Convegno TTG Travel Experience "2024 anno delle radici italiane"

Convegno TTG Travel Experience "2024 anno delle radici italiane"

Permettetemi di introdurre questo mio intervento con una riflessione più generale sul tempo in cui viviamo.

Siamo immersi dentro la cosiddetta permacrisi, uno stato di “crisi permanente” che vede rincorrersi emergenza su emergenza.

A questo contesto, da sabato scorso si è aggiunta la più che drammatica crisi in corso in Israele, ultima tappa di uno scontro lunghissimo, ma di portata inedita nelle modalità atroci e nella violenza terroristica.

Di fronte a tutto questo non possiamo che rimanere sgomenti.

Rimane tuttavia, ancora una volta, la ferma convinzione del bisogno di pace per una terra tanto martoriata. Il mondo ha bisogno di pace.

Anche perché, insieme alla permacrisi, viviamo un altro fenomeno nuovo.

C’è chi l’ha chiamata de-globalizzazione, chi l’ha chiamata ri-globalizzazione, chi nuova globalizzazione.

Di sicuro, la dico così, siamo all’alba di una nuova geografia mondiale della politica e dei mercati, dove globale e locale si incrociano e si ricompongono in maniera inedita.

E questo vale anche per il settore turistico.

E dovete sapere che quando per la prima volta ho sentito la definizione “turismo delle radici”, mi è tornata in mente una bellissima frase del Dalai Lama, che dice più o meno così: “Dona a chi ami ali per volare, radici per tornare e motivi per rimanere.”

Ecco, gli italiani “con le ali”, quelli che sono emigrati e che si sono stabiliti all’estero, nel tempo sono stati tanti, tantissimi.

Il nostro Paese - un Paese relativamente piccolo con un territorio di 300.000 chilometri quadrati e una popolazione di neanche 60 milioni di abitanti – conta nel mondo un numero tra i 60 e gli 80 milioni di persone discendenti da italiani.

Oltre - va specificato - ai 5 milioni di cittadini italiani che attualmente vivono all’estero.

Piero Bassetti, Presidente dell’Associazione Globus et Locus, li chiama “italici”.

In questa definizione di italici si comprende non solo quelli che discendono da italiani di origine, ma anche chi con l’Italia sente un’affinità particolare, in virtù di legami acquisiti di parentela, di studio o di connessioni lavorative.

Bassetti parla addirittura di 260 milioni di italici nel mondo, intesi in questa accezione allargata.

Sono numeri impressionanti, che rivelano tutto un mercato di persone che ambiscono a consumare prodotti e servizi italiani e che hanno voglia di visitare l’Italia.

I numeri spiegano dunque da soli l’importanza strategica di indirizzare politiche dedicate di attrattività turistica su questo target di mercato.

Come Confcommercio abbiamo stimato che, ben attivando il “turismo italiano delle radici”, l’impatto sull’indotto turistico del nostro Paese sarebbe di circa 8 miliardi di euro, in più, all’anno.

Il 2024, l’Anno delle Radici italiane promosso dal Ministero degli Affari Esteri, è l’occasione perfetta per lavorare su questo mercato. Tanto più che esiste nell’ambito del PNRR un importante progetto in merito, che prevede risorse e iniziative.

Tuttavia, nonostante questo, moltissimi operatori economici dei nostri settori non conoscono e non hanno mai preso in considerazione l’esistenza di queste opportunità.

Ed è un vero peccato.

Anche perché proprio il turismo delle radici potrebbe incoraggiare la nostra offerta turistica ad evolvere in direzioni nuove.

Pensiamo ad esempio al tema della differenziazione e della destagionalizzazione di cui si parla da tanto tempo.

In Italia, infatti, storicamente, i flussi turistici tendono ad essere concentrati in alcuni periodi dell’anno e su alcune mete particolarmente note.

Il turismo delle radici invece potrebbe contribuire a rilanciare periodi dell’anno meno scontati e i borghi meno conosciuti, terra d’origine di tanti italiani emigrati all’estero.

A questo punto aggiungo una riflessione ulteriore.

Il turismo delle radici, avendo delle motivazioni molto personali, quasi sentimentali, è un turismo di base più rispettoso, più qualitativo rispetto al mercato di massa. Si tratta quindi di un turismo più sostenibile per il nostro territorio.

Ecco perché come Confturismo Confcommercio ci è sembrato tanto importante dedicare un’attenzione forte al tema del turismo delle radici.

Voglio essere chiaro: il nostro tentativo non è certamente quello di sostituirci a chi, da anni e autorevolmente, compie approfondimenti in questo campo sotto ogni profilo, da quello economico a quello demografico, sociologico, storico.

Abbiamo cercato invece di tradurre i dati e le informazioni disponibili in un modo facilmente fruibile per i nostri operatori, in primis quelli del turismo riuniti a Rimini in questo importantissimo evento fieristico.

Credo che dalla stessa giornata di oggi emergeranno molti spunti interessanti.

In generale, penso che sia importante uscire da qui con la consapevolezza di quanto l’Italia sia “attesa” da chi – passaporto o non passaporto – si sente Italiano nell’anima, con radici che lo riportano nel nostro Paese.

A noi, per riprendere la frase con cui ho iniziato, (ali per volare, radici per rimanere, motivi per ritornare), spetta dunque il compito di costruire insieme e consolidare i motivi perché questa grande popolazione di italici possa ritornare a visitare l’Italia.

E magari, trovandosi bene, lo faccia più spesso possibile.

Lascio ora la parola alle e agli autorevoli ospiti e vi auguro un buon proseguimento.

Grazie a tutti.

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