Imprese più competitive senza la "tassa" della criminalità

Imprese più competitive senza la "tassa" della criminalità

Napoli, 20 gennaio 2010

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20 gennaio 2010

Cari amici, signore e signori,
permettetemi innanzitutto di ringraziare il Ministro Maroni, l'onorevole Minniti e le altre autorità presenti per aver accettato il nostro invito, e l'amico Maddaloni, presidente di Confcommercio Campania, per la realizzazione di questo convegno a Napoli.

Prima di entrare nel vivo del tema dell'incontro di oggi mi sembra opportuno partire dalla situazione economica del Paese.

Abbiamo superato la fase più acuta della crisi e, anche se lentamente, stanno migliorando alcuni indicatori economici. Ciò, però, non significa che potremo beneficiare di uno scenario di crescita stabile e robusta. La ripresa è, infatti, ancora debole. Ci attende, quindi, un 2010 caratterizzato da una crescita molto contenuta con Pil che prevediamo pari all'1 per cento e consumi leggermente al di sotto di questo valore.

Già recuperare le pur non esaltanti posizioni di partenza non sarà, dunque, agevole e richiederà tempo.

Bisogna, allora, fare tesoro della lezione principale della crisi che sta nella rivalutazione delle ragioni dell'economia reale e del lavoro che, soprattutto in Italia, significano rafforzamento della capacità competitiva delle piccole e medie imprese che sono la struttura portante del nostro sistema produttivo.

Le nostre Pmi oggi più che mai hanno, infatti, bisogno di un sostegno robusto che le metta in condizione di essere più competitive e produttive.

Perché le imprese dei servizi, sia le piccole che le grandi, sono quelle che nella crisi hanno pagato e continuano a pagare un prezzo salatissimo. Basti pensare che solo nel commercio nostre recenti stime parlano di circa 20mila negozi in meno nel 2009. Ecco che allora in questo scenario non certo roseo, il peso della pressione fiscale, delle spese incomprimibili, dei costi della burocrazia, della difficoltà di accesso al credito, del ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione rischia di amplificarsi a dismisura per le nostre piccole e medie imprese compromettendone un'efficiente gestione. Ma tra i fattori che minano la competitività delle Pmi, e vengo all'argomento di oggi, non dobbiamo dimenticare, in particolare, la contraffazione, l'abusivismo e l'azione della criminalità. Perché, ed è questo a mio parere il dato più significativo che scaturisce dalla nostra ricerca, se è vero che cresce la fiducia delle imprese nell'operato delle Forze dell'Ordine, con un aumento del 7,9 per cento,  del Governo, con un più 8 per cento, e delle Istituzioni, allo stesso tempo, aumentano sia le imprese che investono in sicurezza sia i costi sostenuti per la sicurezza a cui oltre un'impresa su cinque destina una quota superiore al 5 per cento dei propri ricavi.

I fenomeni criminali, dunque, continuano a produrre evidenti distorsioni alla concorrenza, indeboliscono il tessuto imprenditoriale, riducono la libertà d'impresa, impediscono la realizzazione di una compiuta democrazia economica.

E nel tempo della crisi, è maggiore il rischio che la criminalità, che dispone di una grande liquidità, si insinui con  più forza nelle maglie dell'economia e della finanza. E che anche il ricorso all'usura diventi più elevato.

L'impegno per la tutela della sicurezza e della legalità va, quindi, rinnovato giorno per giorno da parte di tutti i soggetti coinvolti, Governo, Istituzioni, Forze dell'Ordine, Associazioni di categoria.

Guai, infatti, ad abbassare la guardia. Perché sulla criminalità diffusa, che non va assolutamente sottovalutata, ognuno, tenendo conto di ruolo e competenze, deve fare la propria parte.

E in questo senso noi non ci stiamo risparmiando, nè abbiamo intenzione di farlo. Stiamo, infatti, incoraggiando gli imprenditori a denunciare i propri estorsori, a uscire dalla reticenza e dal silenzio offendo in cambio anche il nostro sostegno e il nostro supporto legale. E ci stiamo costituendo come parte civile nei processi di mafia.

Di recente insieme al Ministro Maroni abbiamo firmato un protocollo d'intesa su un progetto di video allarme antirapina per assicurare una maggiore prevenzione del territorio, tutelare le attività commerciali e consentire agli operatori di svolgere più serenamente il proprio lavoro.

Sicurezza e legalità sono, infatti, prerequisiti di una democrazia compiuta, di una democrazia moderna, e se mancano non ci può essere né crescita duratura, né tanto meno sviluppo. Ecco perché crediamo che la strada maestra sia l'applicazione del principio "tolleranza zero" associato ad un più forte e qualificato  presidio del territorio, anche tramite l'utilizzo dei sistemi di collegamento di videosorveglianza e di interconnessione delle sale operative, sia sulle grandi arterie stradali urbane che per le vie cittadine, e di una maggiore presenza soprattutto nelle aree periferiche delle città.

"Tolleranza zero", dunque, nei confronti di chi delinque, ma anche politiche per l'integrazione proprie di un Paese civile e accogliente nei confronti di chi, venendo da fuori, cerca una vita dignitosa ed un futuro migliore. La clandestinità, pertanto, va prevenuta e contrastata per dare la giusta e appropriata legittimazione a coloro che rispettano le nostre leggi, hanno un lavoro e si integrano con la nostra cultura.

E' anche in questo modo che si crea un più stretto rapporto di prossimità tra Forze dell'Ordine, Istituzioni, cittadini, imprenditori a vantaggio non solo della sicurezza ma anche della qualità delle aree urbane che è un altro fattore fondamentale di sviluppo economico e di deterrenza della violenza e della criminalità.

Nel 2011 ricorreranno i 150 anni dell'unità d'Italia. E' questa un'opportunità per operare nella direzione di una decisa riduzione del divario Nord-Sud non solo in termini economici, ma anche sul fronte della sicurezza e della legalità. Nel Mezzogiorno, infatti, e qui i tanti amici campani presenti in sala lo possono confermare, proprio i fenomeni criminali sono tra gli elementi di maggiore ostacolo allo sviluppo, se non addirittura la causa principale.

E', quindi, forse necessario ripensare a una nuova e più forte cultura della legalità, che punti sulle giovani generazioni, e che attraversando l'intera Penisola imponga a tutti un supplemento di responsabilità perché ognuno di noi merita di vivere in uno Stato di diritto e in uno Stato sociale compiuti, senza zone d'ombra.

Ed è un dovere di tutti operare per l'affermazione della sicurezza e della legalità perché purtroppo non sono ancora del tutto radicati nella nostra cultura e nei nostri territori.

Grazie.

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