Grazie allo strumento della partita IVA, sia privati che aziende possono svolgere attività professionali in conformità con la legislazione fiscale e contribuire in base al regime fiscale ordinario o forfettario. Infatti senza questo codice numerico di 11 cifre fornito dall'Agenzia delle Entrate, non è possibile avviare un'attività imprenditoriale né diventare un lavoratore autonomo.
Secondo l'ultimo Osservatorio del Dipartimento delle Finanze del Mef (qui il pdf completo) nel 2023 sono state aperte 492.176 nuove partite Iva, in calo dell'1,9% sull'anno precedente, di cui il 70% da parte di persone fisiche, il 22% da società di capitali e solo il 3,1% da società di persone. Quasi la metà (il 48,2%) si è localizzata nel Nord Italia, il 21,1% nel Centro e il 30,4% nel Sud e nelle Isole. Rispetto all'anno precedente quasi tutte le Regioni hanno registrato un calo, in particolare in Basilicata (-11,5%), Lazio (-9,7%) e Molise (-6,8%). Gli aumenti più consistenti hanno invece interessato la Valle d'Aosta (+6,2%), la Lombardia (+5,3%) e la Provincia autonoma di Bolzano (+4,3%). Nel 2023, 238.766 soggetti hanno poi aderito al regime forfetario, con una flessione minima rispetto al 2022 (-0,2%); tali adesioni rappresentano circa il 49% del totale delle nuove aperture di partita Iva.
Visto l'argomento piuttosto vasto abbiamo abbiamo creato un indice con le principali tematiche:
Ordinaria o forfettaria
Prima di aprire una partita IVA è necessario scegliere quale regime fiscale e contabile adottare per la propria attività e la forma giuridica. Tale scelta determinerà la tassazione, gli adempimenti fiscali, contabili e previdenziali. Al momento i regimi in vigore sono: ordinaria, semplificata e forfettaria (agevolata). Oltre alla scelta del regime è necessario anche individuare il codice ATECO della propria attività, un codice alfanumerico che classifica le attività economiche e deve essere indicato nella domanda di apertura della partita Iva. La classificazione attualmente in vigore, gestita dall'Istat, è ATECO 2007, aggiornata al primo aprile 2022.
Vediamo nel dettaglio le differenze tra i vari regimi contabili e fiscali.
Nel sistema ordinario la tassazione IRPEF si basa sugli scaglioni di reddito. L’IVA invece dovrà essere applicata alle cessioni di beni o prestazioni di servizi. Si tratta del regime più elaborato, richiede infatti una contabilità ben articolata e diversi registri. È obbligatorio per:
- società di capitali;
- società di persone che hanno conseguito nell’anno precedente ricavi superiori a 500mila euro per le prestazioni di servizi e a 800mila euro per le altre attività.
Il regime semplificato invece, come si può intuire dalla parola stessa, ha un’applicazione più facilitata rispetto alla precedente, prevede però le stesse imposte dell’ordinario. Inoltre riduce gli obblighi contabili per le attività che rientrano nei seguenti volume d’affari:
- entro 500mila euro di ricavi nell’ambito dei servizi;
- entro 800mila euro per le altre attività.
Il regime agevolato o forfettario può essere adottato dalle persone fisiche esercenti attività d’impresa e di arti o professioni (come stabilito dalla Legge 190/2014 articolo 1 comma 54, qui il link in pdf), comprese le imprese a conduzione familiare e coniugali non gestite in forma societaria. Per adottare il regime agevolato i ricavi o i compensi dell’anno precedente non devono superare gli 85mila euro. Per quanto riguarda la tassazione:
- è prevista un’imposta sostitutiva del 15% del reddito imponibile che per i primi 5 anni di attività si riduce al 5%;
- non ci sono obblighi di scritture contabili, di applicazione, liquidazione e versamento dell’Iva;
- non sono obbligatorie le ritenute d’acconto;
- artigiani e commercianti possono chiedere una riduzione del 35% per i contributi Inps.
La Legge di bilancio del 2023 ha apportato alcune novità al regime forfettario:
- è stata allargata la platea di professionisti e partite IVA beneficiari del regime forfettario al 15%, grazie all’aumento della soglia dei ricavi o compensi per avere diritto all'agevolazione da 65mila a 85mila euro;
- è stata introdotta una "clausola antielusione" da 100mila euro, per la quale "il regime forfettario cessa di avere applicazione dall’anno stesso in cui i ricavi o i compensi percepiti sono superiori a 100.000 euro".
