I fenomeni illegali (contraffazione, abusivismo, pirateria, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio, corruzione) alterano la concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti. Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico-sociale, fanno chiudere le imprese oneste, fanno perdere posti di lavoro, non tutelano i consumatori, riducono la sicurezza pubblica e naturalmente alimentano la criminalità organizzata.
Il perdurare della pandemia e gli effetti delle restrizioni su imprese ed economia hanno determinato la necessità di concentrare l'attenzione su fenomeni criminali, quali l'usura, e sui tentativi di infiltrazione della criminalità nel tessuto economico.
Fin dall’avvio dell’emergenza sanitaria, poi, il credito ha assunto un ruolo cruciale per assicurare la necessaria liquidità alle imprese, private delle loro entrate, o comunque investite da shock imponenti sulla loro attività economica. Il bisogno di liquidità e il rischio usura sono diventati, quindi, oggetto di indagine mirate.
Su questo tema sono state affidate da Confcommercio a istituti di ricerca qualificati, come ad esempio l'Istituto Format Research, periodiche indagini campionarie nazionali, rivolte alle imprese rappresentate, e finalizzate a far emergere quelle situazioni "grigie" che difficilmente vengono esplicitate chiaramente, nonché le condizioni che determinano l’esposizione al rischio usura, nel quale la liquidità è il discrimine tra mantenere l'attività delle imprese o chiuderla.
Sono, infatti, le imprese che non hanno ricevuto pieno soddisfacimento della propria richiesta di credito quelle sulle quali è stata calcolata, dall’Ufficio Studi, la platea di attività "potenzialmente" esposte a rischio usura.
Indice
- Indagine sul rischio usura per le imprese italiane
- La percezione degli imprenditori sui fenomeni illegali
- L'atteggiamento degli imprenditori: denunciare o meno i fenomeni illegali?
- I costi dell'illegalità per le imprese
- Trade talk su rischio usura e fenomeni illegali nelle imprese del terziario
- Come prevenire il fenomeno usura
- Le proposte contro i fenomeni illegali dell'Ambulatorio Antiusura
Indagine sul rischio usura per le imprese italiane
In occasione dell'undicesima edizione della Giornata nazionale di Confcommercio "Legalità, ci piace", la Confederazione ha svolto un'indagine sul rischio usura e sui fenomeni illegali. Secondo i dati nel 2023 l’illegalità è costata alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 38,6 miliardi di euro e ha messo a rischio 268mila posti di lavoro regolari. A pesare è soprattutto l'abusivismo commerciale, che costa 10,4 miliardi di euro, e quello nella ristorazione che pesa per 7,5 miliardi, segue la contraffazione per 4,8 miliardi e il taccheggio per 5,2 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) sono invece pari a 6,9 miliardi, mentre quelli per la cyber criminalità ammontano a 3,8 miliardi.
La percezione degli imprenditori sui fenomeni illegali
Criminalità e percezione del fenomeno influenzano i comportamenti d’investimento da parte degli imprenditori e contribuiscono, quindi, a comprimere la crescita di lungo termine dell’economia.
L'analisi evidenzia un peggioramento della percezione dei livelli di sicurezza tra le imprese del terziario di mercato. L'usura si conferma il fenomeno criminale percepito in maggior aumento tra gli imprenditori del terziario di mercato (per il 24,4%), seguito da furti (23,5%), aggressioni e violenze (21,3%), atti di vandalismo (21,1%). Più di un imprenditore su tre teme di essere esposto a fenomeni criminali, soprattutto i furti che preoccupano di più in termini di sicurezza personale (per il 30,4%). Il 22,2% degli imprenditori teme il rischio di esposizione a usura e racket, in particolare nelle regioni del Sud Italia (25,6%). Su questo punto il 62,1% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, mentre il 27,1% dichiara che non saprebbe cosa fare.
L'atteggiamento degli imprenditori: denunciare o meno i fenomeni illegali?
Di fronte all’usura e al racket il 58,4% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe denunciare, il 33,6% dichiara che non saprebbe cosa fare, il 6,4% pensa di non poter fare nulla. Il dato è più marcato al Sud dove si rileva una sorta di polarizzazione dei comportamenti, con accentuazioni maggiori sia di imprenditori che sporgerebbero denuncia (66,7%) che di quelli che, al contrario, "non saprebbero cosa fare" (41%) o che pensano che "non ci sarebbe nulla da fare" (9,1%).
