Dispositivi medici, le imprese chiedono lo stop al payback

Dispositivi medici, le imprese chiedono lo stop al payback

Il payback sanitario è un meccanismo che impone alle aziende fornitrici di dispositivi medici di coprire parte dello sforamento dei tetti di spesa regionali. Il commento di Fifo Sanità Confcommercio.

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7 maggio 2025

Il payback sui dispositivi medici è un meccanismo di politica sanitaria che, in caso di superamento di un tetto di spesa regionale, impone alle aziende fornitrici di questi dispositivi di contribuire a ripianare parte dello sforamento dei tetti che le Ragioni stanziamo per questi prodotti.

Il 7 maggio 2025, il Tar del Lazio ha respinto i ricorsi presentati dalle aziende contro il payback sui dispositivi medici, confermando la sentenza della Corte costituzionale che aveva riconosciuto la legittimità della misura. Immediata la risposta di Fifo Sanità Confcommercio: "In assenza di un intervento immediato, saremo costretti a valutare lo stop delle forniture di dispositivi medici agli ospedali. Non possiamo garantire l'approvvigionamento di materiali essenziali quando lo Stato pretende di far pagare alle imprese miliardi di euro per inefficienze imputabili alle proprie Regioni. Solo l'Esecutivo ha ora la possibilità e il dovere di intervenire con urgenza per scongiurare questa crisi. Ci attendiamo risposte immediate e concrete dal tavolo ministeriale già attivato".

Con le sentenze n. 139 e n. 140 del 22 luglio 2024, la Corte Costituzionale aveva infatti già dichiarato legittimo il meccanismo del payback sui dispositivi medici, respingendo le questioni di incostituzionalità sollevate dal TAR Lazio in seguito a circa 2.000 ricorsi di aziende del settore. La Corte ha qualificato il payback come un “contributo di solidarietà” proporzionato e necessario per sostenere il Servizio Sanitario Nazionale in una situazione economico-finanziaria critica, che impedisce a Stato e Regioni di coprire interamente le spese sanitarie con risorse pubbliche.

"Un cerotto su un'emorragia che merita altri tipi di cure". Così il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti il 17 aprile scorso,in audizione davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, aveva definito il payaback. Dichiarazioni condivise anche da Fifo: "Esprimiamo pieno sostegno alle dichiarazioni del ministro. Le sue parole del ministro rappresentano un importante riconoscimento della posizione per cui il payback non solo non risolve i problemi strutturali della spesa sanitaria, ma deresponsabilizza le amministrazioni regionali che non gestiscono efficacemente i propri budget, scaricando sulle imprese le conseguenze di scelte gestionali inadeguate".

"Concordiamo pienamente con l'approccio indicato - ha aggiunto Belviso - che mira a replicare i modelli virtuosi di alcune Regioni. Risulta prioritario, infatti, superare definitivamente questo sistema e adottare soluzioni che promuovano l'efficienza gestionale e la razionalizzazione della spesa, senza penalizzare le imprese".

"Auspichiamo - ha concluso Belviso - che le dichiarazioni del ministro Giorgetti si traducano rapidamente in provvedimenti concreti per abrogare definitivamente il meccanismo del payback. Fifo Confcommercio  continuerà a portare il proprio contributo nei tavoli istituzionali già avviati presso il Ministero, collaborando insieme alle altre sigle sindacali per individuare soluzioni alternative e sostenibili per tutte le parti coinvolte".

La posizione di Fifo e Confcommercio sul tavolo tecnico del MEF

"La convocazione del tavolo tecnico al Ministero dell'Economia e delle Finanze per affrontare la questione payback dispositivi medici rappresenta un passo importante da parte del Governo, che dimostra la volontà politica di risolvere un vulnus normativo in grado di danneggiare in modo irreversibile imprese, Servizio sanitario nazionale e cittadini. Oggi (il 21 marzo scorso, ndr) abbiamo avviato un confronto costruttivo con tutte le parti coinvolte, ci auguriamo di arrivare velocemente a una soluzione condivisa che avvii un nuovo capitolo della strategia nazionale per i dispositivi medici". Così Fifo Confcommercio, Aforp, Confapi salute università ricerca, Confimi Industria Sanità, Confindustria dispositivi medici, Conflavoro, Pmi Sanità, Coordinamento filiera, convocate dal Mef alla prima riunione del tavolo sul payback dispositivi medici.

