Payback sui dispositivi medici, in vista una proroga al 31 luglio

Payback sui dispositivi medici, in vista una proroga al 31 luglio

La maggioranza ha presentato un emendamento al decreto "Sviluppo per la disciplina dei dispositivi medici". Fifo Sanità: “apprezziamo lo sforzo del governo ma non è risolutivo”.

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16 giugno 2023

Il Governo sembra pronto a concedere una proroga di 30 giorni, con scadenza al 31 luglio prossimo, del payback sui dispositivi medici. Sarà contenuto in un emendamento della maggioranza all’articolo 3 bis del decreto numero 52 "Sviluppo per la disciplina dei dispositivi medici" che dovrebbe essere approvato nei prossimi giorni.

"Apprezziamo l'apertura del Governo che ha compreso le ragioni delle nostre proposte, ribadite nel corso dell'incontro presso il Mef, ma non è la soluzione definitiva alla criticità del payback. La nostra proposta complessiva - dichiara Massimo Riem, presidente di Fifo Sanità Confcommercio - resta quella del superamento della norma. L'iniziativa della maggioranza di Governo comunque mantiene aperto un dialogo istituzionale, volto a rafforzare la ricerca di una soluzione definitiva, che scongiuri il fallimento delle nostre imprese. Nel registrare un grande tormento dei nostri imprenditori associati, siamo pronti a nuovi confronti con tutte le istituzioni coinvolte". "Restiamo a disposizione del Governo e delle regioni - ha concluso Riem - affinché si cerchino strade e percorsi risolutivi sulla criticità del payback dispositivi medici e siamo fortemente consapevoli della grandissima preoccupazione che stanno vivendo le nostre Piccole e Medie Imprese, colpite da una norma che non accetteremo mai, perché ingiusta, vessatoria e anticostituzionale, che ne limita la libertà d'impresa e mette a rischio la continuità aziendale per loro stesse, per tutti i loro dipendenti e collaboratori e per la tenuta delle attività cliniche del sistema pubblico".

Fifo al Governo: "superare il payback sui dispositivi medici"

Fifo Sanità Confcommercio, ha inviato richiesta formale alla Camera dei Deputati e al Senato per il superamento del payback sui dispositivi medici nel Dl Energia che verrà discusso nei prossimi giorni. La Federazione, a tutela delle pmi del comparto, "auspica per il presente e il futuro, un intervento risolutivo del Senato che nei prossimi giorni discuterà il decreto che contiene anche il payback sui dispositivi medici. Le aziende devono rimanere estranee a una criticità che riguarda un rapporto Regioni-Governo".

Secondo dati elaborati dal centro studi di Confcommercio Imprese per l’Italia che ha analizzato l’impatto del payback applicato ai dispositivi medici, in particolare sulle PMI del settore dei fornitori ospedalieri. Ben 1.500 aziende sono oggi costrette ad affrontare un payback che va dal 30% al 100% del loro fatturato medio annuo e risultano, di fatto, a serio rischio fallimento. Queste sono composte per lo più da micro, piccole e medie imprese, con circa 12mila lavoratori a rischio licenziamento. Fifo ha analizzato i dati dell’intero comparto che conta complessivamente 6.386 aziende e circa 272mila addetti.

Riem: "Situazione allarmante a rischio miglia di posti di lavoro"

In una lettera inviata a deputati e senatori, il presidente Fifo Massimo Riem ha chiesto formalmente che venga superato il payback all’interno del Dl Energia. “I dati che emergono dallo studio - commenta Riem - evidenziano una situazione allarmante in particolar modo per le micro, piccole e medie imprese. Tutte queste sono le più danneggiate da questa norma che le mette in condizione, già in questa fase, di fatto, di portare i libri in tribunale e licenziare migliaia di lavoratori del comparto. Sono numeri drammatici, senza considerare che tutto il settore non è a conoscenza di quali saranno gli importi di payback per gli anni successivi al 2018. Una crisi economica e finanziaria che metterà in ginocchio anche chi non fallirà nell’immediato, con l’impossibilità di pianificazione e investimenti vitali per un settore strategico come quello sanitario. "Non abbiamo avuto neanche risposte dal Governo su cosa intendano fare per il futuro. Nonostante lo Stato abbia trovato 1 miliardo di coperture, condizionato alla rinuncia ai ricorsi al TAR, le aziende chiuderanno comunque".

"Abbiamo fatto appello - conclude Riem - innumerevoli volte alla classe politica, sottoponendo proposte e rendendoci disponibili in ogni caso al confronto, senza avere alcuna risposta. Ci spaventa che le aziende più sane, e con una storia decennale, siano quelle maggiormente penalizzate da questa normativa. E siamo profondamente delusi per il fatto che proprio questo Governo non abbia contezza della gravità della situazione per un patrimonio nazionale di imprese qualificate e competenti che, loro malgrado, saranno costrette ad abbandonare il mercato”.

