Ccnl terziario: "sempre disponibili al rinnovo, i sindacati siano responsabili"
Ccnl terziario: "sempre disponibili al rinnovo, i sindacati siano responsabili"
Sciopero dei sindacati a dicembre contro le associazioni datoriali. Confcommercio: "Tenere conto delle esigenze di imprese e lavoratori".
La delicata trattativa sul rinnovo del contratto nazionale del terziario si annuncia ancora più complessa alla luce della presa di posizione dei sindacati del settore del Terziario distribuzione e servizi che hanno annunciato uno sciopero a dicembre a sostegno del rinnovo contrattuale.
"A distanza di quasi quattro anni dalla scadenza dei CCNL Terziario Distribuzione e Servizi, Distribuzione Moderna e Organizzata e Distribuzione Cooperativa - affermano in una nota Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UilTucs - le associazioni datoriali firmatarie di questi contratti si rifiutano di rinnovarli a condizioni dignitose per i circa tre milioni di lavoratori dipendenti a cui sono applicati". Una presa di posizione respinta immediatamente al mittente da Donatella Prampolini, vicepresidente Confcommercio con delega al lavoro e alla bilateralità. "Il protrarsi dei tempi del confronto per il raggiungimento di un possibile accordo, accordo da noi fortemente auspicato fin dalle prime battute della trattativa, è, invece, dovuto alla posizione assunta al tavolo dalle organizzazioni sindacali che non si sono volute misurare con la necessità di un approccio responsabilmente innovativo”.
“Non si deve dimenticare – ha continuato Prampolini - che il CCNL sottoscritto da Confcommercio è, infatti, il più applicato in Italia nel settore privato e che tale diffusione è il risultato dei suoi contenuti sia di carattere normativo che economico. Per mantenere, quindi, il livello di innovazione e di flessibilità che ha sempre caratterizzato il nostro contratto, abbiamo richiesto la revisione di alcune parti normative ormai desuete, dalla classificazione alle modalità di gestione dell’orario di lavoro in un’ ottica di produttività, nonché aggiornamenti in tema di stagionalità. Desideriamo, inoltre, rammentare alle organizzazioni sindacali che dopo la scadenza del contratto, e nonostante gli impatti degli scenari geopolitici, energetici ed inflazionistici, nonché delle conseguenze del periodo pandemico, Confcommercio, con spirito di responsabilità e prima delle altri parti datoriali, ha sottoscritto, nello scorso mese di dicembre, un Protocollo Straordinario con l’unico intento di assicurare ai lavoratori dei riconoscimenti economici a copertura dei periodi di vacanza contrattuale, unitamente ad adeguati acconti sui futuri aumenti contrattuali, senza al contempo introdurre ulteriori elementi di discussione di carattere normativo”.
“Successivamente - ha spiegato - le trattative sono proseguite senza soluzione di continuità ponendo come obiettivo comune il raggiungimento, nel più breve tempo possibile, del rinnovo del contratto attraverso un negoziato in composizione ristretta al fine di traguardare una sintesi veloce ma equilibrata. Peraltro, la Commissione Sindacale di Confcommercio si è dichiarata disponibile a sottoscrivere il rinnovo del contratto nazionale non disconoscendo l’IPCA come indice di riferimento, nell’ambito di una discussione che necessariamente interessasse tanto la parte economica, quanto la parte normativa del contratto. Le organizzazioni sindacali hanno, invece, mostrato totale chiusura rispetto alle proposte di tipo normativo poste sul tavolo di negoziazione".
“Questo - ha aggiunto la vicepresidente - non è accettabile. Chiediamo, dunque, alle organizzazioni sindacali di farsi carico di una comune responsabilità di innovare il contratto tenendo conto del fatto che le maggiori tutele, normative e contrattuali, rivolte ai lavoratori hanno ormai fatto venire meno le funzioni di taluni istituti contrattuali concepiti diversi decenni fa". "Non si tratta di perseguire scambi o contropartite rispetto al cospicuo aumento che i dati sull’inflazione richiedono per la salvaguardia del potere di acquisto dei lavoratori. Ma occorre essere consapevoli dei cambiamenti del mercato del lavoro e del fatto che taluni istituti normativi, se non vengono utilizzati, diventano un onere economico a carico delle sole imprese”. “Auspichiamo – conclude Prampolini - che le organizzazioni sindacali rivedano tempestivamente la loro posizione e che l’obiettivo di addivenire quanto prima al raggiungimento dell’accordo di rinnovo per tutto il settore del Terziario di mercato venga perseguito tenendo conto delle reali esigenze di imprese e lavoratori e del concreto impatto che la normativa può avere sugli stessi in termini di innovazione e di produttività. Noi la nostra parte siamo pronti a farla, come sempre”.
