DOCUMENTO SULL'ANDAMENTO DELL'OCCUPAZIONE FEMMINILE PREPARATO PER PRESIDENTI T.D.

DOCUMENTO SULL'ANDAMENTO DELL'OCCUPAZIONE FEMMINILE PREPARATO PER PRESIDENTI T.D.

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30 ottobre 2001

La presenza femminile nel mercato del lavoro

Le tendenze più recenti(Agosto 2001)

– A cura di Germana Calviello, Coordinatrice Nazionale Terziario Donna

 

1. La situazione in Europa

La presenza delle donne nel mercato del lavoro è progressivamente cresciuta negli ultimi decenni, sia in termini di offerta di lavoro complessiva, sia in termini di occupate.

Il numero delle donne che si inseriscono nel mondo del lavoro e che cercano occupazione aumenta rapidamente, in Italia come in tutta Europa, con un profilo di crescita che non mostra segni di rallentamento.

Fra il 1995 ed il 2000, come riportato nel documento della Commissione Europea "Employment in Europe 2001", all'interno dell'U.E. sono stati creati complessivamente dieci milioni di posti di lavoro: di questi oltre il 60% sono occupati da donne.

Nel 2000 le donne occupate in Europa erano 67 milioni 443 mila, sei milioni 63 mila in più rispetto al 1995.

L'andamento più dinamico dell'occupazione femminile, rispetto all'evoluzione registrata per gli occupati di sesso maschile, si è tradotta in un incremento della quota della componente femminile sul totale dell'occupazione, passata dal 41,5% del 1995 all'attuale 42,6%.

Tab. 1 – Occupazione femminile nell'U.E. nel 2000

Settori Migliaia % medie annue (1995-2000) Incidenza % per settore Incidenza % (Donne/uomini)
Agricoltura 2.255 -4.7 3.3 33.2
Industria 10.346 0.2 15.3 22.6
Servizi 54.842 3.2 81.3 51.8
Servizi alle imprese 8.698 5.5 12.9 45.3
Servizi distributivi 13.434 2.4 19.9 40.5
Servizi alle famiglie 27.662 3.1 41.0 66.9
Pubbl. amm. 5.043 1.9 7.5 41.9
Totale 67.443 2.4 100.0 42.6
Fonte: Eurostat

La crescita dell'occupazione femminile nel periodo considerato è dovuta quasi esclusivamente al settore terziario, caratterizzato da un tasso di crescita media annua del 3,2%, a fronte di un andamento stazionario per il settore industriale (+0,2%) e di un sensibile calo registrato dall'agricoltura (-4,7%).

Nel terziario si concentra gran parte dell'occupazione femminile: nel 2000 il comparto impiegava, nei quindici Paesi dell'U.E, quasi 55 milioni di donne, l'81,3% delle occupate nel complesso.

All'interno del terziario, la quota più elevata si registra nei servizi alle famiglie, che occupa il 41% della forza lavoro femminile all'interno dell'U.E., seguono i servizi distributivi (19,9%), i servizi alle imprese (12,9%) e la pubblica amministrazione (7,5%).

In conseguenza di queste dinamiche, sembrerebbe più concreto e vicino il traguardo fissato durante le sessioni del Consiglio Europeo a Lisbona nel 2000 e a Stoccolma nel 2001, che prevede il raggiungimento, entro il 2010, di un tasso di occupazione femminile nell'insieme dei Paesi membri pari al 60%, con un obiettivo intermedio nel 2005 del 57%.

2. Evoluzione del mercato del lavoro femminile in Italia

Anche per quanto riguarda l'Italia nel 2000 l'andamento dell'occupazione femminile è risultato molto positivo, consolidando un trend di crescita avviato negli ultimi anni, sebbene le condizioni strutturali che caratterizzano il mercato del lavoro italiano pongano il nostro Paese su livelli molto inferiori rispetto agli standard europei.

Nel 2000, secondo i dati dell'Istat, su oltre 21 milioni di occupati, il 36,8% era costituito da donne, registrando un progressivo ampliamento rispetto agli anni precedenti (35% nel 1995).

Infatti, nella seconda metà degli anni novanta, la componente femminile è cresciuta, nell'intera economia, del 10,9%, che in termini assoluti si traduce in 764 mila occupate in più rispetto al 1995, mentre quella maschile soltanto del 2,5% (pari a +326 mila unità nel periodo considerato).

