Concordato preventivo, via libera definitiva del Cdm

Concordato preventivo, via libera definitiva del Cdm

Il provvedimento consentirà a quattro milioni di partite Iva di accordarsi in anticipo con il fisco, per due anni, sui propri redditi. Per aderire c'è tempo fino al 15 ottobre prossimo.

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5 marzo 2024

Il nuovo concordato preventivo biennale contenuto nella bozza del decreto legislativo di attuazione della delega fiscale approvato il 3 novembre scorso dal Consiglio dei ministri è diventato realtà. Riguarderà quattro milioni di partite Iva (2,42 milioni di soggetti sottoposti agli indici sintetici di affidabilità, gli ex studi di settore e 1,7 milioni di forfettari), che potranno vedersi “congelate” per due anni le tasse indipendentemente dall'affidabilità fiscale. Il nuovo strumento è contenuto nel decreto legislativo sull'accertamento, il settimo dei decreti attuativi della riforma fiscale, approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri il 25 gennaio scorso.

Dopo la 'cooperative compliance' per le aziende di grandi dimensioni, secondo il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, il testo completa la nuova immagine del rapporto "collaborativo e di fiducia" tra amministrazione finanziaria e contribuente. Le risorse che verranno raccolte "serviranno anche per completare le fasi successive della riforma fiscale", ha spiegato. L'obiettivo è che "attraverso l'emersione di questa materia imponibile si possa ulteriormente incidere sulla riduzione delle aliquote Irpef".

Gli interessati avranno tempo per aderire fino al 15 ottobre e in questo caso riceveranno una proposta dal Fisco sulla base della quale pagare le tasse nei due anni successivi. Il decreto introduce anche novità sull'accertamento. In particolare, l'amministrazione finanziaria non potrà più emettere l'atto "se non previo contraddittorio con il contribuente". Si interviene anche sull'atto di recupero, alla luce delle "tante operazioni poco trasparenti, ad esempio sul versante del Superbonus", ha spiegato Leo: la novità è l'ampliamento dei termini di controllo, da 5 a 8 anni, "per recuperare quelle patologie riscontraste soprattutto nell'utilizzo indebito dei crediti di imposta".

Concordato preventivo biennale: di cosa si tratta?

Il concordato preventivo biennale è la possibilità per le imprese di minore dimensione ed i lavoratori autonomi di aderire ad una proposta sviluppata dall’Agenzia delle Entrate sulla base dei dati in suo possesso (quali, ad esempio, i dati della fatturazione elettronica; i dati della trasmissione telematica dei corrispettivi; i dati degli ISA), versando all’Erario le imposte dirette (IRPEF, IRES, IRAP) pattuite per due anni con l’Amministrazione finanziaria senza, di conseguenza:

  • versare ulteriori imposte nel caso di maggior reddito conseguito nell’anno successivo;
  • ricevere alcun tipo di controllo da parte della medesima Amministrazione finanziaria.

Per i soggetti che aderiranno alla proposta resteranno solo gli obblighi relativi agli adempimenti ed ai versamenti ai fini dell’IVA, mentre verranno meno tutti quelli relativi alle imposte sui redditi (quali, ad esempio, la presentazione della dichiarazione dei redditi). In tal modo, il concordato preventivo biennale renderà più collaborativo, più trasparente e meno coercitivo il rapporto Fisco- contribuenti.

La versione originaria dello schema di decreto prevedeva che potevano accedere alla proposta di concordato preventivo biennale solo gli imprenditori ed i lavoratori autonomi che avessero conseguito ai fini degli ISA un voto in pagella pari o superiore ad 8, i cosiddetti "contribuenti virtuosi" con il Fisco. Ad oggi, i piccoli imprenditori ed i lavoratori autonomi che raggiungono un voto pari o superiore ad 8 sono circa il 33%.

Per Vincenzo De Luca, responsabile fiscale di Confcommercio, delimitare il concordato preventivo biennale solo ai contribuenti virtuosi avrebbe avuto poco senso, perché questi contribuenti sono già, in linea di massima, in regola con il Fisco. "Bisognava ampliare - ha spiegato De Luca - la platea dei soggetti che potessero beneficiare del concordato preventivo biennale, facendo rientrare anche i contribuenti non virtuosi (ossia, i contribuenti con un voto in pagella inferiore ad 8). Questo anche al fine di recuperare gettito per l’Erario (il Ministero dell’Economia e delle Finanze stima che dal concordato preventivo biennale possa derivare un maggior gettito di circa 1,8 miliardi di euro in due anni)".

Recependo le osservazioni formulate dalle Commissioni parlamentari competenti, in sede di approvazione definitiva del decreto sul concordato preventivo biennale, il Governo ha, quindi, eliminato il paletto del voto 8 in pagella ai fini degli ISA, consentendo così l’accesso all’istituto anche ai contribuenti non virtuosi.

Altra modifica importante apportata al decreto riguarda i tempi di adesione al concordato. Il software che determinerà la proposta di concordato verrà infatti messo a disposizione dei contribuenti e degli intermediari entro il 15 giugno 2024, e si potrà aderire alla proposta entro il 15 ottobre 2024. In tal modo, viene concesso ai soggetti IVA interessati un lasso di tempo adeguato per poter valutare attentamente i pro ed i contro della proposta di adesione.

Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha evidenziato che un ruolo determinante per il successo del concordato preventivo biennale lo giocheranno i professionisti e le Associazioni di Categoria e, per quanto riguarda i contribuenti che non aderiranno alla proposta di concordato, ha precisato che non ci sarà "nessuna caccia alle streghe". L’intenzione è infatti solo quella di sfruttare i dati presenti nell’Anagrafe Tributaria per chiedere ai contribuenti le ragioni dei disallineamenti tra il reddito dichiarato e gli elementi in possesso dell’Agenzia delle Entrate. Se tali contribuenti saranno in grado di giustificare tali difformità non ci sarà alcuna conseguenza per loro. L’applicazione del concordato sarà graduale, con l’obiettivo di fondo di una crescita progressiva dell’adempimento spontaneo da parte dei soggetti IVA. In questo scenario, sarà fondamentale anche il ruolo degli intermediari che assistono le imprese e, quindi, oltre ai professionisti, anche le società di servizi.

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