SERGIO BILLE' AL CONVEGNO DI BANKITALIA SULL'EURO

SERGIO BILLE' AL CONVEGNO DI BANKITALIA SULL'EURO

Roma, 18 settembre 2001 (testo integrale)

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18 settembre 2001

Intervento di Sergio Billè

18 settembre 2001

 

Eravamo tutti convinti che la conversione, nell'Euro, delle monete dei paesi aderenti al Trattato di Maastricht avrebbe aperto una stagione di incognite non lievi, non marginali, non facili da superare anche se sulla positività di ques t'operazione non avevamo e non abbiamo mai avuto dubbi.

Ma ora, dopo i tragici avvenimenti americani, queste incognite si sono più che raddoppiate e si inseriscono in una situazione internazionale, direi mondiale che appare profondamente diversa da quella di una sola settimana fa. La temperatura si è notevolmente abbassata perché comincia a soffiare un gelido vento di guerra dalle conseguenze per ora incalcolabili.

Ma prima di parlare delle incognite che derivano dalla nuova, preoccupante situazione internazionale, parliamo dei problemi che, in vista della conversione della moneta, c'erano già prima e che conservano una loro rilevanza sia per quanto riguarda le imprese sia per il mondo dei consumatori.

Per quanto riguarda l'adeguamento delle attrezzature delle imprese di distribuzione la situazione, pur registrando, rispetto ad alcuni mesi fa, un miglioramento, resta ancora insoddisfacente. Ci sono, infatti, ritardi notevoli. Per quanto riguarda la conversione dei registratori di cassa il 60% dei quasi 850 mila oggi in attività sono stati adeguati ma di questi, tuttavia, circa l'80% degli adeguamenti è riferibile alla sola grande e media distribuzione . Il che significa che poco, sul versante delle piccole imprese, è stato fino ad ora fatto. Per accelerare quanto più possibile questo adeguame nto Confcommercio sta realizzando, in un mix di iniziative di formazione, informazione ed assistenza, "Passaggio all'Euro", un progetto nazionale che coinvolge le 103 Associazioni territoriali, 20 Unioni regionali e 150 Associazioni di Categoria e, attraverso di esse, le circa 750 mila imprese associate. Nel solo mese di settembre verranno realizzati 500 corsi di formazione a cui seguiranno, nel mese di ottobre, seminari e convegni da realizzare in ogni Comune. E' prevista , inoltre, l'attivazione di sportelli euro su tutto il territorio mentre, in sede centrale, è già operativa da tempo una task-force che ha ol compito di supportare soprattutto le aree in cui si manifestano le maggiori carenze.

L'incertezza normativa che ha caratterizzato le modalità di conversione non ha, inoltre, certamente aiutato le imprese che attendono anche i benefici che potr à offrire la legge Tremonti-bis quando, approvata dalle due camere, sarà finalmente operativa.

Altro problema: nell'adeguare i propri POS, molte imprese hanno scoperto di non poter utilizzare il simbolo della virgola se non effettuando una difficile qua ndo scomoda combinazione di tasti. L'ABI è già stata messa sull'avviso e attendiamo notizie al riguardo.

Non va sottaciuto – e anche questa è una causa del ritardo nell'adeguamento - il problema dei costi. Nonostante , infatti, che le autorità comunitarie abbiano insistito sul principio della "neutralità del passaggio all'euro" (costo zero per tutti), le imprese – soprattutto quelle della distribuzione - dovranno sobbarcarsi ,per l'adeguamento, costi non indifferenti che incideranno pesantemente sulle scelte commerciali: cambio del software, doppia indicazion e dei prezzi, pre-alimentazione, tempi di acquisto molto più lunghi, complicazione dei resti, formazione di un personale che spesso, nei confronti del consumatore, dovrà fare opera didattica.

Queste spese , secondo attendibili stime, potranno avere un'incidenza pari al 2% del fatturato delle imprese che hanno un volume di affari fino ad un miliardo di lire l'anno, per scendere – ma solo in valore nominale, ovviamente - fino allo 0,3% per volumi di affari superiori ai 10 miliardi.

Basta ricordare, del resto, che per la semplice sostituzione di tutte le etichette dei prezzi in un ipermercato occorrono 3 settimane di lavoro e che per adeguare o sostituire un solo registratore di cassa il costo può variare dalle 380.000 al 1.600.000 lire mentre per ridenominare il capitale sociale alla presenza del notaio e trasferire la variazione presso il registro delle imprese il costo è di almeno 3 milioni di lire.

Esistono poi molti altri aspetti che, pur non facendo strettamente parte delle funzioni di impresa - incidono in modo altrettanto significativo sul processo di preparazione dell'euro.

La pre-alimentazione, in primo luogo, mentre può rivelarsi una buona soluzione organizzativa per le strutture più attrezzate, può comportare - anzi sicuramente comporterà - notevoli problemi per le piccole imprese.