Come evidenziato dall'Istat nel Rapporto relativo all'anno 2000, i fattori che hanno contribuito alla crescita dell'occupazione femminile sono molteplici. Fra questi, si enumerano: la crescita della domanda aggregata, in particolare della domanda di servizi, le trasformazioni socio-demografiche che stanno modificando il volto della famiglia ed il ruolo della donna al suo interno, ed infine la diffusione di forme di lavoro flessibile, soprattutto in termini di orario lavorativo.

Grazie ai buoni risultati registrati sul versante dell'occupazione femminile, nella media 2000 il tasso di occupazione per le donne ha raggiunto il 39,6% (nel 1995 era pari al 34,5%).

Il livello di partecipazione femminile al mercato del lavoro rimane comunque strutturalmente basso, specie nel Mezzogiorno, ma appare evidente la tendenza verso una riduzione del divario esistente rispetto alla componente maschile. 

Tab. 2 – Tasso di occupazione per sesso ed area geografica

  1995 2000
  Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale
Centro Nord 70.0 42,3 56,2 71,9 48.0 59,9
Sud 58,4 23,1 40,6 59,5 24,6 42.0
Italia 65,9 35,4 50,6 67,5 39,6 53,5
Fonte: Istat

Sensibili segnali di miglioramento si evidenziano anche per quanto riguarda il tasso di disoccupazione femminile, che nel 2000 è risultato pari a 14,5% (16,2% nel 1995).

La situazione permane tuttavia ancora molto preoccupante nelle regioni meridionali, specie per quanto riguarda le giovani donne (15-24 anni), il cui tasso di disoccupazione raggiunge il 63,1%.

A livello settoriale si evidenzia che a trainare l'occupazione femminile è stato essenzialmente il terziario, che ha registrato fra il 1995 ed il 2000 una crescita del numero di donne occupate pari nel complesso a poco meno di 832 mila unità (+16,8%), mentre nell'industria in senso stretto l'incremento è stato molto contenuto. Di segno opposto l'andamento registrato dal settore agricolo, dove l'occupazione femminile ha subito una drastica riduzione (-23,8% nell'intero periodo).

A seguito di questi risultati, nel 2000 le donne occupate nel terziario rappresentavano quasi i tre quarti dell'intera forza lavoro femminile nel nostro Paese (74,4%).

Il terziario di mercato appare inoltre in grado di offrire all'universo femminile maggiori opportunità di lavoro qualificato rispetto agli altri settori: in particolare, nei soli settori del commercio, del turismo e dei servizi alle imprese si concentra oggi il 54,3% delle lavoratrici in proprio, il 51,1% delle libere professioniste ed il 51,2% delle imprenditrici (Tab. 3). 

Tab. 3 – Occupate indipendenti per settore e posizione nella professione
Anno 2000 - dati in migliaia e comp. % per settore

Posizione nella professione Agricoltura Industria Servizi Commercio, Alberghi, Servizi alle imprese Commercio Alberghi Servizi alle imprese Totale economia
INDIPENDENTI 203 247 1.260 903 572 154 177 1.710
Imprenditrici 12 31 66 55 35 12 8 108
Libere professioniste 1 19 227 126 21 2 104 247
Lavoratrici in proprio 104 95 604 437 329 70 37 803
Socie coop produzione 4 21 67 34 17 6 11 92
Coadiuvanti 82 81 296 250 171 63 17 460
                 
INDIPENDENTI 11,9 14,4 73,7 52,8 33,5 9,0 10,3 100,0
Imprenditrici 10,7 28,5 60,8 51,2 32,4 11,5 7,2 100,0
Libere professioniste 0,5 7,5 92,0 51,1 8,4 0,6 42,1 100,0
Lavoratrici in proprio 12,9 11,8 75,2 54,3 41,0 8,8 4,6 100,0
Socie coop produzione 4,6 22,7 72,8 37,4 18,1 6,9 12,4 100,0
Coadiuvanti 17,9 17,7 64,4 54,5 37,1 13,7 3,6 100,0
Fonte: Istat

Per quel che riguarda le dinamiche nei singoli segmenti del terziario, la crescita più consistente è stata registrata, in parte per fenomeni di outsourcing, dai servizi alle imprese (+273 mila donne occupate nel quinquennio), in modo particolare per quanto riguarda i servizi alla produzione (+66,3%).

Il comparto distributivo, al cui interno le donne rappresentano il 39,5%, ha registrato nell'intero periodo un incremento pari al 12,3%. La forza lavoro femminile espressa dal settore ha raggiunto quindi nel 2000 una consistenza pari a 1.503 mila unità.