Salario minimo e Ccnl terziario: il punto di Confcommercio
La vicepresidente con delega al lavoro e alla bilateralità, Donatella Prampolini, ha tenuto una conferenza stampa "dedicata" ai temi del salario minimo e al Contratto collettivo nazionale del terziario, distribuzione e servizi in vista delle trattative con i sindacati per il rinnovo della parte normativa. A proposito del Ccnl, Prampolini ha osservato che Confcommercio ha tutto l'interesse a chiudere il rinnovo in un contesto di consumi stagnanti e inflazione. "È uno stimolo ai consumi che per le nostre imprese associate sono fondamentali".
"L’innovazione del nostro contratto su temi come il welfare e la bilateralità - ha detto Prampolini - è alla base della motivazione per cui è il contratto più applicato con oltre 2 milioni e 800 mila addetti, con un indice di penetrazione del'94% delle aziende e e dell'85% dei lavoratori. Scaduto alla fine del 2019 abbiano cercato di riattivarlo nel 2020 ma il Covid ha bloccato tutto. A meta del 2021 abbiamo ripreso il percorso ma visto che era complicato arrivare ad una chiusura contrattuale alla fine del 2022 abbiamo deciso di fare un accordo ponte sulla parte economica, riconoscendo 350 euro una tantum per ogni lavoratore al quarto livello e sempre per il quarto livello 30 euro al mese da aprile 2023 come acconto sul rinnovo, tralasciando momentaneamente quella normativa".
"Nella contrattazione - ha sottolineato Prampolini - vogliamo rimanere al passo con i tempi e oggi alcune parti di quel contratto hanno necessità di essere riviste. Quello che chiediamo è andare discutere quelle parti che non consentono alle aziende di avere elementi di flessibilità e di stagionalità".
A proposito del salario minimo, Prampolini ha chiarito numeri alla mano che nel commercio i salari non sono sotto la soglia "psicologica" dei 9 euro. "Non abbiamo mai nascosto la nostra contrarietà di un salario minimo per legge. Quando si parla di un contratto di lavoro la parte economica e solo una parte perché all'interno delle norme che ci siamo dati come parti sociali ci sono tutte quelle regolamentazioni utili a livello di contenzioso e parti importanti legate al welfare e alla bilateralità, ad esempio prevedendo la costituzione all'interno del nostro contratto di enti che sostengono concretamente le famiglie come il fondo sanitario Est. O come i fondi bilaterali di assistenza al reddito".
"In questo momento - ha sottolineato Prampolini - non stiamo rinnovando il contratto perché vogliamo rimanere al passo con i tempi e chiediamo che, a fronte di un rinnovo contrattuale importante per il quale abbiamo riconosciuto l'Ipca come indice di riferimento, vogliamo per contro discutere quelle parti che non consentono alle aziende di avere elementi di flessibilità e di rispondere alle esigenze di stagionalità". Infine una battuta sul mercato del lavoro: "Sembra un paradosso ma in questo momento noi facciamo fatica a trovare lavoratori. Nel turismo e nel commercio mancano 480 mila lavoratori. C'è un problema di incrocio di domanda e offerta perché non ha funzionato la seconda gamba del reddito di cittadinanza. Mancano le competenze ma anche le figure professionali base, manca la manodopera".
Le proposte di Confcommercio
Rispetto alla proposta di un salario minimo per legge, Confcommercio ritiene che la risposta giusta sia nel rafforzamento della contrattazione collettiva esercitata dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative che già svolge il ruolo di “autorità salariale”, anziché sottrarre autonomia negoziale alle parti sociali. Una contrattazione che da sempre ha garantito la più equa retribuzione per i lavoratori attraverso un trattamento economico complessivo che ricomprende la sanità integrativa, la previdenza complementare e i servizi della bilateralità territoriale.
