Consumi al palo, si spende meno per casa e vestiti

Consumi al palo, si spende meno per casa e vestiti

Dai dati dall'Annuario statistico Istat relativi al 2011 emerge una sostanziale stabilità in termini reali della spesa per consumi delle famiglie, pari a 2.488 euro.

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18 dicembre 2012

Consumi delle famiglie italiane al palo: nel 2011 sono infatti rimasti sostanzialmente invariati, mentre si spende sempre meno per l'abbigliamento e per la casa. E' quanto emerge dall'Annuario statistico dell'Istat. "L'indagine sui consumi delle famiglie condotta dall'Istat nel 2011 su un campione rappresentativo delle famiglie residenti, mostra come il livello di consumo totale rimanga sostanzialmente invariato rispetto al 2010: la spesa media mensile è infatti pari a 2.488 euro, circa 35 euro in più dell'anno precedente (+1,4%). Poiché tale aumento incorpora sia la dinamica
inflazionistica (che nel 2011, in base all'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, è risultata in media pari al 2,8%) sia la crescita del valore del fitto figurativo (+2,1%), ne consegue una sostanziale stabilità in termini reali della spesa per consumi delle famiglie". Nel 2011, la spesa per generi alimentari e bevande è pari a 477 euro, circa 11 euro in più rispetto al 2010, essenzialmente per effetto della sostenuta dinamica inflazionistica che ha caratterizzato queste voci di spesa. Tra le spese alimentari, cresce l'acquisto di carne (+3,3%) che si conferma ancora la spesa più alta (rappresenta il 4,6% della spesa totale e il 23,7% di quella alimentare); aumenta del 2% la spesa per latte, formaggi e uova e del 5,3% quella per zucchero, caffè e altro. Le spese familiari per beni e servizi non alimentari passano, tra il 2010 e il 2011, da 1.987 euro mensili a 2.011 euro. Diminuiscono del 5,9% le spese per abbigliamento e calzature: da 142 euro del 2010 a 134 euro del 2011 (la quota di spesa passa dal 5,8% del 2010 al 5,4 del 2011). Si riduce la quota di spesa per arredamenti, elettrodomestici e servizi per la casa (dal 5,4% del 2010 al 5,1 del 2011) scendendo da 132 euro mensili a 128. Si riduce, inoltre, la quota relativa al tempo libero e alla cultura (dal 4,4% al 4,2), a seguito della diminuzione delle spese per divertimenti, hobby, cinema, teatro e abbonamenti a giornali e riviste, e, in misura minore, la quota per altri beni e servizi (dal 10,3% al 10,2 ); in quest'ultimo caso si tratta in particolare di spese per viaggi, onorari di professionisti e assicurazioni sanitarie e sulla vita. Crescono, anche per effetto dell'aumento dei prezzi, le spese per l'abitazione (+3,3%) e per trasporti (+4,4%).

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