Analizzando i singoli segmenti della distribuzione, si rileva che il commercio al dettaglio, che da solo assorbe oltre un milione di occupate, ha registrato nell'arco dei cinque anni un incremento in termini percentuali del 5,1%, mentre molto più dinamica è stata l'evoluzione che ha caratterizzato il commercio all'ingrosso (+28,2%).

Relativamente, infine, al settore dei servizi personali, (che comprende al proprio interno i segmenti degli alberghi e della ristorazione, dei servizi ricreativi e culturali, dei servizi domestici, e altri servizi personali) si evidenzia una crescita complessiva pari al 18,5% (+142 mila in valori assoluti).

In particolare, il comparto degli alberghi e della ristorazione, all'interno del quale la componente femminile rappresenta ben il 42% del totale degli occupati, ha registrato un deciso incremento sul versante dell'occupazione femminile (+30,3%). Al 2000, pertanto, risultavano occupate in tale settore 380 mila donne.

Ancora più rilevante la performance riscontrata nel settore dei servizi ricreativi e culturali, ove la quota di donne rappresenta il 76,9%: il comparto che alla fine del 2000 occupava 97 mila donne, ha mostrato un incremento percentuale del 55,1%.

Tab. 4 – Occupati per sesso e settore di attività economica

Settori di attività economica Occupati in migliaia (2000) Variazioni % (1995-2000) Comp. per settore (2000) Comp. per sesso (2000)
  Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale
Agricoltura 769 351 1120 -11,6 -23,8 -15,8 5,8 4,5 5,3 68,7 31,3 100,0
Industria in senso stretto 3617 1531 5149 -1,2 1,3 -0,5 27,2 19,7 24,4 70,2 29,7 100,0
Costruzioni 1516 102 1618 1,7 29,2 3,1 11,4 1,3 7,7 93,7 6,3 100,0
Totale servizi 7414 5779 13193 6,4 16,8 10,7 55,7 74,4 62,6 56,2 43,8 100,0
Servizi alle imprese 1272 867 2140 23,9 45,9 32 9,6 11,2 10,2 59,4 40,5 100,0
- Servizi alla produzione 811 595 1407 45,5 66,3 53,6 6,1 7,7 6,7 57,6 42,3 100,0
- Servizi finanziari 319 163 482 -5,4 19,2 1,7 2,4 2,1 2,3 66,2 33,8 100,0
- Servizi assicurativi 99 80 179 4,5 9 6,4 0,7 1,0 0,8 55,3 44,7 100,0
- Attività immobiliari 42 29 71 16,6 9,4 13,6 0,3 0,4 0,3 59,2 40,8 100,0
Distribuzione 3063 1503 4567 5,5 12,3 7,6 23,0 19,4 21,7 67,1 32,9 100,0
- Commercio dettaglio 1609 1050 2659 0,8 5,1 2,4 12,1 13,5 12,6 60,5 39,5 100,0
- Commercio ingrosso 501 217 718 12,8 28,9 17,2 3,8 2,8 3,4 69,8 30,2 100,0
- Trasporti 735 129 864 10,9 58 16,1 5,5 1,7 4,1 85,1 14,9 100,0
- Comunicazioni 219 107 326 8,9 19,2 12,1 1,6 1,4 1,5 67,2 32,8 100,0
Servizi personali 835 908 1743 6,4 18,5 12,4 6,3 11,7 8,3 47,9 52,1 100,0
- Alberghi e ristorazione 434 380 814 14,3 30,3 21,3 3,3 4,9 3,9 53,3 46,7 100,0
- Servizi ricreativi e culturali 134 97 230 25,9 55,1 36,7 1,0 1,2 1,1 58,3 42,2 100,0
- Servizi domestici 45 150 196 10,8 -3,4 -0,5 0,3 1,9 0,9 23,0 76,5 100,0
- Altri servizi personali 222 281 503 -13,8 9,5 -2,2 1,7 3,6 2,4 44,1 55,9 100,0
Servizi sociali 2243 2500 4744 -0,4 11,3 5,4 16,8 32,2 22,5 47,3 52,7 100,0
- P.A. 1192 624 1816 2,4 14,4 6,3 9,0 8,0 8,6 65,6 34,4 100,0
Totale economia 13316 7764 21080 2,5 10,9 5,5 100,0 100,0 100,0 63,2 36,8 100,0
Fonte: Istat, Rilevazione trimestrale sulle Forze di lavoro

Nelle regioni meridionali la presenza delle donne nel mercato del lavoro, sebbene in crescita, è ancora però piuttosto contenuta.

