La crescita  è stata stimolata principalmente dalla domanda nazionale al netto delle scorte, con un contributo di pari entità di consumi e investimenti. Il rapporto deficit-Pil cala al 7,2%.

Nel 2023 l'economia italiana è cresciuta dello 0,9%, in calo rispetto all’aumento record del 2022 (+4%). Lo ha reso noto l'Istat aggiungendo che a prezzi di mercato il prodotto interno lordo è stato pari a 2.085.376 milioni di euro correnti (+6,2% rispetto sul 2022) e che l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, misurato in rapporto al Pil, è  stato pari  a -7,2%, a fronte del -8,6% nel 2022.

Dal lato della domanda interna c’è stato un incremento del 4,7% in volume degli investimenti fissi lordi e dell'1,2% dei consumi finali nazionali, mentre per quel che riguarda i flussi con l'estero le importazioni di beni e servizi sono scese dello 0,5% e le esportazioni sono cresciute dello 0,2%.

Andamento del Pil in volume, anni 2008-2023. Fonte: Istat

La domanda nazionale al netto delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito positivamente alla dinamica del Pil, rispettivamente per 2 e 0,3 punti percentuali, mentre l'apporto della variazione delle scorte è stato negativo per 1,3 punti. Il valore aggiunto è aumentato in volume del 3,9% nelle costruzioni e dell'1,6% nelle attività dei servizi. In contrazione l'agricoltura, silvicoltura e pesca (-2,5%) e l’industria in senso stretto (-1,1%). Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -3,4% (-4,3% nel 2022).

La pressione fiscale è rimasta invariata attestandosi al 42,5%, in calo rispetto al 42,6% del 2021 e al 42,7% registrato nel 2020. 

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