Un cenno ad altri problemi ancora. La sicurezza: gli starter kits saranno distribuiti nell'ultima parte di dicembre (le banche saranno chiuse nei giorni a cavallo della fine dell'anno per i necessari adeguamenti) e, quindi, gli esercenti dovranno provvedere a custodire direttamente gli euro che sono stati acquistati. Il rischio di furti e rapine potrebbe aumentare considerevolmente. Altro problema, lo stoccaggio. Un solo starter kit pesa intorno ai 5 kg e contiene 1000 monete. Secondo alcune simulazioni fatte dallo stesso ministero del Tesoro, il peso e il volume complessivo delle monete necessarie alle strutture di vendita di dimensioni medie potrebbe essere tale da mettere a potenziale rischio la tenuta dei solai. C'è dell'altro: dopo una serie di consultazioni a livello europeo, le banche hanno accettato di addebitare il costo con valuta 1-1-2002 solo alle imprese che offrano adeguate garanzie. Quindi è probabile che i piccoli dettaglianti - e sappiamo quanti ve ne siano in Italia - si troveranno, rispetto alle altre imprese - in condizioni di oggettiva difficoltà.

Il rapporto con il consumatore sarà, almeno nella prima fase, certamente problematico. Primo, perché essi cercheranno di cambiare biglietti di grosso taglio in lire anche per acquisti di piccola entità, secondo, perché i distributori automatici di contante distribuiranno le banconote euro ma non quelle di piccolo taglio (5 euro).

Il timore è che, nei primi giorni del 2002, possa verificarsi una corsa all'euro non supportata da adeguanti rifornimenti di contante e ciò riguarderà soprattutto quelle strutture - pubblici esercizi, benzinai, tabaccai, giornalai, ecc. - che dovranno fronteggiare la domanda di euro già dal giorno di capodanno cioè a banche chiuse.

Due parole sul problema prezzi. Secondo i sondaggi fin qui effettuati 3 consumatori su 4, in Europa, sono convinti che l'avvento dell'euro sarà un'occasione per dare vita ad ingiustificati aumenti dei prezzi di beni e di servizi.

E' una psicosi che la distribuzione cercherà di combattere in tutti i modi ma un fatto deve essere chiaro: i commercianti non devono essere lasciati soli a combattere questa battaglia che, invece, dovrà coinvolgere non solo le imprese ma tutte le istituzioni pubbliche su tutto il territorio.

La distribuzione al dettaglio non ha alcun interesse ad alimentare questa psicosi che potrebbe determinare forme di rigetto che colpirebbero negativamente il mercato. Ma è importante che, sul versante tariffario, vi siano comportamenti analoghi.

L'ultima considerazione riguarda proprio i consumatori . Fino ad ora si è fatto poco -direi quasi nulla - per informarli e orientarli, in modo dettagliato, su questo cambiamento di moneta.

Le imprese faranno del loro meglio per supplire a questa carenza di informazione ma resta compito fondamentale della Pubblica amministrazione far sì che, nelle prossime settimane, l'informazione sull'euro venga realizzata attraverso tutti i media a disposizione, in primo luogo la tv, e nel modo più capillare ed esaustivo possibile.

Ma, ritornando alle mie considerazioni iniziali, non vi è dubbio che il cambio di moneta avviene in un momento del tutto particolare e dal cui contesto ormai non ci si può più astrarre.

E questo mi suggerisce tre considerazioni.

  1. E fuor di dubbio che la più che prevedibile reazione americana e la lotta che gli Stati Uniti si apprestano a sferrare non contro l'Afghanistan ma anche contro tutte le basi del terrorismo che potranno venire individuate potranno produrre un effetto domino di valenza non solo politica ma soprattutto di valenza economica anche in Europa. Stanno volando, ad esempio, com'era del resto prevedibile, i prezzi del petrolio di produzione Opec, un segnale che non può non suscitare allarme in paesi che, in Europa, si trovano già - per altri motivi - sull'orlo della recessione. E il fatto che l'euro arrivi in questo mare in tempesta rende l'operazione ancora più delicata e problematica.
  2. Il valore della moneta europea sarà fortemente condizionato dagli avvenimenti che si verificheranno nelle prossime settimane e che influenzeranno fortemente i mercati finanziari e gli investimenti. E nessuno per il momento è in grado di dire quale potrà essere, sui mercati, il grado di tenuta della mon eta europea nei confronti del dollaro. La BCE si è detta pronta a sostenere, in tutti i modi, l'Euro ma bisognerà vedere in che modo e in quale misura ciò sar à veramente possibile.
  3. E sale, in modo palpabile, anche in Europa una diffusa domanda di sicurezza a cui l'Unione europea dovrà dare un'adeguata risposta che dovrà essere a 360 gradi: sul fronte delle garanzie per i cittadini come sul fronte della stabilità dei prezzi , della lotta all'inflazione, dell'occupazione, ecc. Come è probabile che, proprio a causa dell'ingigantirsi dei problemi riguardanti la sicurezza e di quelli della lotta al terrorismo, venga sottoposta a nuova veri fica l'ipotesi di un allargamento, in tempi brevi, dell'Europa ai paesi dell'Est, un allargamento che, secondo molti osservatori, potrebbe diventare, nell'attuale situazione, un salto troppo rischioso. Mentre penso che sia indispensabile che l'Europa acceleri, facendo ogni possibile sforzo, la costruzione e il rafforzamento delle sue strutture politiche, strutture di cui ora , ora assai più di prima, c'è assoluto bisogno.