Analizzando i dati relativi all'incidenza della componente femminile rispetto al totale degli occupati si evidenziano profonde differenze a livello territoriale: mentre infatti nelle regioni del Centro Nord le donne rappresentano quasi il 40% del mercato del lavoro, tale quota non raggiunge il 30% in quelle meridionali.

Le regioni in cui l'incidenza della forza lavoro femminile è maggiore sono l'Emilia Romagna (42,5%) e la Valle d'Aosta (42,4%), mentre i livelli più bassi si registrano in Sicilia (27,7%) e in Puglia (28,7%).

Interessanti considerazioni emergono dall'analisi dei dati degli occupati distinti per classi di età: Dal 1995 al 2000 si è assistito ad una forte riduzione della partecipazione al lavoro delle donne al di sotto dei 24 anni di età, più contenuta se si considera il solo settore terziario.

Si osserva invece un incremento relativamente alle classi adulte, specie con riferimento a quella centrale (35-54 anni), che nei servizi registra una crescita del numero di occupate pari al 23,3%.

Tab. 5 – Occupati nei servizi e negli altri settori di attività economica per sesso e classi di età
Variazioni percentuali 1995-2000

Classi di età Occupati nei servizi Altri Occupati
  Maschi Femmine Maschi Femmine
15-24 -8.7 -1.3 -17.0 -22.3
25-34 2.5 12.4 -0.4 0.2
35-54 12.4 23.3 3.5 1.3
55-64 -4.0 16.9 -13.2 -0.5
65 e più 9.1 3.4 -7.0 -20.1
Fonte: Istat, Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro

Dall'analisi svolta dall'Istat nell'ultimo Rapporto annuale emerge come la maggior partecipazione femminile al mercato del lavoro sia fortemente correlata all'evoluzione delle strutture familiari, ed in particolare alla crescita delle famiglie monocomponente e di quelle con due componenti, all'aumento del numero di nuclei familiari con un solo figlio, all'incremento considerevole (+12,1% fra il 1995 ed il 2000) del numero di donne capofamiglia.

Il numero di figli gioca un ruolo rilevante: il tasso di occupazione femminile, infatti, si riduce al suo aumentare. Tra il 1995 ed il 2000 la crescita occupazionale nel terziario è stata molto forte per le donne senza figli (26,5%), decisamente meno accentuata per quelle con uno o due figli (rispettivamente +16,3% e +16%), molto contenuta per quelle con più di due figli (+1,9%).

Queste dinamiche, sebbene siano connesse all'evoluzione demografica in atto, rivelano tuttavia una minore propensione all'occupazione all'aumentare del numero dei figli. 

Tab. 6 – Occupati nei servizi e negli altri settori di attività economica per sesso e numero di figli
Variazioni percentuali 1995-2000

Numero di figli Occupati nei servizi Altri Occupati
  Maschi Femmine Maschi Femmine
Nessuno 18.7 26.5 5.5 4.0
Uno 7.7 16.3 0.2 -0.3
Due 3.4 16.0 -2.0 -5.7
Tre o più -6.1 1.9 -15.5 -15.9
Fonte: Istat, Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro

La crescita della partecipazione femminile al mercato del lavoro è stata fortemente favorita, dal lato dell'offerta, dalla diffusione dei contratti atipici, in particolare di quelli a tempo parziale. Dal lato della domanda, invece, ha senz'altro influito positivamente la maggiore richiesta di professionalità più scolarizzate e più orientate ai rapporti interpersonali, specie nel terziario.

Il numero di donne occupate è sensibilmente cresciuto nelle professioni intermedie, in quelle ad elevata specializzazione ed in quelle relative alle vendite ed ai servizi alle famiglie.

La presenza femminile si è comunque rafforzata principalmente in quelle professioni in cui le donne erano già numericamente consistenti: minore invece la crescita nelle altre, dove la presenza maschile è preponderante, sebbene si nota un'evoluzione per quanto riguarda il gruppo composto da legislatori, imprenditori e dirigenti.

Molto marcato è stato l'incremento della componente femminile con riferimento ai contratti a tempo parziale, specie nel settore dei servizi, con riferimento ai quali l'incidenza delle lavoratrici part-time raggiunge il 17,1% (soltanto il 4,4% degli uomini svolge invece un lavoro a tempo parziale).

