Intervento di Adalberto Corsi agli Stati Generali Confcommercio "Anzitutto l'Italia"

Intervento di Adalberto Corsi agli Stati Generali Confcommercio "Anzitutto l'Italia"

Presidente di F.N.A.A.R.C.

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25 ottobre 2011

Sono Adalberto Corsi, Presidente Nazionale della F.N.A.A.R.C., l’organizzazione che rappresenta i 220 mila agenti di commercio italiani, i quali movimentano più del 65% del Prodotto Interno Lordo. In poche parole vi riporto le conseguenze della crisi sulla nostra categoria.

La crisi ci ha colpito sia in modo diretto, sia in modo trasversale.

In modo diretto perché in un momento di difficoltà, che dura ormai dal 2008 e del quale non vediamo la fine, una larghissima parte dei consumatori ha ridotto le proprie spese. Per noi questo vuol dire meno ordini, meno provvigioni, meno reddito. Ricordo solo l’esempio di qualche bene durevole (autovetture e macchinari industriali), le cui vendite sono calate fino al 30%. A questo si sono aggiunte due manovre molto pesanti (luglio e settembre 2011) che hanno sottratto al consumo altri 70 miliardi di euro, e quindi per altri 70 miliardi non vi saranno ordini, non vi saranno provvigioni, non vi sarà reddito per gli agenti di commercio. (siamo in attesa di valutare i contenuti e gli effetti della ormai prossima terza manovra).

Nel contempo vi sono provvedimenti che ci colpiscono in via trasversale, ma che incidono pesantemente sul nostro lavoro. In primis l’aumento dell’IVA che non è certo l’1% fissato dalla legge, ma che incide sul consumo finale in misura molto più alta. Poi vi sono gli aumenti dei carburanti, alcuni già “a regime”, altri in vigore dal prossimo 1° gennaio attraverso un aumento delle accise. Questo per noi è molto penalizzante perché l’auto è il nostro mezzo di lavoro e la percorrenza media è di 50 mila chilometri, con punte di 90/100 mila. Si aggiungono poi altri costi d’impresa, tutti aumentati, che sono i pedaggi autostradali, le assicurazioni, la ristorazione, etc.

Vi è poi il problema del credito, sempre più difficile da ottenere a costi ragionevoli; non abbiamo bisogno di grandissime cifre, ma solo di un piccolo “polmone finanziario” che ci permetta di superare qualche periodo critico (ad esempio il pagamento delle imposte), dal momento che non sempre le provvigioni ci vengono corrisposte con regolarità.

È stato poi introdotto per gli agenti di commercio che operano in forma individuale un “costo di causa”, vale a dire il pagamento di una cifra forfettaria (in funzione del valore della vertenza) per iniziare la causa. Questo ci penalizza molto perché è già difficile ottenere le nostre provvigioni, ed ora diventa pure oneroso in caso di ricorso alla Magistratura.

Infine siamo colpiti dall’inasprimento del rapporto tra fisco e contribuente, che in particolare nel caso della piccola impresa (più del 90% dei 220 mila agenti di commercio italiani), parte da una “presunzione di colpa”, addossando al contribuente l’onere di dimostrare la propria correttezza fiscale della prova, stravolgendo così quel rapporto di parità che dovrebbe esistere fra le istituzioni fiscali e la piccola impresa, tanto sbandierata dal Ministro Tremonti.

Tutto quanto ho ricordato non solo crea forti elementi di difficoltà per il nostro lavoro, ma spesso mette a rischio la stessa sopravvivenza di una larga parte degli agenti di commercio, la cui funzione è indispensabile nella filiera distributiva per l’economia del nostro Paese.

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