A meno che non si voglia che questa partita, la partita che alcuni chiamano già guerra, venga giocata, in Europa, solo dalla finanza e dalla Nato, un'eventual ità che allontanerebbe ancora di più la costruzione di quell'Europa degli europei che doveva essere, invece, il nostro vero obbiettivo.

Se, dunque, fino ad ieri le incognite riguardavano prevalentemente il tipo di impatto ( e quindi di conoscenza, di assorbimento) che la moneta europea potrà avere sul mercato italiano , sulle imprese come sulle famiglie, ora le incognite che gravitano intorno alla nuova moneta sono di ben altro spessore.

Perché l'euro arriva nelle nostre tasche in un momento che potrebbe rappresentare - i prodromi ci sono tutti - una svolta epocale della storia del mondo occidentale e non solo di esso.

Quindi il passaggio dalla lira all'euro va affrontato tenendo conto della situazione di emergenza, di vera, reale, concreta emergenza che gli avvenimenti americani hanno prodotto e produrranno ancora di più nei prossimi mesi.

L'introduzione dell'euro quindi va accompagnata da iniziative forti , proporzionate alla gravità del momento che stiamo attraversando.

Per questo ieri , a nome della confederazione che rappresento, ho scritto al Presidente del Consiglio avanzando una proposta che mi auguro possa essere presa subito in considerazione.

La proposta che avanziamo è quella di un vero e proprio "patto per l'emergenza" al quale aderiscano tutte le componenti della nostra economia: dalle imprese d ella produzione industriale e agricola , a quelle della distribuzione e dei servizi alle imprese e alle famiglie, all'artigianato, ai sindacati fino alle associazioni dei consumatori.

Un patto per l'emergenza che dovrebbe servire a raggiungere almeno quattro primari obbiettivi:

  1. un costante monitoraggio dei prezzi che permetta di arginare , con efficacia e con la giusta tempestività, le conseguenze di tipo anche recessivo che tale situazione internazionale potrà produrre e di cui già , sui mercati, si vedono gli effetti. Questo monitoraggio servirà a garantire, nel delicato passaggio dalla lira all'euro, imprese e consumatori.
  2. interventi che tutelino, anche sul versante delle tariffe, il potere di acquisto delle famiglie già fortemente eroso in questi anni dalla sfavorevole congiuntura e dal negativo andamento di tutto il mercato azionario divenuto anch'esso bersaglio di manovre speculative di ogni genere. Solo con questi interventi si potranno combattere i possibili effetti boomerang su prezzi , mercato e quindi inflazione che il passaggio alla nuova moneta , soprattutto in questa drammatica emergenza internazionale, potrebbe produrre.
  3. L'individuazione , per le riforme, di una scala di priorità che consenta, da un lato, di fare uscire il mercato dalla stagnazione in cui si trova e, dall'altr o, contribuisca a rassicurare anche le famiglie le quali devono assolutamente vedere nell'euro un punto di forza e non di ulteriore debolezza per quanto riguarda il loro potere d'acquisto.
  4. La ricerca di dispositivi che permettano di accrescere il grado di sicurezza non solo dei cittadini ma anche di quelle strutture che sono oggi indispensabili per garantire anche i flussi turistici. Perché , se proprio nella fase di passaggio della moneta, la nostra bilancia turistica dovesse subire un crollo o comunque perdite considerevoli , allora l'impatto dell'euro potrebbe avere le peggiori conseguenze.

Concludo. Fino a qualche giorno fa i nostri problemi , sull'euro, si focalizzavano su questioni inerenti il grado di informazione dei cittadini, di trasformazione degli impianti della distribuzione e altri fatti ad essi connes si. E certamente il ritardo di informazione su tutto ciò che comporterà il cambio di moneta è, a nostro giudizio, abbastanza grave e va colmato al più presto.

Sono tutte questioni reali che non vanno sottovalutate ma che, nel quadro generale che oggi abbiamo di fronte, assumono un ruolo meno significativo, più marginale. Magari i problemi dell'euro fossero solo questi.

Oggi dobbiamo affrontare ben altro. Dobbiamo immettere sul mercato una moneta che dia fiducia alle famiglie, infonda un po' di ottimismo - e ce ne è proprio bisogno - nei risparmiatori, tonifichi il mercato, dia maggior forza agli operatori.

Se questo avverrà, nessuno rimpiangerà la vecchia lira che andrà in pensione.

Se, invece, non avverrà, avremo un problema in più.

 

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