"L'impatto del payback sulle imprese della filiera", l'indagine di Nomisma

Sono oltre 1.400 le aziende e 190mila i posti di lavoro che potrebbero essere a rischio per colpa della richiesta di payback sui dispositivi medici. È quanto rileva lo studio di Nomisma, commissionato da Pmi Sanità e Fifo Sanità Confcommercio, dal titolo "L'impatto del payback sulle imprese della filiera". L'indagine ha interessato un campione di 4mila società attive in tutta Italia, tra le quali molte ancora non hanno superato le difficoltà dovute alla recente congiuntura negativa.

Al 2021 un'azienda su otto risulta cessata, in liquidazione o in stato di  insolvenza, mentre una su tre risulta in stato di sofferenza, a seguito degli effetti della pandemia. A questa situazione così fragile va poi aggiunta la richiesta del payback, che colpirebbe circa 1.400 imprese, soprattutto le Pmi più fragili e meno capitalizzate che sarebbero chiamate a versare un importo pari a oltre un terzo dei margini lordi e oltre il 60% degli utili prodotti nell'ultimo esercizio. 

Secondo i dati Nomisma, infine, oltre ai rischi occupazionali e di erosione del gettito anche la rete di fornitura si assottiglierebbe riducendo le scelte a disposizione degli appaltatori, con possibili ripercussioni negative anche sui prezzi di acquisto.

Payback: imprenditori in piazza a Roma

Centinaia di imprenditori aderenti a Fifo Sanità Confcommercio e Pmi Sanità, in rappresentanza degli oltre 100mila addetti ai lavori del comparto, hanno manifestato in Piazza della Repubblica a Roma il 17 aprile scorso insieme ai loro dipendenti per manifestare contro il payback sui dispositivi medici. Secondo le due organizzazioni, la normativa mette a repentaglio il comparto delle forniture dei dispositivi medici e l'assistenza sanitaria pubblica. “Il Governo – recita una nota comune - ha chiesto alle aziende la rinuncia al Tar, ma questo toglierebbe l'ultimo pilastro di protezione alle aziende. "Le imprese restano chiuse per un giorno - ha dichiarato Massimo Riem, presidente di Fifo Sanità Confcommercio - per protestare contro quella che la Federazione ha definito una norma vessatoria. Oggi tutte queste persone sono qui perché il Governo continua a non ascoltare il nostro grido d'allarme".

"È un problema che riguarda tutta Italia, è per questo che sono arrivate persone da ogni Regione. Una catastrofe per le imprese che si troveranno costrette a chiudere, causando l'interruzione delle forniture di dispositivi medici. Mancheranno stent, valvole cardiache e dispositivi salvavita. Una cosa indegna per un Paese civile", ha aggiunto Riem.

Per Gennaro Broya de Lucia, presidente Pmi Sanità, "lavoro e salute sono i pilastri della nostra nazione. Le ultime due vere ricchezze. Cosa c'è di più importante per il Governo che distoglie risorse da questi due asset italiani? Abbiamo condiviso i dati preliminari dell'autorevole centro studi Nomisma, commissionato congiuntamente con Fifo, che evidenzia gli effetti distruttivi di questa svista normativa. Adesso è il momento di agire. Basta con le scuse, basta giocare con le nostre vite e le nostre libertà".

Payback, dal decreto bollette arriva oltre un miliardo

Il 28 marzo scorso il Consiglio dei Ministri ha stanziato circa 1,1 miliardi di euro in favore di Regioni e Province autonome per limitare l'impatto del payback dei dispositivi medici sulle aziende del settore (per le altre misure del decreto bollette leggi l'articolo dedicato).

Le aziende fornitrici di dispositivi medici dovranno adempiere all'obbligo di ripiano del superamento del tetto di spesa posto a loro carico per gli anni 2015, 2016, 2017 e 2018, effettuando i versamenti in favore delle singole regioni e province, entro il 30 aprile prossimo invece che entro il 31 gennaio come originariamente previsto. Lo ha disposto un decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 10 gennaio scorso.

Una notizia accolta con preoccupazione da Fifo Confcommercio: "Lo sconto sul totale delle richieste - ha detto il presidente Massimo Riem in una nota congiunta con Gennaro Broya de Lucia, presidente di Pmi Sanità - non solo lascia inalterato il rischio fallimento di un settore composto nel 95% da pmi, ma è anche condizionato alla rinuncia ai ricorsi al Tar. Una soluzione particolarmente penalizzante per le micro, piccole e medie imprese e che, di fatto, compromette la tenuta e la competitività del comparto dei dispositivi medici. Questo si sta traducendo in una crisi senza precedenti dell’intero Sistema Sanitario Nazionale, le cui cure al cittadino sono in serio pericolo".