Una dicotomia determinata probabilmente dalla maggiore esposizione ai fenomeni criminali al Sud rispetto al Nord. Una minore propensione a denunciare si registra nelle città di medie e grandi dimensioni (intorno al 52% gli imprenditori che indicano la denuncia).
Nei centri abitati con meno di 10mila abitanti, invece, è più accentuata l’incapacità di reagire rispetto a questi fenomeni (il 42,1% degli imprenditori dichiara che non saprebbe cosa fare).
I costi dell'illegalità per le imprese
Inoltre, elaborazioni e stime dell'Ufficio Studi Confcommercio, su dati di varie fonti, registrano ad elevato rischio usura e altri eventi criminali siano circa 30mila imprese del commercio e dei pubblici esercizi. Senza contare i costi dell'illegalità alle imprese. Basti pensare che la perdita annua del fatturato è pari al 6,3% e in termini di valore aggiunto a 4,7 miliardi di euro, a cui si aggiungono 195mila posti di lavoro regolari a rischio.
Entrando nel dettaglio, l'abusivismo commerciale costa 8,7 miliardi di euro, l'abusivismo nella ristorazione pesa per 4,8 miliardi, la contraffazione per 4,1 miliardi, il taccheggio per 4,3 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 2,8 miliardi.
Trade talk su rischio usura e fenomeni illegali nelle imprese del terziario
In occasione della Giornata di Confcommercio "Legalità, ci piace" è stato realizzato un Trade Talk riguardo al rischio usura e fenomeni illegali. Il video spiega come nel 2021 l'usura sia stata il reato più diffuso tra le imprese del terziario di mercato.
Il 27% degli imprenditori ritiene, infatti, che non solo il fenomeno sia cresciuto rispetto allo scorso anno, ma che sia aumentato anche il rischio usura tra le imprese del commercio, della ristorazione e della ricettività. Il Mezzogiorno, le grandi città e il comparto del commercio non alimentare, in particolare, risultano le aree più colpite.
Per Confcommercio, oltre alla collaborazione con le Istituzioni, le Forze dell’Ordine e le amministrazioni locali per contrastare questi fenomeni, è necessario fare di più, come rivolgersi alle associazioni antiracket e antiusura.
Come prevenire il fenomeno usura
In questo contesto, strumenti strutturali già esistenti, quali i Confidi, possono essere utili a prevenire il fenomeno del ricorso all’usura nell’ambito dei sistemi imprenditoriali locali.
È necessario, pertanto, rilanciare l’operatività dei Confidi a favore delle imprese a rischio usura (all’art. 15 della legge 7 marzo 1996, n. 108), attraverso un generale potenziamento e la revisione degli schemi di funzionamento. In particolare gli interventi dovrebbero essere volti a semplificarne l’utilizzo e ad ampliarne l’accesso.
La stessa legge 108/96 regola l’accesso al fondo previsto dall’ articolo 14, gestito dal Comitato di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura, istituto presso Ministero dell’Interno. In relazione alla piena funzionalità di tale Fondo, attraverso il quale le vittime di usura possono ottenere un mutuo commisurato agli interessi usurari e ai danni derivanti dagli stessi, senza interessi, da restituire in 10 anni, sono allo studio alcune ipotesi di modifica finalizzate a superare alcune criticità evidenziate nelle ultime relazioni annuali del Comitato.
Fra tali considerazioni vi è quella relativa alla valutazione di "quanto sia utile all’azienda 'vittima di usura' l’erogazione di un mutuo ai fini del reinserimento nell’economia legale” dato che in molti casi il mutuo va “ad aggiungersi alla cospicua mole di debiti che l’azienda già ha, rendendo così difficile sia la ripresa economica, sia la restituzione rateale dell’importo al Fondo". Il monitoraggio sull’andamento del Fondo ha evidenziato, infatti, che oltre l’80% degli importi non viene restituito.
Infine, relativamente alla necessità di supportare il delicato e sofferto percorso di denuncia da parte delle vittime di racket e usura, sono da considerare positivamente, e pertanto da incentivare, i progetti di partenariato fra associazioni antiracket ed antiusura riconosciute (attraverso l’iscrizione agli appositi albi prefettizi) e le associazioni di categoria. Partenariati che ottimizzano le sinergie fra l’esperienza e la professionalità delle associazioni antiracket ed antiusura e la capillarità e la vicinanza al sistema imprenditoriale delle organizzazioni datoriali, da sempre punto di riferimento e di ascolto degli imprenditori. Esempi in tal senso sono già stati sperimentati grazie ai finanziamenti del Pon legalità 2014 – 2021*.
