo la principale organizzazione del commercio rappresentano due pesanti lacune del dettato normativo.
La prima riguarda l'inserimento parziale nell'articolato dei criteri di programmazione commerciale sui quali tanto Confcommercio aveva lavorato ed insistito in occasione del recepimento a livello regionale della Direttiva servizi: "la riforma della legge 24 - dice l'Associazione - rimette tutto ad un emanando regolamento, privo di un termine certo per la Giunta, e l'esperienza insegna quanto questo non sia un buon viatico". In particolare non sono ancora stati accolti i criteri qualitativi relativi, ad esempio, agli aspetti di risparmio energetico, di impatto acustico ed ambientale, di raccolta differenziata eccetera, che Confcommercio avrebbe voluto come dirimenti nel valutare le richieste di autorizzazione per le superfici commerciali oltre i 1500 mq. Su questo aspetto Confcommercio Umbria chiede correttivi durante l'iter in Consiglio Regionale, anche perché ai criteri contenuti nel regolamento da emanare deve essere informato lo specifico atto di programmazione commerciale di cui devono dotarsi i Comuni: senza l'uno non ci saranno gli altri.
Note dolenti anche per un altro aspetto su cui Confcommercio insiste da tempo, ovvero la dotazione di un adeguato bagaglio di competenze professionali come condizione pregiudiziale anche per chi apre un'attività nel settore extra alimentare, come accade oggi in quello alimentare. Questo per fronteggiare il fenomeno sempre più drammatico della "fragilità" di tante imprese, che cessano l'attività a breve distanza di tempo dall'apertura, con pesantissime conseguenze di carattere sociale oltre che economico. "Non aver accolto questa istanza - fa notare Confcommercio - è una occasione persa per implementare la professionalizzazione del settore e in parallelo la tutela del consumatore". Le notazioni critiche dell'Associazione non si limitano ai contenuti, ma anche al metodo: "sarebbe stato auspicabile che la Giunta Regionale avesse adottato il provvedimento in tempi tali da consentire agli interlocutori, specie quelli deputati a rappresentare la categoria del commercio, un margine maggiore per fare una analisi accurata del testo e presentare le proprie osservazioni".

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