Nuovo calo per la fiducia di consumatori e imprese

Nuovo calo per la fiducia di consumatori e imprese

A settembre l’indice Istat scende da 106,5 a 105,4 per i consumatori e da 106,7 a 104,9 per le imprese, tornando ai livelli di ottobre 2022. Confcommercio: "Economia e consumi deboli".

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28 settembre 2023

Prosegue anche a settembre il calo della fiducia di consumatori e imprese, con l’indice Istat (link al documento completo in pdf) che per i primi (è il terzo calo mensile consecutivo) passa da 106,5 a 105,4 e per le seconde da 106,7 a 104,9 (si torna così sui valori di ottobre 2022). Per i consumatori, segnali negativi arrivano dalla situazione economica generale mentre il clima economico, il clima corrente e il clima futuro diminuiscono rispettivamente, da 121,5 a 115,2, da 101,4 a 100,2 e da 114,1 a 113,2. Fa eccezione il clima personale, che aumenta da 101,5 a 102,2.

Indici del clima di fiducia dei consumatori e delle imprese italiane, gennaio 2014-settembre 2023. Fonte: Istat

Per quanto riguarda le imprese, l'indice di fiducia scende nella manifattura da 97,7 a 96,4, nei servizi da 103,5 a 100,5 e nel commercio da 108,7 a 107,3. In controtendenza le costruzioni, da 160,2 a 160,9. Nei servizi peggiorano tutte le variabili, nel commercio al dettaglio male soprattutto i giudizi sulle vendite mentre le relative attese diminuiscono lievemente dato il calo delle scorte.

 

Confcommercio: "Economia e consumi deboli"

L'Ufficio Studi Confcommercio commentando i dati dell'Istat sulla fiducia di famiglie e imprese, ha sottolineato che "il calo generalizzato rilevato per la fiducia di famiglie e imprese nel mese di settembre è presumibilmente espressione del permanere di una fase di estrema debolezza del quadro economico, caratterizzato ancora da molteplici elementi d’incertezza, più che la spia dell’inizio di una fase recessiva. L’ulteriore peggioramento registrato sul versante delle famiglie appare condizionato più dai timori sulla situazione generale e sul futuro del Paese che dalla situazione personale. In questo contesto l’inflazione, seppure in rallentamento, continua a rappresentare uno dei principali motivi di preoccupazione per le famiglie, a cui si aggiungono i timori di un possibile peggioramento del mercato del lavoro". "Allo stesso tempo - ha aggiunto l'Ufficio Studi - la percezione degli imprenditori è influenzata dal rallentamento della domanda. Di conseguenza, peggiorano le aspettative lungo tutta la filiera della produzione e della distribuzione. Del resto, ormai, il discrimine tra stagnazione e recessione è affidato a qualche decimo di punto di variazione del Pil"

 

Altre notizie e approfondimenti sono a tua disposizione nel nostro focus dedicato ai dati Istat con in più le note dell'Ufficio Studi di Confcommercio. Trovi la pagina a questo link: Focus Istat di Confcommercio.

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