3. Lo sviluppo dell'imprenditoria femminile

Nel corso degli anni novanta il numero delle donne che occupavano una posizione indipendente è rimasto complessivamente invariato, in conseguenza di andamenti differenziati per le singole componenti.

Infatti, a fronte di un forte calo delle coadiuvanti, si è registrato un deciso incremento per quanto riguarda le imprenditrici, le libere professioniste e le socie di cooperativa.

Con particolare riferimento alle imprenditrici, si nota che la loro crescita numerica nel periodo 1993-2000 è stata particolarmente rilevante (da 50.270 a 108.282 unità) ed ha interessato tutti i settori di attività economica. 

Tab. 7 – Imprenditrici per settore di attività economica
Anni 1993-2000

Imprenditrici Migliaia Var. % Comp. %
  1993 2000 2000 1993 2000
Agricoltura 5 12 139,6 9,6 10,6
Industria 16 31 95,6 31,5 28,6
Servizi 30 66 122,0 59,0 60,8
- Commercio, alb. ristor. 23 48 111,1 44,8 43,9
- Altri servizi 7 18 156,3 14,1 16,8
Totale 50 108 115,3 100,0 100,0
Fonte: Istat

 

Negli stessi anni l'incremento registrato dal numero di imprenditori maschi è stato pari al 46% (servizi +76%).

Il fenomeno dell'imprenditoria femminile ha mostrato una tendenza espansiva sull'intero territorio, con tassi di crescita però molto più consistenti per quanto riguarda le regioni del centro nord (+123%) rispetto alla pur notevole dinamica registrata nel meridione (+89%).

Tab. 8 – Imprenditrici per area territoriale e settore di attività economica
Anni 1993 - 2000

  Agricoltura Industria Commercio Alberghi Ristoranti Altri Servizi Totale
Centro Nord          
1993 3075 12835 17274 5404 38588
2000 9434 26542 34744 15465 86185
Var. % 206,8 106,8 101,1 186,2 123,3
Sud          
1993 1729 2997 5195 1760 11682
2000 2127 4332 12842 2796 22097
Var. % 23,0 44,5 147,2 58,9 89,2
Italia          
1993 4804 15832 22469 7164 50270
2000 11561 30874 47586 18261 108282
Var. % 140,7 95,0 111,8 154,9 115,4
Fonte: Istat

Nel medesimo periodo il numero delle lavoratrici in proprio, di coloro cioè che gestiscono un'azienda partecipandovi però anche col proprio lavoro manuale, ha subito una flessione pari all'11,4% (da 905.000 nel '93 a 803.424 nel 2000), determinata da perdite particolarmente rilevanti in agricoltura (-37,7%) e nell'industria (-19,3%). Nell'ambito del terziario si è registrato un calo dell' 11,1% nel commercio, alberghi e ristoranti, attenuato però da un'espansione pari al 18,6% negli altri servizi.

Tab. 9 – Lavoratrici in proprio per settore di attività economica
Anni 1993 - 2000

Lavoratrici in proprio Migliaia Var. % Comp. %
  1993 2000 2000 1993 2000
Agricoltura 167 104 -37,7 18,4 12,9
Industria 118 95 -19,3 13,0 11,9
Servizi 622 604 -2,9 68,6 75,2
 - Commercio, alb. Ristor. 450 400 -11,1 49,6 49,8
 - Altri servizi 172 204 18,6 19,0 25,4
Totale 907 803 -11,4 100,0 100,0
Fonte: Istat

Per quanto riguarda la componente maschile, i lavoratori in proprio nel periodo considerato sono diminuiti in misura pari al 13%. A differenza di quanto registrato per le donne, i lavoratori in proprio, fra gli uomini, non crescono neppure nel settore degli altri servizi.

Le dinamiche settoriali delle lavoratrici in proprio sono molto omogenee nelle diverse aree territoriali, anche se al Sud la flessione è più consistente (-16%), in modo particolare con riferimento al settore agricolo (-44%).

Infine, per quanto riguarda i servizi (esclusi commercio, alberghi e ristoranti) che abbiamo visto essere l'unico segmento che mostra una dinamica espansiva, si nota un più marcato incremento proprio nelle regioni meridionali (+23% contro il 18% del centro nord).

Secondo i dati censuari dell'Istat, relativi al 1997, il tessuto imprenditoriale italiano si compone di un totale di 3.533.000 imprese, delle quali 885.000, pari al 25%, sono a conduzione femminile.