Si tratta, dunque, di agire per la valorizzazione erga omnes di tali sistemi di contrattazione. Anche perché l’individuazione di un salario minimo orario per legge, slegato da un consolidato sistema di relazioni sindacali, andrebbe a discapito della più diffusa applicazione dei contratti collettivi leader, danneggiando la sana concorrenza tra imprese. Peraltro, nel settore del terziario di mercato, che occupa più di 3,5 milioni di lavoratori, le retribuzioni orarie al lordo degli istituti aggiuntivi, si attestano sempre sopra i 9 euro, anche per i livelli più bassi. Inoltre, il rischio di un appiattimento delle retribuzioni, che una soluzione legislativa porterebbe con sé, determinerebbe altresì una perdita del potere di acquisto dei lavoratori e, dunque, un
abbassamento dei consumi, incidendo negativamente sulle tenuta
economica delle imprese.
Servono, inoltre, misure di riduzione strutturale del costo del lavoro. La crescita dei salari – che dipende anzitutto dal rafforzamento della dinamica della produttività – potrebbe essere sostenuta da incisive misure di riduzione del cuneo fiscale e contributivo gravante sui redditi da lavoro e da interventi di detassazione degli aumenti contrattuali. In questa direzione Confcommercio condivide le proposte di piena detassazione fino a 6.000 euro dei premi di risultato nonché delle erogazioni previste dalla contrattazione di secondo livello, così come la previsione di un’imposta sostitutiva sugli incrementi retributivi corrisposti al prestatore di lavoro per effetto del rinnovo del CCNL applicato, qualora sottoscritto dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
Occorre, poi, avanzare sul terreno della misurazione della rappresentatività a partire da quella delle organizzazioni dei lavoratori. In tal modo, anche nel settore privato, per ciascun CCNL, sarà possibile avere il valore effettivo del peso delle organizzazioni sindacali stipulanti i contratti collettivi. Dopodiché, sarà necessario individuare altresì dei criteri di calcolo della rappresentatività delle organizzazioni dei datori di lavoro: un’attività per la quale è ancora necessario proseguire con l’interlocuzione già avviata dalle Parti Sociali in sede CNEL.
Infine, va risolta la questione della perimetrazione settoriale, determinante ai fini dell’individuazione della contrattazione collettiva di riferimento per ciascun settore. Una questione particolarmente complessa in quei settori dove si sovrappongono contratti collettivi che insistono nel medesimo campo di applicazione, sebbene stipulati da federazioni sindacali afferenti alle medesime confederazioni. In questo ambito, secondo Confcommercio la misurazione della rappresentatività delle confederazioni e associazioni datoriali impone dei criteri di computo più articolati e soprattutto stabiliti dalle Parti Sociali stesse, anziché attraverso l’intervento del legislatore, riprendendo la discussione già avviata tra organizzazioni datoriali e sindacali presso il CNEL.
Retribuzioni orarie minime nel CCNL Terziario-Confcommercio
Il contratto del terziario prevede già trattamenti economici complessivi ben oltre la soglia dei 9 euro, anche per i livelli più bassi. Di seguito le retribuzioni orarie minime previste nel CCNL del Terziario di Confcommercio:
Livello IV
Retribuzione oraria: € 11,59
Figure professionali:
- Contabile d’ordine;
- Commesso alla vendita;
- Magazziniere;
- Banconiere spacci di carne;
- Operaio specializzato.
Distribuzione dei lavoratori 41,2%.
Livello V
Retribuzione oraria: € 10,82
Figure professionali:
- Aiuto commesso;
- Archivista;
- Addetto al centralino;
- Operaio qualificato.
Distribuzione dei lavoratori 16,1%.
Livello VI
Retribuzione oraria: € 10,08
Figure professionali:
- Usciere;
- Custode;
- Operaio comune.
Distribuzione dei lavoratori 6,0%.
Livello VII
Retribuzione oraria: € 9,17
Figure professionali:
- Addetto alle pulizie;
- Garzone.
