Convegno su cultura previdenziale - un anno di impegno

Convegno su cultura previdenziale - un anno di impegno

Milano, 5 maggio 2011

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12 luglio 2011
Macro Carrier

Innanzitutto desidero ringraziare gli organizzatori per l’invito e per l’organizzazione di questo importante incontro.

Perché è oggi evidente la necessità di uno sforzo ulteriore, da parte di tutti, per una migliore conoscenza e diffusione della cultura della previdenza, come peraltro recita il titolo del convegno.

Il tema di un’informazione capillare, puntuale ed imparziale diventa, dunque, un requisito fondamentale per supportare con successo un processo che implica scelte consapevoli da parte dei lavoratori. Questi ultimi devono, infatti, essere in grado di valutare e determinare con cognizione di causa il proprio futuro pensionistico.

Sappiamo quanto sia importante e fondamentale, soprattutto in tempi difficili, mantenere stretta la relazione tra l’attività d’impresa ed i lavoratori, per una ripartenza economica più forte e decisa. E’ questa la filosofia di una società attiva, che, tanto alle imprese quanto ai lavoratori, chiede ed offre responsabilità e tutele moderne legate alla propria attività, capaci di colmare le lacune di un sistema pubblico oramai oberato e con risorse sempre più contingentate.

In materia previdenziale, da molti anni, gli interventi normativi sono stati caratterizzati dalla tendenza al ridimensionamento della previdenza obbligatoria pubblica ed alla creazione di un secondo pilastro, seppure su base  volontaria, rappresentato dalla previdenza complementare.

Uno strumento prezioso per la costruzione di un welfare più moderno, più “attivo”, per offrire, tramite prestazioni pensionistiche aggiuntive, un valido sistema di protezione sociale.

Si tratta di un processo ineludibile di razionalizzazione del nostro sistema di tutele sociali in linea con quanto avvenuto, da tempo, in altri Paesi europei.

Per assicurare, in altre parole, ai lavoratori di oggi, soprattutto ai più giovani, il mantenimento in futuro di un livello di vita simile a quello raggiunto nel corso dell’attività lavorativa.

Del resto, la disponibilità per i lavoratori di una gamma di coperture ben diverse da quelle del passato, è il risultato inevitabile di una società che è profondamente cambiata in termini demografici e di struttura sociale.

Nel corso del tempo i profondi cambiamenti apportati al sistema di Welfare sono stati accompagnati da una certa indifferenza da parte dei lavoratori, in quanto fortemente condizionati dai modelli pensionistici del passato.

L’adesione alla previdenza complementare riguarda, infatti, una percentuale ancora inadeguata di lavoratori dipendenti.

Per non parlare, poi, della situazione del lavoro autonomo, nel cui ambito le coperture integrative sono del tutto marginali o inesistenti, nonostante si tratti di figure professionali alle quali il sistema pensionistico italiano garantisce e garantirà prestazioni più basse.

Criticità diverse sul versante delle imprese che, anche alla luce della difficile situazione economica, rischiano di acuirsi.  Infatti, il nuovo modello previdenziale, basato sui due pilastri, avrebbe dovuto essere accompagnato da una diversa modulazione del costo del lavoro per limitare i relativi oneri a carico delle imprese.

In ogni caso, le novità nel settore del Welfare, che hanno, di fatto, eliminato il monopolio pubblico della previdenza, dovrebbero essere sostenute con misure più incisive ed idonee a favorire un maggior livello di consapevolezza da parte dei lavoratori.

A fronte di una normativa ineccepibile in termini di garanzia per gli iscritti, di tutela e di misure di salvaguardia delle posizioni previdenziali, non si è, infatti, riusciti a veicolare una “convincente” informazione verso i potenziali destinatari.

In questo senso riteniamo che  oggi non si possa prescindere dalla valorizzazione dei fondi di origine contrattuale. Perché non si può perdere di vista la peculiarità e la finalità sociale propria della previdenza integrativa che nasce dalla contrattazione collettiva. Né si può dimenticare che le risorse stanziate da imprese e lavoratori sono destinate per legge a compensare la riduzione della tutela obbligatoria e non possono, quindi, essere considerate alla stregua di un semplice strumento finanziario.

Confcommercio si è, pertanto, impegnata, e continua a prodigarsi in un’azione di sensibilizzazione per favorire sia l’effettivo decollo della previdenza complementare che la più ampia adesione possibile ai fondi pensione. Nello specifico, ricordo che il nostro Fondo di categoria, Fon.Te, di cui proprio nei giorni scorsi abbiamo celebrato il decennale, può già contare su un considerevole numero di iscritti.

Ciò anche grazie a positive relazioni sindacali che fanno oggi di Fon.Te il secondo fondo negoziale in  Italia per numero di aderenti, un fondo che, rispetto al potenziale bacino di utenza, ha ancora ampi margini di sviluppo ed è destinato a crescere.

Grazie.

 

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