Consiglio generale con il Ministro Bersani

Consiglio generale con il Ministro Bersani

Roma, 18 ottobre 2006

DateFormat

18 ottobre 2006

Macro Carrier

Caro Ministro,

 

grazie per avere accettato il nostro invito a questo incontro con il Consiglio Generale di Confcommercio, in una fase certamente non facile come quella dell’avvio del percorso parlamentare della manovra finanziaria per il 2007.

Della Tua disponibilità al dialogo con Confcommercio, non avevo, non avevamo peraltro dubbi. Del resto, abbiamo apprezzato tutti i contenuti del Tuo intervento alla nostra Assemblea generale e, anche dopo, non sono mancate le occasioni di confronto.

E, poi, oggi è la festività di San Luca Evangelista, compagno dei viaggi missionari di San Paolo, medico e attento ai malati e ai sofferenti. E di “sofferenze�, questa finanziaria ce ne riserva non poche.

Ecco, per questi nostri rapporti non rituali e formali, ma sostanziali e di lavoro, mi consentirai, allora, di dire le cose con estrema franchezza e, forse, anche con un po’ di ruvidezza.

Perché di questa manovra, dei suoi contenuti, noi ribadiamo il giudizio di “bocciatura�.

E questo per due fondamentali ordini di ragioni tra loro connessi: il suo impatto sul sistema delle imprese che rappresentiamo; il suo impatto complessivo sulle prospettive di crescita del Paese. Quanto all’impatto sulle nostre imprese, è presto detto: il “combinato dispostoâ€� degli aumenti dei contributi previdenziali per il lavoro autonomo e per l’apprendistato, la stretta sugli studi di settore, il trasferimento all’INPS del 50% del flusso del TFR maturando e inoptato, i maggiori margini di manovra per il fisco locale, la tassa di soggiorno â€" e mi limito ai titoli principali - si traducono, in concreto, in un “assegnoâ€� da 6-7 miliardi di euro che le imprese dovranno staccare per far fronte ai saldi di finanza pubblica programmati per il prossimo anno.

Il tutto â€" con il che veniamo al secondo ordine di ragioni â€" all’interno di una manovra tanto quantitativamente ambiziosa (quasi 35 miliardi di euro), quanto qualitativamente deludente.

Deludente perchè, a fronte degli oltre 19 miliardi di euro almeno formalmente stanziati per sostenere lo sviluppo, il risultato finale è una crescita del Paese prevista, per il prossimo anno, nell’ordine di un incremento del PIL dell’1,3%.

In rallentamento, dunque, rispetto all’incremento dell’1,6-1,7%, con cui dovrebbe chiudersi l’anno in corso. Non c’è davvero da stare allegri. Perché in questo modo certamente non ripartono i consumi delle famiglie. Perché in questo modo restiamo avvitati all’interno della trappola della crescita lenta, troppo lenta: rispetto alla media europea per non dire delle aree trainanti dell’economia mondiale. Troppo lenta: tanto per rendere meno impervio il risanamento dei conti pubblici, quanto per assicurare al Paese sviluppo ed equità.

Ma, francamente, non c’è di che sorprendersi. Perché questa Finanziaria rinuncia sostanzialmente all’ambizione, enunciata nel DPEF, di incidere strutturalmente sulla spesa pubblica. E sceglie, invece, di far leva su maggiori entrate. Con un incremento complessivo della pressione fiscale, tra quest’anno e il prossimo, dell’1,3%, come è stato confermato dal Governatore Draghi.

Insomma, l’esatto opposto di quel che sarebbe stato necessario per consolidare la “ripresina� e per affrontare, con maggiore slancio, un 2007 segnato dal rallentamento globale del trend di crescita delle economie.

C’e’ la necessità di un simile aumento della pressione fiscale? Io penso, noi pensiamo di no. Visto che l’obiettivo di rientro dall’extra-deficit â€" dal 3,8% al 2,8% - viene già largamente assicurato con 15 miliardi di euro. No, visto che le entrate sono già aumentate di 24 miliardi di euro nei primi sette mesi del 2006, anche per effetto della stabilizzazione su un maggior livello della base imponibile. No, visto che il fabbisogno di cassa dello Stato si è ridotto di circa 25 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2006.

Quanto alla riduzione della spesa pubblica, in questa manovra, di riforme che la perseguano non c’è traccia. Anzi, la riforma più importante â€" la riforma della previdenza â€" è stata rinviata in ossequio al memorandum d’intesa raggiunto con il Sindacato, da cui deriva anche la scelta di colpire una gestione previdenziale con i conti a posto, come quella del commercio.

Ti ricorderai â€" caro Ministro â€" che un po’ di “orticariaâ€� l’avevo ancora quando ci siamo incontrati, a Palazzo Chigi, ad un tavolo, al quale partecipavano, oltre a Te, il Presidente Prodi, il Ministro Padoa-Schioppa e il Sottosegretario Letta.

