Sangalli: "Parola d'ordine, normalità"
Sangalli: "Parola d'ordine, normalità"
Editoriale del presidente di Confcommercio su Economy. "Poniamoci come priorità del tessuto produttivo fino alla ripartenza".
Non lo possiamo dire con sicurezza per mancanza di dati ufficiali, ma per trovare un anno peggiore del 2020, sotto il profilo economico, bisogna risalire più o meno al 1944. Lo scorso anno, causa pandemia, i consumi sono crollati di 120 miliardi rispetto al 2019, qualcosa come 2.000 euro a testa se consideriamo anche i mancati acquisti degli stranieri in Italia. Altri nostri partner europei hanno patito perdite analoghe, ma non è possibile fare raffronti. C'è, infatti, una differenza che spesso dimentichiamo, simile a quella che distingue gli effetti di una malattia che colpisce un organismo forte rispetto alla stessa patologia che attacca un organismo debole. L'Italia è quello debole, visto che negli ultimi venti anni il nostro Pil pro capite reale si è ridotto, mentre nell'eurozona è cresciuto a ritmi sostenuti. E non è solo un problema di "numeri", perché dietro queste abissali distanze ci sono milioni di cittadini, soprattutto giovani, in difficoltà e incerti sul proprio futuro.
C'è poi il drammatico crollo dei consumi, -10,8% l'anno scorso, determinato essenzialmente da tre cause: ripetuti lockdown, di cui uno totale di tre mesi, riduzione di reddito disponibile e aumento del risparmio precauzionale delle famiglie per una sempre maggiore incertezza economica. Dato che questa catastrofe a livello globale è stata provocata dalla pandemia ci si aspetta che, non appena sarà finita, gli italiani torneranno a spendere anche quell'eccesso di risparmio cui ho appena accennato, così come ci auguriamo un massiccio ritorno di turisti nel nostro Paese. Detto questo, è evidente che oggi le priorità sono due. Il contrasto al Covid-19, e il Presidente Draghi appare deciso ad accelerare il piano di vaccinazione, e la difesa del tessuto produttivo che deve resistere fino al momento della ripartenza, anche se, in alcuni casi, i danni della pandemia potrebbero essere purtroppo irreversibili. Per questo, una delle prime misure da mettere in campo al più presto è un vero e grande piano di indennizzi rapportati alle perdite subite dalle imprese nell'intero 2020. Intervento, questo, indispensabile per superare uno dei maggiori ostacoli alla ripresa nell'anno in corso e cioè la concentrazione della caduta verticale dei consumi per alcuni importanti settori: commercio non alimentare, in particolare vestiario e calzature, trasporti, ricreazione, spettacoli, convivialità e cultura, alberghi, bar, ristoranti e viaggi. E vengo al "capitolo" turismo.
La forza della filiera turistica ha sostenuto sempre più il nostro Pil, anche attraverso la voce "servizi" della bilancia dei pagamenti. È arrivata l'ora — non più rinviabile - di preparare un ampio piano strategico sul turismo in vista del ritorno alla normalità. Perché, se è vero che la manifattura ha contribuito ad evitare un calo a doppia cifra del Pil nel 2020, il terziario di mercato, e il turismo in particolare, possono e devono essere i protagonisti della ripresa e di una crescita robusta e duratura. Intanto il 2021 si è aperto peggio delle aspettative, con un primo trimestre ancora debole. Poi, molto dipenderà dalla capacità di cominciare a riformare la nostra economia con l'accompagnamento dei necessari investimenti. Voglio ricordare che sarà difficile raggiungere l'obiettivo del 6% di crescita che aveva previsto il precedente governo. Ci aspetta, dunque, una ripresa tutta in salita che va costruita con coraggio e determinazione. Sono, dunque, indispensabili le riforme mai realizzate, a cominciare da quella del sistema tributario per ridurre e semplificare le tasse. E poi più investimenti per rilanciare la crescita e più Europa. Perché l'opportunità che abbiamo di programmare un futuro diverso è proprio quella di usare al meglio i fondi della Next Generation Eu. Non dimentichiamolo.