Visco: "Le banche guardino alle prospettive delle imprese"

Visco: "Le banche guardino alle prospettive delle imprese"

Secondo il Governatore della Banca d'Italia, nel concedere i mutui alle imprese, le banche non devono guardare solo alle garanzie reali. "Il nostro Paese ha carenze strutturali. Servono le riforme".

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13 marzo 2013

 

Nel concedere i prestiti alle imprese, le banche "non devono essere attente soltanto alle garanzie reali ma anche al tipo di prospettive che hanno". E' il richiamo lanciato ieri dal Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso di un convegno di AlmaLaurea, sottolineando poi che il nostro Paese per fronteggiare la crisi deve procedere sulla strada delle riforme.  "Abbiamo davanti un periodo sicuramente difficile; i problemi economici sono solo in parte legati alla crisi economica e finanziaria globale. L'origine della nostra crisi – ha aggiunto Visco - è antica e affonda le radici i problemi di carattere strutturali dell'economia. Non ci si può illudere che interventi macroeconomici, che cercano di mantenere la liquidità a livelli tali da non far crollare il credito, siano in grado di supplire alle carenze strutturali del nostro Paese. Le riforme sono necessarie".

Per quanto riguarda il mercato del lavoro,  "la nostra economia va resa più inclusiva", soprattutto con giovani e donne, ai margini del mercato. Secondo il governatore è necessario "coniugare flessibilità del lavoro e protezione per chi rimane senza. Noi – ha sottolineato - parliamo sempre di flessibilità nel mercato del lavoro e della produzione. Parlare di flessibilità è molto importante ma il problema è che non è sempre la migliore. Assieme alla flessibilità serve la protezione per chi nel mercato del lavoro non trova una soddisfazione continua".

Visco ha spiegato che "la recessione ha aggravato una situazione del mercato del lavoro giovanile già difficile da molti anni", segnata da una "segmentazione del welfare, da salari d'ingresso bassi" e scesi ulteriormente. I giovani, secondo Visco, in Italia sono quelli che "hanno sofferto di più la grande crisi, la grande recessione iniziata nel 2008". Per il numero uno di Bankitalia, "con la crisi ci dovrebbe essere una tendenza a investire di più in formazione e conoscenza per investire nel futuro ma bisogna avere risorse e la percezione che questo serva veramente. E questa percezione sembra mancare". Con la crisi, ha concluso, "vengono meno lavori standardizzati", occorre quindi coniugare "conoscenza e competenze per vincere la corsa contro le macchine".

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