Di queste, oltre il 42% è rappresentato da attività commerciali, il 16,9% da aziende che operano nel settore dei servizi alle imprese, il 14,1% appartiene all'industria manifatturiera, il 12% offre servizi alle famiglie, il 10% è costituito da alberghi e ristoranti, mentre il rimanente 4% attiene ai comparti delle costruzioni, dei servizi monetari e dei trasporti.

Con riferimento a quei comparti dove più accentuata è la presenza di aziende a conduzione femminile, la tabella 9 riporta i dati relativi alle diverse aree territoriali: da questi emerge la notevole diffusione del fenomeno dell'imprenditoria femminile nelle regioni del nord ovest.

Tab. 10 – Imprese femminili in alcuni settori di attività economica e area territoriale
Composizione % su totale Italia per settore

  Nord Ovest Nord Est Centro Sud Italia

Commercio al dettaglio

       
Numero 77471 56569 68191 100003 302234

comp.% (Italia=100)

25,6 18,7 22,6 33,1 100,0

Servizi alle imprese

       
numero 36640 19981 23877 24253 104751

comp.% (Italia=100)

35,0 19,1 22,8 23,2 100,0

Servizi alle famiglie

       
numero 31254 22246 21436 19643 94579

comp.% (Italia=100)

33,0 23,5 22,7 20,8 100,0

Pubblici esercizi

       
numero 26042 29224 19161 17322 91749

comp.% (Italia=100)

28,4 31,9 20,9 18,9 100,0

Commercio all'ingrosso

       
numero 16983 13529 11529 13973 56014

comp.% (Italia=100)

30,3 24,2 20,6 24,9 100,0
Fonte: Istat

Come già evidenziato, le imprese femminili rappresentano il 25% del tessuto imprenditoriale italiano.

Tale dato di sintesi deriva da situazioni molto differenziate con riferimento ai singoli comparti.

Infatti, nel terziario, settore dove il numero delle imprese gestite da donne è più numeroso, la quota delle imprese femminili raggiunge percentuali elevate. Più precisamente, nel settore dei servizi alle famiglie le imprese a conduzione femminile rappresentano la parte prevalente (52%); si segnalano inoltre i pubblici esercizi, con una percentuale pari al 43% ed il commercio (30%). Con riferimento a quest'ultimo, si nota che la presenza di donne imprenditrici è molto più significativa nel dettaglio, nel quale le imprese femminili rappresentano il 44% del totale, rispetto all'ingrosso, in cui la componente imprenditoriale femminile si attesta su quota 15%.

Le imprese femminili, come già ricordato, si caratterizzano per le ridotte dimensioni, come appare con evidenza dalla tabella 10, che, con riferimento ai comparti ove si registra la più elevata concentrazione di imprese femminili, riporta l'incidenza in tali ambiti delle imprese con un solo addetto.

Tab. 11 – Imprese femminili in alcuni settori di attività economica
Incidenza percentuale delle imprese con 1 solo addetto

Ramo di attività Numero imprese Imprese con 1 addetto

(Incidenza %)

Commercio al dettaglio 302235 64,1
Servizi alle imprese 104752 72,5
Servizi alle famiglie 94580 64,4
Pubblici esercizi 91750 43,7
Commercio all'ingrosso 56015 55,6
Fonte: Istat

La tabella 11, nella quale sono riportati i dati relativi alle imprese a conduzione maschile e femminile distinte per classi di addetti, mostra con evidenza la tendenza da parte delle imprenditrici a posizionarsi in ambiti dimensionali più piccoli rispetto all'universo dell'imprenditoria maschile.

La presenza delle imprese femminili è più rilevante nelle classi dimensionali fino a 4 addetti, mentre si riduce progressivamente al crescere del numero di addetti.

Tab. 12 – Composizione percentuale delle imprese per classi di addetti e sesso dell'imprenditore

classe di addetti Imprese femminili imprese maschili totale imprese
1 56,9 59,4 58,8
2 21.0 16,1 17,3
3-4 11,4 11,3 11,3
5-9 6,7 7,5 7,3
10 e più 4.0 5,6 5,2
totale 100.0 100.0 100.0
Fonte: Istat

_____

Fonti:

  • Istat, Rapporto 2000
  • Istat, Rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro
  • Commissione Europea, Employment in Europe
  • Corrado Abbate-Linda Laura Sabbatini (Istat) "Il lavoro che cambia: l'imprenditoria femminile" intervento al Convegno "L'imprenditoria femminile cammina", Roma, 20-21 marzo 2001

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