Dopo aver scelto il regime fiscale bisognerà scegliere anche la forma giuridica della propria attività tra le seguenti scelte:
- ditta individuale (impresa di famiglia o coniugale);
- lavoratori autonomi e professionisti;
- società di persone;
- società di capitali;
- cooperative.
Costi di apertura, gestione e chiusura
Aprire una partita IVA è totalmente gratuito. I modelli da compilare sono infatti disponibili sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Ci sono però alcune spese che possono seguire la procedura di apertura. Facciamo qualche esempio:
- potrebbe essere necessario chiedere supporto ad un Caf o ad un commercialista per la compilazione dei modelli o per scegliere la tipologia di regime contabile da adottare;
- per alcune professioni è obbligatoria l’iscrizione all’albo o alla Camera di Commercio (quindi al Registro delle Imprese) e questo comporta dei costi da sostenere.
Passiamo invece alla chiusura o variazione di uno degli elementi presenti nella dichiarazione di inizio attività. Le modalità non sono poi tanto diverse da quelle previste per aprirne una. In entrambi i casi è infatti necessario compilare lo stesso modello AA9/12 e presentarlo a qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla data di variazione o cessazione dell’attività.
Nei casi in cui un determinato soggetto non ha esercitato per tre annualità di seguito l'attività di impresa, l'Agenzia delle Entrate procederà d’ufficio alla chiusura della partita IVA. Il contribuente riceverà una comunicazione nella quale sarà informato della chiusura d’ufficio e nel caso non la ritenga corretta potrà far valere le proprie ragioni rivolgendosi a un ufficio e presentare le prove a testimonianza della propria qualificazione di soggetto passivo ai fini IVA.
Tasse
Le tasse obbligatorie da pagare variano a seconda del regime fiscale e giuridico scelto per la propria partita IVA.
Quelle da applicare in caso di regime ordinario e semplificato sono le seguenti:
- IVA, da applicare in fattura con aliquota variabile a seconda del bene o del servizio erogato;
- IRPEF, aumenta a seconda del reddito ed obbligatoria per le persone fisiche, quindi ditte individuali e liberi professionisti;
- IRES, è applicata al reddito della società e attualmente è pari al 24%;
- IRAP, oggi l’aliquota ordinaria è del 3,9%, ma ogni regione può decidere di aumentarla o ridurla (fino a un massimo di 0,92 punti percentuali). La Legge di Bilancio del 2022 ha escluso le persone fisiche e quindi sia i liberi professionisti che le ditte individuali.
Le tasse invece da pagare con il regime forfettario sono:
- aliquota sostitutiva al 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività).
Dal 2022 sono in vigore le nuove aliquote dell’Irpef, come previsto dalla Legge di Bilancio 2022, che ha modificato l’articolo 13 del TUIR, rimodulando le detrazioni in base alla tipologia di reddito che si riversa nel reddito complessivo. Gli scaglioni e le aliquote IRPEF per l'anno 2024 saranno le seguenti:
Reddito imponibile per scaglioni | Aliquota | Imposta dovuta |
---|---|---|
Fino a 28mila euro | 23% | 23% sull’intero importo (= 3.450,00) |
Da 28mila a 50mila euro | 35% | 6.700 euro + 35% sul reddito che supera i 28mila euro fino a 50mila euro |
Oltre 50mila euro | 43% | 14.400 euro + 43% sul reddito che supera i 50mila euro |
Requisiti
Per poter essere titolari di una partita Iva bisogna rispettare i seguenti requisiti:
- essere maggiorenni (quindi avere più di 18 anni);
- essere residenti sul territorio nazionale.
A seconda dell’attività esercitata sono anche previsti alcuni requisiti specifici che variano a seconda del codice ATECO di riferimento e che possono essere regolamentati da leggi nazionali, ma anche dalle singole Camere di Commercio o altri enti che operano sul territorio.
Per poter esercitare alcuni lavori ad esempio è necessario avere una qualifica professionale come un titolo di studio.
Non può aprire una partita Iva:
- chi è minore di 18 anni;
- chi non è residente sul territorio italiano.
Procedura di apertura
Dopo aver scelto la forma giuridica e il regime fiscale per la propria attività, sarà possibile proseguire con la procedura di apertura. Bisognerà innanzitutto:
- compilare il modello scelto;
- presentare il modello a qualsiasi ufficio dell’AdE entro 30 giorni dalla data di inizio attività.