"Non agire tempestivamente - ribadiscono le sette sigle di rappresentanza  delle aziende - significa che un’impresa su cinque è a rischio fallimento  immediato. Non intervenire subito significa rinunciare a un'industria che genera un mercato, fatto di tecnologie innovative di piccole, medie e grandi imprese, tutte coinvolte e ostacolate dal peso di una tassazione che toglie risorse a investimenti, sviluppo e produttività nel nostro Paese. Siamo convinti che Governo e Regioni siano ben consapevoli di queste catastrofiche conseguenze e ci auguriamo comprendano l'urgenza di definire una governance del settore che superi il payback e preveda tetti di spesa adeguati; una visione sistemica del comparto che comprenda a pieno le problematiche industriali; una programmazione sanitaria per garantire l'allocazione efficiente delle risorse; un sistema che garantisca l'accesso rapido alle innovazioni a beneficio dei pazienti".

L’allarme delle imprese: “Una su cinque a rischio fallimento”

Un grave allarme arriva dal mondo delle piccole e medie imprese che operano nel settore dei dispositivi medici. Secondo Sveva Belviso, presidente della Fifo (Federazione Italiana Fornitori Ospedalieri) Sanità Confcommercio, ben 1.500 pmi potrebbero rischiare il fallimento a causa delle conseguenze del sistema del payback. Questo scenario potrebbe mettere a repentaglio migliaia di posti di lavoro e avere un impatto devastante sull'intero indotto.

Il 25 febbraio scorso il Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) è stato chiamato a esprimersi sulla questione, con una decisione che potrebbe determinare il futuro del comparto. Belviso ha sottolineato la speranza che la Giustizia amministrativa possa porre rimedio a "gravi mancanze da parte delle istituzioni", che non sono riuscite a fronteggiare quella che è ormai considerata un’emergenza nazionale. "Nel frattempo, mentre il Governo continua a procrastinare, un settore strategico per la sanità italiana è vicino al collasso", ha aggiunto Belviso, evidenziando il rischio che il sistema sanitario nazionale subisca danni irreparabili se non si interviene con urgenza. Concludendo, l'esponente Fifo ha chiesto al Tar di adottare una decisione che tuteli l'interesse collettivo e ponga fine a una normativa che, a suo dire, minaccia seriamente l'intero sistema di approvvigionamento dei dispositivi medici in Italia.

La Consulta dice sì al payback: lo sconcerto del settore

Con due sentenze (n. 139 e n. 140), la Corte Costituzionale ha confermato il 22 luglio 2024 la legittimità costituzionale di fondo del payback, il meccanismo che impone alle aziende che riforniscono di dispositivi medicali le Regioni e i loro sistemi sanitari di concorrere allo sforamento dei tetti di spesa. La questione di legittimità costituzionale del payback era stata sollevata da una sentenza del Tar del Lazio dello scorso 24 novembre e da allora la palla era passata direttamente alla Consulta, alla quale spetta l’ultima parola. Ebbene, secondo la Corte, il meccanismo del payback sui dispositivi medici “presenta diverse criticità, ma non risulta irragionevole in riferimento all’articolo 41 della Costituzione”, quanto al periodo 2015-2018.

“La sentenza della Consulta ci lascia sbigottiti. Gli errori della classe politica non dovrebbero mai ricadere su imprese e lavoratori: il payback genererà una crisi senza precedenti da un punto di vista economico, occupazionale e sanitario. Secondo lo studio Nomisma commissionato da Fifo Sanità – commenta Sveva Belviso, presidente di Fifo Sanità, aderente  a Confcommercio - rischiano il fallimento oltre 1.400 aziende e il licenziamento 190mila addetti ai lavori. Verrà meno una gran parte della fornitura agli ospedali di dispositivi medici anche salvavita come stent, valvole cardiache e quant’altro. Ci chiediamo come il personale sanitario riuscirà a garantire le regolari cure ai cittadini negli ospedali”.

“È urgente un confronto con il Governo Meloni per risolvere una situazione che sta precipitando. Da anni, ancor prima dell’uscita dei decreti attuativi del Governo Draghi, abbiamo chiesto con forza l’istituzione di tavoli tecnici per definire una strategia di superamento del payback, ma, nonostante i nostri sforzi sia a livello nazionale che regionale, nessuna parte politica ha preso seriamente in considerazione l’emergenza del nostro settore".

"Oggi - ha concluso la presidente Belviso - si chiedono 1,2 miliardi alle imprese su bilanci già chiusi in forma retroattiva per gli sforamenti delle Regioni maturati fino al 2018 e altri miliardi per gli anni successivi. Ci sono aziende che hanno un payback di oltre il 100% del proprio fatturato: l’unica soluzione per queste sarà portare i libri in tribunale e lasciare a casa migliaia di lavoratori con gravi danni per le forniture di dispositivi medici agli ospedali. Non ci fermeremo, perché non abbiamo alternative. Per questo, qualora le istituzioni continuassero ad ignorarci, valuteremo nell’immediato con i vertici della Federazione, le imprese e i nostri legali un’interruzione delle forniture di dispositivi medici a livello nazionale”.

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