Proposte per CONNETTERSI allo sviluppo
Proposte per CONNETTERSI allo sviluppo
Roma, 21 marzo 2007
Il divario digitale è un problema di cui si parla da tempo. Fino ad oggi, però, nessuno aveva analizzato a fondo il suo impatto nel mondo della PMI. Lo abbiamo fatto con l'indagine di oggi da cui emerge una realtà preoccupante: l'accesso alle nuove tecnologie è prerogativa delle medie e grandi imprese. E se si pensa che le micro imprese, quelle cioè con meno di 10 addetti, rappresentano circa il 95% del tessuto economico del Paese, allora l'allarme è d'obbligo!
Siamo ormai, infatti, nell'era dell' "informazione", in cui ciò che conta non è più il possesso delle risorse, né delle macchine per trasformarle, ma la conoscenza. Lo scambio di informazioni e di conseguenza gli strumenti che lo consentono, il software e l'Information Technology, diventano, quindi, gioco forza, i cardini sui quali far ruotare gli interventi per la crescita e lo sviluppo.
Oggi, infatti, la competitività di un Paese non si misura sul numero di industrie, ma sul grado di diffusione delle nuove tecnologie. E l'obiettivo che si deve porre chi ci governa è quello di raggiungere il più elevato livello di accessibilità di quest'ultime da parte di tutti i soggetti sociali ed economici, senza distinzione alcuna.
L'innovazione tecnologica, in sostanza, rappresenta oggi l'ago della bilancia fra l'essere competitivi e l'essere condannati a uscire dal mercato nel medio periodo.
La diffusione di internet e delle nuove tecnologie, l'accesso a banda larga, il progressivo abbattimento del digital divide, stanno infatti assumendo un ruolo di assoluto rilievo nell'economia e nelle società che crescono di più nel mercato globale.
Lo spartiacque che separa chi può accedere alle moderne tecnologie della comunicazione da coloro che ne sono tagliati fuori non è solo un problema che divide il nord e il sud del mondo, i paesi avanzati e quelli in via di sviluppo.
È invece il fattore che può portare un sistema economico a perdere la gara della competitività, perché oggi le imprese, tutte le imprese, devono avere accesso alle nuove tecnologie, integrando l'uso dell'informatica nei processi produttivi, migliorando la loro efficienza e ottimizzando così i servizi al cliente e alla collettività.
Ma lo sviluppo dell'innovazione può avvenire solo attraverso la sua stessa diffusione: per qualunque impresa l'acquisto di mezzi di comunicazione diventa una necessità se anche le imprese dei settori a valle e a monte ne sono dotate.
Se si considerano le reti di comunicazione ancora molto deve essere fatto per connettere l'Italia ad alta velocità, basti pensare alle zone montane o al Mezzogiorno, e anche qua la concorrenza del mercato gioca un ruolo chiave.
E non possiamo negare che, da noi, questo è il problema.
Serve, dunque, più diffusione delle nuove tecnologie. Non solo territoriale, ma anche settoriale. Il commercio – e il terziario in genere – che sino ad oggi è stato tagliato fuori dalla politica di incentivazione messa in atto dal Governo, rappresenta un anello della catena fondamentale per la crescita del Paese e come tale deve essere considerato anche nelle scelte di governance.
Ecco, è questo che chiediamo alla politica: mettere al centro dei lavori della presente legislatura la questione delle imprese del terziario come una grande opportunità di competitività e di crescita per la nostra economia.
Il Manifesto dell'Innovazione chiede appunto di rilanciare il sistema paese attraverso la presa di coscienza della crescente terziarizzazione dell'economia italiana. Non si può più contrapporre e preferire il modello manifatturiero, alla realtà di un'economia terziaria in continua espansione. È necessario piuttosto lavorare verso l'integrazione di questi due comparti così come è già avvenuto nelle economie più mature e più avanti nel processo di globalizzazione.
Si tratta, in altri termini, di superare una visione dell'innovazione – e del sostegno all'innovazione – tutta dedicata alle produzioni manifatturiere e contrastare la marginalizzazione cui sono state costrette le imprese del terziario.
Ma l'innovazione, tecnologica e non, da sola non basta.
L'impresa diffusa che fatica a cogliere i benefici delle nuove tecnologie, deve essere messa prima di tutto nella condizione di capirne il funzionamento. Serve, in sostanza, una campagna informativa accompagnata da politiche di incentivazione alla formazione e di aggiornamento delle risorse umane.
"Formazione" deve essere la parola d'ordine!
Le piccole imprese devono arrivare poi a considerare la spesa in ICT non un costo, ma un investimento. Vanno sostenute nel processo di scoperta e appropriazione dei benefici dell'innovazione, con tutte le misure utili.
La sfida è quella di indirizzare le agevolazioni per l'innovazione anche verso i processi evolutivi delle tecniche distributive e dell'organizzazione aziendale, per introdurre sul mercato nuove tipologie di vendita, nuove forme di integrazione logistica e modalità di approccio al cliente nuove e diverse rispetto ad oggi.
In questo ambito può giocare un ruolo decisivo anche l'industry ICT, a cui rivolgo un appello affinché si portino le tecnologie vicino alle imprese – soprattutto alle PMI – che devono trovare il modo di integrare l'uso dell'informatica nei processi produttivi, migliorando la loro efficienza e cercando di ottenere maggiore benessere. Il mondo dell'Information Technology deve stare accanto alla aziende, per garantire sistemi che si prestino realmente a migliorare il modo di lavorare e di produrre.
Concludo allora che la via obbligata da percorrere è nell'integrare le nuove tecnologie nella vita di tutti i giorni. È su questo che bisogna insistere: rendere, quindi, la tecnologia utilizzabile da un pubblico sempre più ampio e non relegare l'innovazione e la conoscenza nelle mani di pochi. Se la tecnologia è per pochi, non serve. Il sapere deve diffondersi e raggiungere ogni parte della società, per rendere la conoscenza un bene condiviso.
E Confcommercio, che da tempo è al fianco delle imprese, ritiene indispensabile che il mondo della distribuzione, del turismo, dei servizi proceda su questa via.
E dal Governo ci aspettiamo misure urgenti ed efficaci per accrescere la competitività e la produttività del terziario di mercato. Un'occasione questa per rilanciare la crescita, lo sviluppo e l'occupazione.