L'aumento dell'Iva divide politica e parti sociali

L'aumento dell'Iva divide politica e parti sociali

Tra i possibili 'miglioramenti' alla manovra d'agosto spicca la proposta di aumentare di un punto tutte le aliquota Iva. No dalle imprese del turismo, dei servizi e della GDO. Sì di Confindustria, Cisl e Uil.

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22 agosto 2011

Tra i possibili 'miglioramenti' alla manovra d'agosto spicca la proposta di aumentare di un punto tutte le aliquota Iva, spesso associata al contemporaneo innalzamento della soglia di reddito oltre la quale applicare il contributo di solidarietà. E' una proposta che Confcommercio (vedi allegato, ndr) giudica con estrema severità, e con lei tutte le imprese del turismo, dei servizi, della grande disatribuzione associate o meno (sulla stessa parte della barricata c'è, ad esempio, oltre a Confesercenti, Federalimentare). Di diverso avviso è Confindustria, favorevole a un innalzamento dell'1% dell'Iva fatta salva l'aliquota minima del 4% sui generi di prima necessità. Si tratterebbe di un ritocco, dicono gli industriali, che farebbe recuperare risorse strutturali per ridurre le tasse sul lavoro. La riflessione su costi e benefici di una aumento dell'Iva vede favorevoli Cisl e Uil (per Luigi
Angeletti andrebbe bene un leggero incremento sui prodotti di lusso, mentre Raffaele Bonanni la inserisce tra le misure in grado di apportare una maggiore equità) e parti della maggioranza (lo stesso sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto). Scettico, invece, il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: ''sull'Iva non ho preclusioni di principio: ma è già la più alta d'Europa e il rischio di inflazione è alto".

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