Burocrazia e Pmi

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29 gennaio 2009

Logo prima settimana europea delle PMI (2009)

Premessa

La strategia di Lisbona ha posto agli Stati Membri l’obiettivo di ridurre del 25% gli oneri a carico di cittadini e imprese entro il 2012. Secondo le stime del Ministero per l’Innovazione, ciò porterebbe ad un risparmio di quasi 31 miliardi, pari all’1,7 % del PIL. In questo modo si avrebbero ricadute positive per la crescita e la competitività del nostro sistema imprenditoriale, in particolare delle piccole e medie imprese penalizzate più delle grandi dal peso dei costi amministrativi.

Secondo una ricerca Confcommercio-Censis (“L’impresa di fare impresa” – 2006) i costi di avvio per un’impresa italiana sono 17 volte superiori a quelli di una inglese e 11 di una francese; per ottenere le autorizzazioni per costruire un magazzino bisogna espletare 17 pratiche, aspettare mediamente 284 giorni (negli Stati Uniti ne bastano 69) e spendere oltre 34 mila euro (il triplo rispetto alla Spagna); per pagare poi imposte e contributi, divisi in 15 diversi versamenti nel corso dell’anno, il titolare di un’impresa italiana perde complessivamente 360 ore, contro le 203 della media Ocse.

Il processo di  semplificazione in atto

Alcune delle ultime iniziative avviate in Italia sulla scia della strategia di Lisbona risalgono o sono, comunque, riconducibili a quanto fatto, negli anni passati, dai vari Governi succedutisi alla guida del Paese. Aspetto che testimonia come la semplificazione sia un’esigenza politica “bipartisan”, oltre che obiettivo primario per il sistema produttivo.

Digitalizzazione delle procedure amministrative, dematerializzazione dei documenti e loro conservazione sostitutiva, firma digitale, posta elettronica certificata, libro unico del lavoro, Comunicazione Unica per l’avvio di impresa e Sportello Unico, come referente esclusivo per tutte le pratiche necessarie per intraprendere e sviluppare un’attività imprenditoriale: queste le innovazioni legislative destinate ad avere un diretto impatto sull’attività delle imprese, al pari delle semplificazioni recentemente introdotte in materia di privacy e di sicurezza sul lavoro.

La prima semplificazione è l’abrogazione del superfluo

Nell’affrontare il tema della semplificazione, strettamente connesso a quello della modernizzazione della pubblica amministrazione, va evidenziata la necessità di operare una complessiva riduzione dell’output pubblico. Occorre abrogare il superfluo e concentrare energie e risorse nella valorizzazione dell’effettiva mission di ciascuna Amministrazione, evitando di impiegare risorse umane e finanziarie in servizi o procedimenti inutili per cittadini e imprese.

In questa direzione vanno l’articolo 24 del decreto legge 112/08 (manovra estiva), che, rifacendosi alla legge di semplificazione del 2005, ha eliminato dall’ordinamento circa 3000 atti legislativi, e gli articoli 25 e 26 finalizzati a “tagliare” enti ed oneri amministrativi non più necessari.

I Sistemi di  valutazione delle organizzazioni pubbliche: misurare per semplificare

Come indicato anche dalla Commissione Europea nello Small Business Act, vanno verificate nel tempo efficacia e peso di nuovi o maggiori oneri amministrativi per le imprese. Le normative e le politiche delle amministrazioni devono, infatti, considerare le esigenze della grande maggioranza dei soggetti cui sono destinate.

Coerente con questo principio è l’impegno per la misurazione degli oneri amministrativi derivanti da obblighi informativi. Compito affidato al Dipartimento per la funzione pubblica che, dopo un avvio difficoltoso, ha ora intrapreso un percorso positivo, grazie anche alla collaborazione delle organizzazioni di categoria, che ha già portato ad alcune delle semplificazioni cui si è fatto cenno.

Riorganizzazione delle PA: la collaborazione con le Associazioni di categoria e la delega di funzioni amministrative non discrezionali ai privati

Confcommercio sostiene da tempo di delegare funzioni amministrative non discrezionali ai privati. Un orientamento in linea con la reimpostazione dei servizi della PA, attraverso convenzioni con altri attori presenti sul territorio, come previsto dal Piano recentemente presentato dal Ministro Brunetta.

Una prima attuazione si trova nel progetto Reti Amiche che, per quanto riguarda il settore distributivo, vede coinvolte le oltre 50 mila tabaccherie diffuse sul territorio e potrebbe prossimamente interessare altre “reti” del sistema Confcommercio.

Con l’articolo 38 del decreto legge 112/08, in attuazione del principio comunitario contenuto nella direttiva servizi, per la prima volta viene  individuato lo Sportello Unico per l’Attività Produttiva (SUAP) come solo punto di contatto tra imprese e PA. Inoltre, si consente espressamente la delega di funzioni amministrative non discrezionali a soggetti privati accreditati (Agenzia per le imprese).

Sotto questo profilo Confcommercio vanta già da molti anni l’innovativa esperienza dei Cat, i Centri Assistenza Tecnica istituiti dall’articolo 23 del decreto legislativo 114/98 di riforma del commercio, che rivestono un ruolo di cerniera tra imprese e Pubbliche Amministrazioni locali. Un ruolo  fortemente apprezzato da queste ultime che così possono conservare la gestione e la titolarità dei procedimenti amministrativi, sgravandosi al tempo stesso di un’onerosa parte istruttoria. In una logica che, da un lato, risponde al principio di sussidiarietà orizzontale da tutti condiviso e, dall’altro, riafferma il ruolo delle organizzazioni di categoria come intermediari tra imprese e PA, anche nell’era digitale.

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