"È assurdo che si pensi - ha proseguito Riem - di superare questa norma attraverso un mero sconto, oltretutto condizionato ad una presunta richiesta di rinuncia dei ricorsi al Tar. Per la stragrande maggioranza delle pmi questo sconto non comporterebbe alcun tipo di differenza sul piano economico e si troverebbe comunque costretta a fallire, mandando in tilt le forniture di dispositivi medici agli ospedali".

Il 25 gennaio scorso, una delegazione di Fifo Confcommercio-Aforp è stata ricevuta, a Palazzo Madama, dal presidente della Commissione Affari Sociali e Sanità, Francesco Zaffini, e dal Capogruppo di Fratelli d'Italia in Commissione, Ignazio Zullo. "L’incontro - ha commentato il presidente Fifo Sanita, Massimo Riemè avvenuto in una logica di proficua collaborazione. La sensazione è che ci sia una forte attenzione al tema da parte del Governo e delle forze politiche, con un interesse e una voglia a trovare la soluzione migliore. Resta un tema non facile da risolvibile, ma constatiamo una grande  apertura a lavorare insieme con l’obiettivo di tutelare tutte le PMI del nostro settore dei fornitori di dispositivi medici".

"L'ascolto di questo Governo - ha aggiunto la presidente Aforp, Grazia Guida - ci rende fiduciosi in una possibile soluzione del problema payback, per questa grande criticità che investe il nostro comparto e soprattutto per le PMI, che senza un adeguato provvedimento, vedrebbero svaniti anni di sacrifici e di investimenti e crollerebbe l'economia portante del nostro Paese. Noi continueremo a difendere i nostri diritti fino a raggiungere il risultato, che speriamo possa arrivare, coscienti che faremo fino in fondo la nostra parte".

Strumenti che potrebbero mancare negli ospedali in caso di stop forniture
Sterilizzatori
Prodotti per circolazione extracorporea
Protesi cardiache 
Valvole cardiache
Stent coronarici e cardiaci
Dispositivi protezione per radiologia e radioterapia
Protesi ortopediche
Stent vascolari
Dispositivi per traumatologia (ossa)
Ventilatori polmonari per rianimazioni, terapie intensive, reparti Covid 
Strumentario e ferri chirurgici
Disinfettanti e antisettici
Accessori per radioterapia
Camici monouso
Garze, bende e cerotti
Dispositivi per dialisi
Dispositivi salvavita
Dispositivi per pronto soccorso

 

NB. Tempi per stop alle forniture - Il lasso di tempo tra la chiusura delle imprese e la fornitura dei dispositivi può variare da pochi giorni a qualche settimana

 

La stima dell’impatto del payback 2015-2020 sulle imprese

dispositivi medici

Sulla base dei dati resi pubblici dalla Corte dei Conti (che, per quanto riguarda i tetti di spesa 2015-2020, ha ripreso quelli dei due Accordi Stato-Regioni sopracitati), FIFO ha stimato lo sforamento della spesa e il payback a carico delle imprese fornitrici del SSN.

La spesa è cresciuta nell’arco di tempo considerato del 18,3%, passando da 5,8 miliardi di euro nel 2015 a 6,8 nel 2020. Nell’ultimo anno, in particolare, la spesa è cresciuta del 7,3%, pari in valore assoluto a oltre 460 milioni di euro.

Dati i tetti lo sforamento complessivo è cresciuto nell’arco dei sei anni considerati sia in valore assoluto che in percentuale della spesa ammessa. Complessivamente il payback che le aziende sono tenute a pagare ammonterebbe alla cifra “monster” di 3,6 miliardi di euro, che confrontata alla spesa annua pubblica in dispositivi medici ne rappresenta ben oltre il 50%.

Sforamento nella spesa a livello nazionale e relativo al payback complessivo

Valori in milioni di euro e in %

  2015 2016 2017 2018 2019 2020
Tetto di spesa 4.800 4.856 4.925 4.962 5.011 5.261
Spesa effettiva 5.782 5.838 5.986 6.226 6.430 6.842
Sforamento (mln.euro) 1.041 1.052 1.105 1.287 1.419 1.642
Sforamento (in %) 21,7 21,7 22.4 25,9 28,3 31
Payback 416 474 553 643 710 821

Fonte: Elaborazioni FIFO Sanità su dati Corte dei Conti (2020, 2021) e Accordi Stato-Regioni 2019

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