Un tavolo â€" siamo franchi â€" “riparatoreâ€� di una concertazione che, già allora, appariva un po’ troppo sbilanciata, un po’ troppo ricca di inviti riservati a colazione per pochi “privilegiatiâ€�.

Mi sembrava che, a quel tavolo, ci fossimo intesi. Ma, evidentemente, mi sono sbagliato.

Perché è francamente inaccettabile che si sia proceduto in questo modo: sottraendosi al confronto con larga parte del mondo delle imprese e del lavoro autonomo; legittimando il potere di veto del Sindacato sulla riforma della previdenza e del pubblico impiego; stanziando, tra il 2007 e il 2008, circa 4 miliardi di euro aggiuntivi per il rinnovo del contratto dei dipendenti statali; procedendo ad una “controriforma� del TFR che, tra l’altro, azzera uno strumento fondamentale come il Fondo di garanzia per l’accesso al credito compensativo da parte delle imprese.

Si dirà: ma, per le imprese, c’è la riduzione del cuneo. C’è, è vero. Ma la si è fatta non tenendo conto della necessità di estenderla anche laddove la flessibilità è strutturale, come nelle attività stagionali del turismo o in settori caratterizzati da picchi di attività, come il commercio. La si è fatta, ancora, non tenendo conto di quanto poteva e doveva essere fatto per le piccole imprese attraverso il raddoppio dell’attuale franchigia.

Si dirà: ma qualcosa per il turismo si è fatta. E’ vero. Ma, contemporaneamente, si è reintrodotta la tassa di soggiorno.

Si dirà ancora: ma ci sono le zone franche urbane ed un nuovo credito d’imposta per il Mezzogiorno e i nuovi fondi per lo sviluppo. Ci sono, è vero. Peccato, però, che la fiscalità di vantaggio per il Sud sia ancora tutta da fare e che, tanto il nuovo credito d’imposta quanto i nuovi fondi per lo sviluppo, confermino un’attenzione quasi esclusiva all’apparato manifatturiero e continuino a sottovalutare il formidabile contributo alla crescita che potrebbe venire, attraverso la leva dell’innovazione, dagli incrementi di produttività del sistema dei servizi.

Quanto ai trasporti e alla logistica, segnali positivi sono venuti in direzione della valorizzazione del sistema portuale, ma il mondo dell’autotrasporto attende ancora risposte chiare e conclusive ai gravi e urgenti problemi del settore.

E si dirà, infine: ma avevate detto che sulla lotta all’evasione e all’elusione, siete d’accordo. E’ vero. Lo confermo.

Ma, contemporaneamente, avevamo chiesto studi di settore più selettivi, non più automatici. E, soprattutto, contestualità tra riduzione della spesa pubblica, riduzione delle aliquote ed emersione di base imponibile. Altrimenti, il risultato è quello di un prelievo marginale complessivo (fiscale e contributivo) del 58% sulle persone fisiche titolari di reddito d’impresa, nella fascia tra i 35.000 e i 65.000 euro. Un prelievo marginale che è, comunque, già del 50% intorno ai 20.000 euro.

Ma a chi giova una simile situazione? Non giova ai contribuenti in regola e certo non aiuta a stanare chi evade e chi elude.

A chi giova, ancora, sanzionare con la chiusura dell’esercizio la mancata emissione di un solo scontrino o rendere obbligatorio, a partire dal 2007, il passaggio alla trasmissione telematica dell’elenco dei corrispettivi?

Concludo.

Con il Governo â€" caro Ministro â€" abbiamo sempre cercato confronto e dialogo. Francamente, se oggi dovessimo trarre un bilancio, non potrei dire che siamo stati ripagati con buona moneta. Né sul paino del metodo, né sul piano del merito.

Di fronte a Te, ci sono oggi i dirigenti di tutte le nostre Organizzazioni territoriali e di categoria, i rappresentanti di un mondo di 800.000 imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti.

Nessuno meglio di loro conosce la fatica di fare ogni giorno impresa confrontandosi direttamente con il mercato.

Nessuno meglio di loro conosce il disagio e la protesta che oggi viene dal mondo delle imprese.

Per questo, abbiamo dichiarato la mobilitazione della nostra Organizzazione. Per questo, il prossimo 30 ottobre, si svolgerà un’assise unitaria degli Organi direttivi delle Confederazioni del mondo del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti. Per questo, ci accingiamo a convocare l’Assemblea straordinaria della Confederazione.

Perché non chiediamo privilegi, ma semplicemente di poter fare il nostro lavoro e la nostra parte.

Speriamo che questo messaggio sia capito: da Te, Ministro, ne siamo certi; e poi, speriamo, dal Governo nel suo complesso; dalle forze di maggioranza riformatrici e moderate; dalle forze di opposizione.

Perché questa finanziaria può e deve essere cambiata.

 

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca