I saldi invernali chiudono in calo ma crescono le vendite con pagamenti digitali

I saldi invernali chiudono in calo ma crescono le vendite con pagamenti digitali

A febbraio le vendite sono scese del 4,6% rispetto a un anno fa (a gennaio il "rosso" è stato pari al -4,5%), e circa un’azienda su due ha chiuso la stagione con un segno negativoFederazione Moda Italia: "Carovita e temperature miti tra le cause principali". 

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13 marzo 2024

"La stagione dei saldi invernali non ha raggiunto i risultati sperati". Questo il laconico commento di Federazione Moda Italia: "a febbraio- si legge in una nota - le vendite sono calate del 4,6% rispetto a un anno fa (a gennaio il calo è stato pari al -4,5%), e circa un’azienda su due ha chiuso la stagione con un segno negativo. Fra le cause di questa flessione c’è il carovita, che porta gli italiani a cercare occasioni vantaggiose tutto l’anno senza attendere i saldi, ma anche le temperature più miti, che riducono l’esigenza di acquistare capi invernali. Nonostante il rallentamento complessivo, crescono le vendite effettuate attraverso strumenti di pagamento digitali, segno che il cashless può essere una leva importante per rispondere alle nuove abitudini dei clienti, offrire loro un’esperienza d’acquisto in negozio più soddisfacente ed essere più attrattivi sul mercato". "Fra gennaio e marzo le transazioni senza contanti nei negozi di abbigliamento crescono del +10% rispetto all’anno precedente, mentre il valore dello scontrino medio cashless - indicatore di una sempre maggiore diffusione dei pagamenti con carta anche per spese di piccoli importi - scende in tutta Italia del -3%, arrivando a 56,8 euro"

 

 

La stagione dei saldi invernali

 

Il 3 gennaio in Valle d’Aosta si è alzato il sipario sulla stagione dei saldi invernali, poi partiti dal 5 in tutte le altre regioni. Saranno 15,8 milioni le famiglie che si dedicheranno allo shopping scontato e ogni persona spenderà circa 137 euro, per un giro di affari di 4,8 miliardi di euro.

Ma come sta andando? Dopo il calo medio del 4,5% fatto registrare a gennaio, anche a febbraio si è registrato un risultato negativo (-4,6%) rispetto allo stesso mese dello scorso anno secondo il monitoraggio effettuato da Federazione Moda Italia-Confcommercio. Il 49% delle imprese ha registrato una diminuzione delle vendite, il 26% una crescita e il 25% una stabilità.

Per il presidente Giulio Felloni “neanche i saldi di febbraio, con le percentuali di sconto più elevate, sono riusciti a invertire il trend dei consumi nel settore moda che registrano una flessione di 216 milioni di euro sull’obiettivo stimato di 4,8 miliardi. Pur in una situazione complicata, non dobbiamo cercare alibi. Siamo imprenditori e vogliamo lavorare, competere, continuare a garantire il mantenimento dei posti di lavoro e nuova occupazione, far crescere il prodotto interno lordo, rendere – con le nostre vetrine e le nostre luci - più attrattivi, belli e sicuri i nostri centri, le nostre vie e piazze. È fondamentale intervenire rapidamente e adottare strategie per rimanere competitivi sul mercato anche attraverso una formazione mirata”.

“Siamo convinti – prosegue Felloni – che la stretta relazione tra sostenibilità ambientale, economica e sociale possa rappresentare una chiave di ripresa e sviluppo del settore. Invitiamo i consumatori a prestare particolare attenzione, nelle scelte di acquisto, alla qualità, ai processi di produzione e alla responsabilità sociale delle aziende nella catena di approvvigionamento perché ad un prodotto di qualità corrisponde un prezzo congruo che è determinato anche dalle ore di lavoro regolarmente pagate nel rispetto dei contratti di lavoro, delle norme sulla salute degli addetti e sulla salubrità dei luoghi di lavoro. E tutto questo ha un costo per cui Federazione Moda Italia ha evidenziato al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, all’incontro del Tavolo della Moda, l’urgenza di un intervento del Governo in risposta alle istanze del settore. In particolare abbiamo richiesto l’introduzione di un ‘bonus moda’ per incoraggiare pratiche sostenibili non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale e contrastare, sulla stregua di quanto sta accadendo anche in Francia, gli effetti distorsivi di quel fast fashion che non solo popola ed attrae consumi veloci sul web, ma è anche sempre più presente nelle nostre città”.

“Ai nostri fornitori – conclude Felloni – chiediamo di lavorare insieme per trovare soluzioni comuni riguardo ai pagamenti, alla disponibilità della merce e ai tempi di consegna dei prodotti, considerando che il fashion retail non potrà più sostenere nell’immediato futuro marginalità ridotte, tassazione elevata e affitti onerosi. È quanto mai indifferibile un accordo di filiera”.

 

Federmoda: "maggiore attenzione ai negozi di vicinato"

Come è emerso dall'indagine dell'Ufficio Studi sulle città e demografia d'impresa, negli ultimi 10 anni la moda ha perso il 25,5% dei negozi nei nostri centri, vie e piazze. Una situazione molto complicata, ha aggiunto Federazione Moda Italia, per i negozi di prossimità e, di conseguenza, un grave disagio per la vivibilità delle città e dei centri storici. Lo scorso 6 febbraio, negli incontri al Ministero della Cultura e al Tavolo della Moda del Ministero dell’Imprese e del Made in Italy sulla valorizzazione, promozione e tutela del Made in Italy, la Federazione ha sottolineato il ruolo fondamentale dei negozi di moda in cui convivono, in modo virtuoso, professionalità, qualità ed anche ricerca nel fare commercio in modo innovativo.

"La sfida per il futuro - ha commentato il presidente Giulio Felloni - è quella di coinvolgere istituzioni, fornitori e negozi retail in un progetto di filiera. Abbiamo così avanzato le nostre proposte per una detrazione d’imposta sulla dichiarazione dei redditi sull’acquisto di prodotti di moda Made in Italy e sostenibili; un bonus moda per incentivare la consegna di un prodotto usato nei negozi di prossimità per l’acquisto di un prodotto nuovo; l’introduzione della cedolare secca sugli affitti commerciali condizionata all’obbligo di una congrua riduzione dei canoni di affitto a seguito di specifico accordo tra locatore e conduttore; un sostegno al passaggio  generazionale nei negozi di moda; l’inserimento dei negozi e botteghe storici della moda nell’albo delle imprese culturali e creative".

Consigli per gli acquisti

1. Cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (Art. 129 e ss. D.lgs. 6 settembre 2005, n. 206, Codice del Consumo). In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato (art. 135 bis del D.Lgs. 206/2005 – Codice del Consumo). Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto. Per gli acquisti online i cambi o la rescissione del contratto sono sempre consentiti entro 14 giorni dalla ricezione del prodotto indipendentemente dalla presenza di difetti, fatta eccezione per i prodotti su misura o personalizzati (artt. 52 e ss. del D.Lgs. 206/2005 – Codice del Consumo).

2. Prova dei capi: non c’è obbligo. E’ rimesso alla discrezionalità del negoziante.

3. Pagamenti: le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante e vanno favoriti i pagamenti cashless.

4. Prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo.

5. Indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e, generalmente, il prezzo finale. In tutto il periodo dei saldi il prezzo iniziale sarà il prezzo più basso applicato alla generalità dei consumatori nei 30 giorni antecedenti l’inizio dei saldi (Art. 17 bis D.Lgs. 206/2005 – Codice del Consumo introdotto dal D.Lgs. n. 26/2023 di recepimento della Direttiva UE «Omnibus»).

Confcommercio segnala, inoltre, le varie iniziative promosse sull’intero territorio nazionale da Federazione Moda Italia come “Saldi Chiari e Sicuri”, “Saldi Trasparenti”, “Saldi Tranquilli”.

IL CALENDARIO 

SALDI INVERNALI 2024

REGIONI

PERIODO SALDI

ABRUZZO

05/01/202 per 60gg.

BASILICATA

05/01/2024 per 60gg

CALABRIA

05/01/2024 - 06/03/2024

CAMPANIA

05/01/2024 per 60gg.

EMILIA ROMAGNA

05/01/2024-04/03/2024 per 60gg.

FRIULI VENEZIA GIULIA

05/01/2024 – 31/03/2024

LAZIO

05/01/2024 per 6 sett.

LIGURIA

05/01/2024 – 18.02.2024 per 45 gg.

LOMBARDIA

05/01/2024 - 04/03/2024 per 60gg.

MARCHE

05/01/2024 – 01/03/2024

MOLISE

05/01/2024 per 60gg.

PIEMONTE

05/01/2024 per 8 sett.

PUGLIA

05/01/2024-28/02/2024

SARDEGNA

05/01/2024 per 60gg.

SICILIA

05/01/2024 – 15/03/2024

TOSCANA

05/01/2024 per 60gg.

UMBRIA

05/01/2024 – 05/03/2024

VALLE D’AOSTA

03/01/2024 – 31/03/2023 per  60gg.

VENETO

05/01/2024 – 28/02/2024

ALTO ADIGE 

I saldi invernali inizieranno nella maggior parte dei comuni dell’Alto Adige sabato 13 gennaio e terminano sabato 10 febbraio 2024. Nei comuni turistici i saldi invernali inizieranno sabato 24 febbraio e terminano sabato 23 marzo 2024.

TRENTO

Trento e Provincia:  per 60 gg.  I commercianti determinano liberamente i periodi in cui effettuare i saldi  

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