Umbria: no corale alla tassa di soggiorno

Umbria: no corale alla tassa di soggiorno

Appello ai sindaci dei Comuni umbri da Federalberghi, Faita, Confesercenti e Confindustria: "l'imposta di soggiorno danneggia il turismo e impoverisce l'economia".

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28 marzo 2012

''L'imposta di soggiorno danneggia il turismo e impoverisce l'economia umbra'': Federalberghi e
Faita Confcommercio, Confesercenti e Confindustria tornano a rivolgersi così ai sindaci dei Comuni dell'Umbria perché non introducano sui rispettivi territori l'imposta di soggiorno. A
fronte del denaro che porterebbe nelle casse delle amministrazioni locali, infatti, l'imposta di soggiorno - secondo le quattro organizzazioni del settore - provocherebbe danni certi alle imprese ricettive e, di conseguenza, all'economia regionale. In un comunicato congiunto, le organizzazioni in questione elencano ''nove motivi per cui le imprese umbre della ricettività turistica dicono 'no' all'imposta di soggiorno''. Perché ''rende i territori meno competitivi sui mercati nazionali ed internazionali e rischia di rendere meno attrattiva l'Umbria come destinazione turistica'', rende ancora più pesante ''un carico fiscale già insostenibile'', fa diventare le strutture ricettive sostituti d'imposta ''mentre tutti gli altri settori economici che beneficiano del turismo ne saranno esenti'', ''scarica il peso della crisi sui turisti invece di tagliare i costi della politica'' e ''colpisce gli imprenditori, i lavoratori, la filiera e l'intero sistema economico''. Tutto questo in un settore che - sottolineano le quattro organizzazioni, ''è in difficoltà, con il 20,5% di occupazione media annua (fonte Regione Umbria) e la redditività assolutamente inferiore a quella di strutture ricettive di altre
destinazioni turistiche''. Inoltre ''gli operatori programmano i loro pacchetti/offerte con molto anticipo e non possono chiedere più soldi ai loro clienti a contratti già fatti''. ''Qualche impresa - si sottolinea - potrebbe decidere di accollarsi l'imposta per non perdere clientela'', con
''conseguenze negative'' per le imprese stesse e per i lavoratori. Infine si prevedono ''inevitabili ricadute negative sul già difficoltoso rapporto con il credito a causa del decremento della redditività delle aziende ricettive''.

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