È in vigore, dal 1° gennaio 2024, il decreto legislativo che attua il modulo di riforma dell’IRPEF.
Si tratta di un primo passo verso l’attuazione delle disposizioni contenute nella Legge Delega al Governo per la riforma fiscale e finalizzate a realizzare la revisione delle imposte sui redditi secondo i seguenti principi e criteri direttivi:
- garantire il rispetto del principio di progressività, nella prospettiva del cambiamento del sistema fiscale verso un’unica aliquota d’imposta (più nota come"flat tax");
- conseguire il graduale perseguimento dell’equità orizzontale prevedendo, nell’ambito dell’IRPEF, la progressiva applicazione della stessa “no tax area” per tutte le tipologie di reddito, privilegiando tale equiparazione, in primo luogo, tra i redditi di lavoro dipendente ed i redditi da pensione.
La Legge di Bilancio del 2025 ha confermato alcune misure della riforma strutturale.
Alla luce dei citati principi, il decreto legislativo, per il solo anno 2024:
- riduce, da 4 a 3, il numero delle aliquote d’imposta e degli scaglioni di reddito;
- innalza la detrazione prevista per i titolari di redditi da lavoro dipendente.
Nella nuova legge di bilancio la riforma stabilizza sia il passaggio da 4 a 3 delle aliquote IRPEF (23%; 35%; 43%), già previsto per l’anno 2024 dal primo decreto attuativo di riforma dell’IRPEF, sia l’innalzamento della soglia di no tax area prevista per i redditi di lavoro dipendente che, così, viene equiparata a quella vigente in favore dei pensionati (8.500 euro), innalzamento anch’esso già introdotto per l’anno 2024.
La curva dell'IRPEF
Dal 2025 la riforma IRPEF diventa strutturale, con il passaggio definitivo da quattro a tre aliquote:
L’IRPEF a partire dal 1° gennaio 2024 | |||
Redditi | Aliquota | Imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni | |
Per i redditi fino a 28.000 euro | 23% | 23% sull'intero importo | |
Per i redditi da 28.000 euro fino a 50.000 euro | 35% | 6.440 euro + 35% sul reddito che supera i 28mila euro fino a 50mila euro | |
Per i redditi oltre 50.000 euro | 43% | 14.140 euro + 43% sul reddito che supera i 50mila euro |
Stessa curva del 2024. Mentre fino alla fine del 2023 era ripartita così:
L’IRPEF fino al 31 dicembre 2023 | |
Redditi | Aliquota |
Per i redditi fino a 15.000 euro | 23% |
Per i redditi da 15.000 euro fino a 28.000 euro | 25% |
Per i redditi da 28.000 euro fino a 50.000 euro | 35% |
Per i redditi oltre 50.000 euro | 43% |
Acconto Irpef 2025, chiarimenti dal MEF
Con un comunicato stampa diffuso il 25 marzo 2025, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha fornito chiarimenti in merito al calcolo dell’acconto Irpef 2025, alla luce delle novità introdotte dall’articolo 1, comma 4, del Dlgs n. 216/2023. Il MEF ha precisato che le aliquote 2023 devono essere applicate solo se risulta superiore a 51,65 euro la differenza tra l'imposta relativa al 2024 e le detrazioni, i crediti d'imposta e le ritenute d'acconto, il tutto calcolato secondo la normativa in vigore per il periodo d'imposta 2024.
Il Ministero ha poi concluso la nota annunciando anche l'arrivo di un intervento normativo per consentire l’applicazione delle nuove aliquote del 2025 per la determinazione dell’acconto. "L’intervento sarà realizzato in tempo utile per evitare ai contribuenti aggravi in termini di dichiarazione e di versamento".
Detrazioni per i redditi da lavoro dipendente
Inoltre, sempre per il solo 2024, viene incrementata da 1.880 euro a 1.955 euro, la detrazione prevista per i titolari di redditi di lavoro dipendente fino a 15mila euro. Si eleva, di conseguenza, da 8.174 euro a 8.500 euro, la soglia di "no tax area" prevista, che viene così equiparata a quella già vigente in favore dei pensionati. A fronte della modifica degli scaglioni e delle corrispondenti aliquote non è però seguita una speculare revisione delle altre detrazioni da lavoro. Tale circostanza potrebbe quindi determinare degli effetti distorsivi sul prelievo fiscale. "Auspichiamo - ha aggiunto De Luca - che con l’integrale attuazione della riforma fiscale anche questo provvisorio effetto distorsivo venga rimosso definitivamente".
Revisione della disciplina delle detrazioni per oneri
Per i contribuenti titolari di un reddito complessivo superiore a 50mila euro, viene rivista anche la disciplina delle detrazioni oneri. In particolare, si stabilisce la diminuzione della detrazione, spettante per l’anno 2024, per un importo pari a 260 euro, con riferimento ai seguenti oneri:
- spese per le quali è prevista la detraibilità nella misura del 19%, ad eccezione delle spese sanitarie;
- erogazioni liberali in favore dei partiti politici;
- premi di assicurazione per rischi da eventi calamitosi.
Nuove assunzioni, maggiorazione del costo ammesso in deduzione
Per il 2024, viene introdotta una maggiorazione del costo del lavoro, ammesso in deduzione ai fini IRPEF ed IRES, riguardante i nuovi assunti. I beneficiari di tale agevolazione sono:
- i titolari di reddito di impresa;
- le imprese individuali, comprese le imprese familiari;
- le società di persone e le società ad esse equiparate;
- gli esercenti arti e professioni che svolgono attività di lavoro autonomo.
In pratica, viene prevista una maggiorazione del 20% del costo riferibile all’incremento occupazionale, nel caso di nuove assunzioni di personale con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La maggiorazione viene incrementata al 30% nel caso in cui venissero assunte particolari categorie di dipendenti, che si ritiene necessitino di maggiore tutela, come ad esempio, le persone con disabilità, le donne con almeno due figli di età minore di 18 anni, i giovani ammessi agli incentivi all’occupazione giovanile decaduti dal beneficio del reddito di cittadinanza.
L’abrogazione dell’ACE
A decorrere dal periodo d’imposta 2024, viene abrogata l’agevolazione fiscale ACE ("Aiuto alla Crescita Economica"), che era stata reintrodotta con la Legge di Bilancio 2020. Nonostante venga meno un importante strumento agevolativo a favore delle imprese, l’abrogazione dell’ACE si è resa necessaria, per finanziare il primo modulo di riforma dell’IRPEF, soprattutto in un contesto in cui le risorse finanziarie risultano ridotte a causa dell’attuale situazione economica del nostro Paese.