Le proposte contro i fenomeni illegali dell'Ambulatorio Antiusura
L'Ambulatorio Antiusura è una Onlus attiva dal 1996, che opera offrendo servizi di assistenza economica e psicologica alle vittime di usura e fenomeni illegali. L'associazione sostiene le vittime di estorsioni, usura e criminalità organizzata anche attraverso consulenze legali e finanziarie, possibili grazie all'erogazione dei Fondi di prevenzione, regionali e ministeriali.
Le vittime di usura che decidono di rivolgersi all'Ambulatorio sono accompagnate nel complesso percorso di reinserimento nell'economia legale, sin dal momento della denuncia del crimine. Occorre monitorare, prevenire ma soprattutto scongiurare il rischio dell'aumento della criminalità organizzata con assistenza costante, creando un percorso di accesso al credito alternativo a quello criminale.
A tal proposito l'Ambulatorio Antiusura ha avanzato una serie di proposte e ipotesi di lavoro che esponiamo di seguito.
- Rivedere la legge 108/96, la legge che disciplina la materia dell’usura. A 25 anni dalla sua entrata in vigore, è arrivato il momento di alcune rivisitazioni come aprire alle famiglie il fondo per le vittime che denunciano, istituendo un fondo di solidarietà anche per chi non è imprenditore, con regole precise e adeguate alle caratteristiche del caso. Alcune normative regionali già lo fanno, si pensi alla legge 14/2015 della Regione Lazio.
- Coinvolgere gli istituti di credito nelle attività di prevenzione ed educazione finanziaria. Troppo spesso il mondo bancario rimane spettatore di fenomeni nei quali ha, in realtà, ruoli e responsabilità. L’accesso al credito rimane uno dei temi che accompagna le storie di usura e sovraindebitamento. Bisogna prevedere l'obbligo di informazione agli istituti di credito, coinvolgendoli nella comunicazione sull’esistenza dei fondi di prevenzione previsti dall’art. 15 della legge 108/96.
- Aumentare il minino della pena editale per il reato di usura. L’art. 644 del codice penale prevede un minimo di due anni ed un massimo di dieci, salvo l’applicazione di aggravanti. La pena prevista va adeguata al reale disvalore sociale della condotta del criminale e va portata allo stesso paradigma di un reato per molti versi simile, quello di estorsione ex art. 629 del codice penale da 5 a 10 anni.
- Aumentare i centri di ascolto e di aiuto per commercianti e imprenditori in difficoltà;
- Costituire nuclei specializzati nelle Forze dell’Ordine. L’usura è forse il reato più difficile da dimostrare; dopo la denuncia inizia un percorso volto a recuperare elementi probatori a supporto e riscontro della storia di usura denunciata. Dalle indagini dipende l’esito del processo, indagini accurate consentono di accertare in modo oggettivo la natura usuraria di un rapporto, accelerano i processi perché inducono gli imputati a scegliere riti alternativi al dibattimento. Per far questo occorrono forze dell’ordine con specifica preparazione per supportare al meglio le vittime dei reati di usura ed estorsione.
- Istituire un registro delle cessioni di aziende nel periodo Covid. Occorre monitorare una ad una con più attenzione del solito le cessioni di quote o di aziende che avvengono in questo periodo. Il registro è necessario per verificare le cessioni e per capire: chi compra, le condizioni alle quali avviene l’acquisto di azienda, da dove vengono i soldi di chi compra, il monitoraggio dei flussi economici degli acquisti.
* Il Programma Operativo Nazionale Legalità è un piano di investimento settennale gestito dal Ministero dell’Interno, nell’ambito delle politiche di coesione. Con una dotazione finanziaria di oltre 692 milioni di euro, opera nelle Regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) per rafforzare le condizioni di legalità, incentivare la coesione sociale e favorire lo sviluppo economico; in tutta Italia per il miglioramento del sistema di accoglienza migranti. Tre le priorità su cui si concentra: rafforzare la PA nel contrasto alla criminalità e alla corruzione; migliorare le condizioni di sicurezza delle aree produttive e di interesse culturale; favorire l’inclusione sociale e l’economia social. L’Asse 4 del programma nell’ambito della diffusione della legalità prevede interventi in favore di imprenditori colpiti da racket ed usura.