Distribuzione dei lavoratori 1,2%.
Salario minimo: ok al documento Cnel
L'assemblea del Cnel ha approvato a maggioranza il documento contenente le proposte sul salario minimo legale (guarda il link in pdf) da consegnare al Governo. Il testo individua nella contrattazione collettiva la via più efficace per alzare i salari. Hanno votato contro Cgil, Uil e Usb. In particolare, 62 (su 64) i componenti presenti: 39 hanno votato a favore e 15 contro, 8 consiglieri non hanno partecipato al voto. "La contrattazione è l'unica garanzia per avere un mercato del lavoro equo ed efficiente". Con queste parole il presidente del Cnel, Renato Brunetta, ha commentato l'approvazione del documento finale sul lavoro povero e il salario minimo, ribadendo che "noi in Italia abbiamo una forte tradizione di contrattazione e che non c'e' nessuna supplenza da parte delle leggi ma la contrattazione deve essere valorizzata soprattutto nelle aree più fragili".
"In 60 giorni - ha detto Brunetta - questa casa dei corpi intermedi è riuscita a produrre un testo che a stragrande maggioranza oggi ha non solo predisposto un testo ma anche avviato passaggio da X a XI legislatura. Noi abbiamo quindi fatto una scelta di stare fuori da dibattito politico e di partire da direttiva Ue". "Sono certo che - ha aggiunto Brunetta - una volta affievolita la contesa politica, che vede una estrema e ingiustificata polarizzazione tra chi è a favore e è chi contro il salario minimo, sarà possibile apprezzare il documento approvato oggi a larga maggioranza dal Cnel, che individua una "cassetta degli attrezzi" per gestire, in modo articolato e mirato le diverse criticità del lavoro povero e dei salari minimi adeguati per tutti i lavoratori che non possono certo essere risolti attraverso soluzioni semplicistiche che non sanno poi fare i conti con la realtà e con i bisogni delle persone in carne e ossa. Sono convinto che questo documento confermi la coerenza di una storia che assegna al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro un compito istituzionale che non intende entrare nelle dinamiche della contesa politica".
Confcommercio su documento Cnel: "Bene la valorizzazione dei contratti"
Confcommercio condivide il documento conclusivo del Cnel perché, come evidenziato nel testo, il sistema di contrattazione italiano “si muove, nel complesso, in una direzione diversa da quello di una mera tariffa oraria”. "Per Confcommercio - si legge nella nota - la scelta di promuovere maggiormente la contrattazione è, dunque, la scelta giusta e la Confederazione ha sempre sostenuto che la strada maestra sia quella della valorizzazione erga omnes di tutti i trattamenti previsti nei contratti leader e che, al contrario, un intervento a “gamba tesa” del legislatore annienterebbe la contrattazione stessa che in Italia ha sempre funzionato". "Attraverso il sostegno
della contrattazione, inoltre, ne potranno beneficiare tutti i tavoli nazionali, anche quelli che presentano percorsi più complessi".
Sangalli: "Dare forza alla contrattazione collettiva"
"Sul salario minimo sarebbero controproducenti interventi legislativi. Il punto centrale è dare più forza alla contrattazione collettiva tra le organizzazioni d'imprese e dei sindacati maggiormente rappresentativi. Nei contratti stipulati da Confcommercio, infatti, il salario minimo orario al livello più basso è già oltre i 9 euro". Lo ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, intervenendo all'incontro durante il quale è stato illustrato il report regionale di Banca d'Italia. "Nei contratti collettivi nazionali del terziario (applicato a 2,8 milioni di lavoratori) - ha detto Sangalli - e del settore turismo "la paga oraria, nel livello più basso, va dai 9,47 ai 9,80 euro. La retribuzione oraria più alta dai 16,73 ai 20,60 euro". "La contrattazione collettiva - ha proseguito Sangalli - è un valore aggiunto perché contiene un sistema articolato di welfare aziendale (come, ad esempio, assistenza sanitaria integrativa e previdenza complementare), dunque uno strumento prezioso che può garantire maggiore sostenibilità economica e sociale".
a cura di
Ugo Da Milano