Anche da soli è possibile aprire una partita IVA, infatti i modelli da compilare sono disponibili sul sito dell’Agenzia delle Entrate e sono i seguenti:
- modello AA9/12 per le persone fisiche, come imprese individuali e i lavoratori autonomi (qui il pdf);
- modello AA7/10 per soggetti diversi da persone fisiche.
I contribuenti tenuti all’iscrizione nel Registro delle imprese o nel Registro delle notizie economiche e amministrative (Rea) dovranno invece presentare la Comunicazione Unica (modello ComUnica) anche nei casi in cui la dichiarazione anagrafica per l’Iva sia l’unico adempimento da svolgere.
Presentando la Comunicazione Unica sarà possibile allo stesso tempo:
- iscriversi al Registro delle Imprese;
- richiedere l’apertura della partita Iva;
- presentare (se richiesto) la Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) allo Sportello unico delle attività produttive (SUAP);
- iscriversi all’INPS e all’INAIL (se richiesto).
Dopo aver compilato i modelli e la documentazione necessaria si potrà procedere con la richiesta per l’apertura della partita Iva che si può effettuare:
- online;
- sul sito Fisconline (tramite SPID);
- tramite CAF;
- attraverso un commercialista.
Sarà inoltre necessario avere un indirizzo PEC (Posta elettronica certificata) per i seguenti casi:
- libero professionista iscritto all'albo;
- società di persone o capitali;
- ente della Pa;
- ditta individuale artigianale o commerciale.
Invece non sono obbligati ad averla:
- privati cittadini;
- liberi professionisti in regime forfettario che non sono iscritti a nessun albo professionale o alla camera di commercio.
Verifica e controllo
Sul sito dell’Agenzia delle Entrate è possibile verificare la validità di una partita IVA e conoscere le informazioni registrate all’Anagrafe tributaria. Il messaggio di risposta conterrà le seguenti informazioni:
- lo stato dell’attività:
- attiva;
- sospesa (in caso di affitto d’azienda);
- cessata;
- la denominazione o il cognome e nome del titolare;
- la data di inizio e le eventuali sospensioni o cessazioni;
- se la partita Iva è di un Gruppo Iva o di un partecipante a un Gruppo Iva (eventuale).
Per controllare se una data partita Iva appartiene ad un soggetto autorizzato ad effettuare operazioni intracomunitarie si dovrà utilizzare il servizio Controllo partite Iva comunitarie (Vies).
Per richiedere invece certificati di attribuzione del codice fiscale e della partita IVA, che ne attestano l'esistenza, è disponibile il servizio dedicato dell'Agenzia delle Entrate. Si potrà accedere all'area riservata tramite SPID, CIE (Carta di identità elettronica) o CNS (Carta nazionale dei servizi).
Dati e statistiche
Con oltre 5 milioni di occupati, l’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di partite IVA, a conferma di una cultura del "mettersi in proprio" ben radicata nel territorio.
Un mondo ampio, variegato ed estremamente articolato composto da piccole e medie imprese, professionisti, artigiani ma anche nuove figure lavorative quali consulenti, freelance e riders, che, nella loro quotidianità, contribuiscono a sostenere la forza occupazionale del nostro Paese. Sebbene l’Italia vanti da sempre questo primato indiscusso, negli ultimi anni stiamo assistendo ad una contrazione continua e significativa del numero totale delle partite IVA.
Tra le cause, indubbiamente la pandemia che ha messo fine a tante attività imprenditoriali e professionali e, al contempo, una minore propensione degli italiani, giovani in primis, ad avviare attività in proprio, nonostante un regime fiscale agevolato e semplificazioni degli adempimenti.
Si tratta di un andamento che non accenna ad attenuarsi come dimostrano i numeri rilevati dall’Osservatorio del Ministero dell’Economia e delle Finanze: nel secondo trimestre del 2023 sono state aperte 118.215 nuove partite IVA, con una flessione del 6,1% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
Dati davanti ai quali le forze politiche non possono rimanere inermi. La strada intrapresa dal Governo è quella giusta ma occorre perseguirla con prontezza ed incisività offrendo alle partite IVA le condizioni per sfruttare al meglio il loro potenziale e traiettare il Paese verso la crescita e lo sviluppo economico e sociale.
di
Vincenzo De Luca
Confcommercio per le partite IVA
Per i professionisti associati di Confcommercio in regime di partita IVA sono a disposizione tante convenzioni nazionali. Si tratta di vari servizi e strumenti a supporto delle attività e dei lavoratori autonomi.
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